Nel corso del 2022 le cartelle cliniche dell’Archivio dell’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG) di Reggio Emilia sono state depositate presso l’AUSL di Reggio Emilia, a seguito di apposita convenzione con l’Archivio di Stato di Reggio Emilia e in accordo con l’Amministrazione Penitenziaria che fino ad allora le aveva conservate presso l’Istituto Penitenziario reggiano. Le cartelle cliniche, che si riferiscono ai pazienti dimessi fra il 1927 e il 2008, sono state depositate presso la Biblioteca scientifica “Carlo Livi”, che già custodisce l’Archivio dell’ex Ospedale psichiatrico “San Lazzaro” di Reggio Emilia e che è diventata così un polo di ricerca di assoluto valore a livello nazionale per la storia delle istituzioni psichiatriche italiane.

Come è noto, i manicomi criminali (chiamati nel tempo manicomi giudiziari e, infine, ospedali psichiatrici giudiziari) sono una istituzione creata nella seconda metà dell’Ottocento all’interno del sistema penale italiano. Dal 1876, quando aprì il primo manicomio criminale ad Aversa, e fino al 1904 queste strutture ospitarono, in assenza di una legislazione specifica, due tipologie di pazienti: gli autori di reato prosciolti per vizio di mente (i cosiddetti “folli rei”) e i detenuti che avevano presentato segni di malattia mentale in carcere (i “rei folli”) (D’Auria 2018, Gibson 2014, Grassi, Bombardieri 2016, Paolella 2011, Villa 1980). I manicomi criminali nacquero quindi nel contesto ideologico dell’antropologia criminale e del positivismo di tipo lombrosiano e avevano la funzione di accogliere i folli autori di reato ma anche persone pericolose la cui psicopatologia era più dubbia (pensiamo ai cosiddetti “folli morali” o ai “criminali nati”); in realtà finirono ben presto per trasformarsi in valvole di sfogo del sistema penale, ovvero in luoghi dove le prigioni scaricavano i detenuti più indisciplinati, i cui comportamenti rendevano problematica la permanenza in carcere.

A Reggio Emilia, in vicolo dei Servi in pieno centro cittadino (Cremona 1934), nel 1896 venne aperto un manicomio criminale: era la terza struttura simile in Italia [1], dopo Aversa e Montelupo Fiorentino (Bombardieri, Grassi, Paolella 2022), destinata ad ospitare esclusivamente internati di sesso maschile. La struttura, come le altre, afferiva alla Direzione dell’amministrazione penitenziaria ed era pienamente integrata nel sistema carcerario italiano.

La Legge n. 36 del 1904, la prima dell’Italia unitaria dedicata ai manicomi [2], stabilì poi che solo i detenuti con sopraggiunta infermità psichica dovessero essere ospitati nei manicomi criminali mentre i “folli rei”, prosciolti per vizio di mente, posti a carico delle Province di fatto dovevano essere ricoverati presso i manicomi civili. Nel “San Lazzaro” di Reggio Emilia per questo scopo venne scelto un padiglione, ribattezzato Padiglione Lombroso in onore del famoso criminologo piemontese. Il Codice penale del 1930 (il cosiddetto Codice Rocco) [3] restituì la competenza sulle persone prosciolte per vizio di mente all’amministrazione penitenziaria (e al Ministero di Giustizia che dal 1922 aveva ereditato la gestione delle carceri dal Ministero dell’Interno); di conseguenza per loro si riaprirono le porte dei manicomi criminali.

All’inizio degli anni ’90 del secolo scorso il manicomio giudiziario, diventato nel frattempo OPG, si trasferì in una nuova sede carceraria, fuori dal centro città, in via Settembrini. Nei primi anni del nuovo secolo è stata la volta, in successione, di importanti cambiamenti legislativi fino al completo superamento degli OPG: nel 2008 un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ha spostato l’assistenza sanitaria nelle carceri dal Ministero di Giustizia a quello della Salute e di conseguenza alle aziende sanitarie del territorio [4]; la Legge n. 9 del 2012 [5] ha decretato la chiusura dei sei OPG italiani; la Legge n. 81 del 2014, dopo un paio di rinvii, vietò ulteriori ritardi applicativi. Dall’aprile del 2015 nessun paziente sarebbe più entrato negli OPG italiani e nel 2017 anche l’ultimo di quelli ricoverati in precedenza è stato dimesso.

Storia archivistica

Non esistono fonti precise riguardanti la documentazione dell’OPG di Reggio Emilia, soprattutto per il periodo più antico. Al momento del trasferimento presso l’archivio del “San Lazzaro” la documentazione si trovava in un locale seminterrato nel primo corpo di fabbrica del carcere di Reggio Emilia, in apparente buono stato di ordinamento, ma in cattive condizioni ambientali (soprattutto per l’umidità presente nel locale). Non sono state individuate le cartelle antecedenti al 1927 e la documentazione amministrativa. Oltre alle cartelle cliniche versate, sono conservati presso la casa circondariale di Reggio Emilia i registri relativi agli ingressi (“di matricola”): solamente in alcuni anni è prassi indicare sul registro di matricola eventuali ricoveri successivi. Non risultano altri strumenti di corredo.

La documentazione versata consiste in cartelle cliniche, ordinate per data di dimissione, a partire dal 1927 fino al 2008, per complessivi 244 metri lineari. Le cartelle sono ordinate per anno di dimissione e, all’interno dell’annata, in ordine alfabetico. È evidente che ci sia stato, in epoca non ancora precisata, un intervento di riordino delle cartelle, anche con la sostituzione delle carpette su cui sono stati copiati alcuni dati essenziali. Le cartelle più vecchie presentano il solo foglio di matricola (in cartoncino, di colore azzurro o più raramente rosa), alcuni fogli di cartella, piegati a metà forse in fase di riordino, simili a quelli in uso al “San Lazzaro” nello stesso periodo (poco compilati) e fotografie. A partire dai pazienti entrati nel 1928 fu utilizzato un nuovo modello di cartella clinica, che riposta sull’ultima pagina la dicitura «Tipografia delle Mantellate 1927»: si tratta verosimilmente di un modello unico ministeriale. Il modello venne parzialmente modificato a seguito del Codice Rocco (1930), con la tripartizione della sezione bassa della prima pagina (prosciolto, condannato, in attesa di giudizio). In questa tipologia, la prima pagina prevede i campi anagrafici e la posizione penale, mentre sulla seconda è previsto uno spazio per le fotografie (quasi sempre presenti fino agli anni ‘40, di fronte e di profilo come previsto dai regolamenti carcerari). Durante la Seconda guerra mondiale, evidentemente per carenza di materiali, fu utilizzato talvolta un fascicolo quasi identico (cambiavano solo le dimensioni), ma intestato al manicomio criminale di Montelupo Fiorentino; vennero anche realizzati internamente fascicoli con fogli di protocollo, su cui erano copiati i campi previsti dalle cartelle ministeriali.

I materiali contenuti nelle cartelle sono quelli tipici delle cartelle manicomiali: tabella nosografica, diari clinici, corrispondenza fra direzione medica e altre istituzioni (altri manicomi, carceri ecc.), richieste di informazioni rivolte alle autorità del luogo di provenienza dell’internato (parroci, medici, carabinieri, sindaci). D’altra parte, non può che emergere una particolare frequenza di relazioni epistolari fra il manicomio criminale e le autorità giudiziarie e penali, centrali e periferiche, per l’invio, la custodia e l’eventuale liberazione degli internati. Spicca inoltre il numero delle perizie psichiatriche conservate nelle cartelle, visto che tanti internati erano condotti in OPG appunto perché fosse valutata, nell’ambito di un procedimento penale, la loro capacità di intendere e di volere. Lo stato di conservazione dei materiali è buono; le cartelle riferibili al periodo 1927-1952 (circa 3.100 unità) sono ospitate presso la Biblioteca scientifica “Carlo Livi”, nei locali dove è conservato anche l’Archivio dell’ex Ospedale psichiatrico “San Lazzaro”, presso il padiglione Morel, mentre quelle relative agli anni 1953-2008 si trovano presso altri locali del complesso dell’ex Ospedale psichiatrico “San Lazzaro”.

Valorizzazione

Per valorizzare il nuovo archivio sono state messe in cantiere una serie di iniziative di ricerca e di divulgazione. Già da tempo sono disponibili sul canale YouTube della Biblioteca scientifica “Carlo Livi” (https://youtube.com/@bibliotecalivi) diversi video che si occupano della storia degli OPG italiani, di quello reggiano in particolare, nonché di storie legate alle singole cartelle cliniche. Di recente, nell’ambito dell’edizione 2023 di Quante Storie nella Storia – Settimana della didattica in archivio si è svolto a Reggio Emilia un seminario dedicato alla ricostruzione della figura di Giuseppe Fenati, un internato che, nel 1928, uccise un medico dell’OPG, Angelo Cavazzoni. Sempre come ricostruzione di storie di vita di internati in OPG, possiamo segnalare anche quella appena pubblicata sulla rivista «Clionet» e dedicata al caso del bandito che fece parte della celebre banda di Sante Pollastro (Paolella 2023).

Un ulteriore indirizzo di ricerca è rappresentato senza dubbio da un incrocio con le cartelle cliniche conservate nell’archivio dell’altro manicomio reggiano, quello civile di “San Lazzaro”, con il quale, fra l’altro, nel corso del Novecento l’OPG ha avuto notevoli rapporti di collaborazione e di “scambio” di internati. Partendo ad esempio da un confronto dalle cartelle cliniche di soggetti che hanno subito ricoveri nelle due strutture, sarà possibile far emergere le differenze nella scrittura clinica, così come nella gestione quotidiana degli internati. Dalla disamina del database appena citato sono inoltre emersi alcuni possibili temi di ricerca, sia legati a particolari diagnosi sia a particolari reati (violenze politiche, vilipendio alle autorità, ecc.), seguendo l’evoluzione fra epoca fascista e secondo dopoguerra. D’altra parte, la nostra principale ambizione rimane quella di arrivare a una storia complessiva del manicomio criminale reggiano, nonché dei modi in cui esso sia stato oggetto dell’interesse (e, soprattutto, del disinteresse) della psichiatria italiana, delle istituzioni politiche, degli amministratori locali, della stampa e del mondo intellettuale. Il nostro gruppo di lavoro conta anche sulla collaborazione di altre istituzioni culturali, anzitutto reggiane, fra cui l’Archivio di Stato di Reggio Emilia e ISTORECO – Istituto storico della Resistenza.

Bibliografia

  • Bombardieri, Grassi, Paolella 2022
    Chiara Bombardieri, Gaddomaria Grassi, Francesco Paolella, L’OPG di Reggio Emilia 1896-2015: storia di un’istituzione, in «Rivista Sperimentale di Freniatria», 146 (3) (2022), pp. 159-180.
  • Cremona 1934
    Giulio Cremona I nostri stabilimenti. Il manicomio giudiziario di Reggio Emilia, in «Rivista diritto penitenziario», 5 (1) (1934), pp. 207-235.
  • D’Auria 2018
    Stefano D’Auria, L’evoluzione dell’istituzione manicomiale giudiziaria in Italia fra paradigmi psichiatrici e giuspenalistici. Luci ed ombre all’esito dell’importante riforma del 2012, in «Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza», 2 (2018), pp. 12-26.
  • Gibson 2014
    Mary Gibson, Forensic psychiatry and the birth of the criminal insane asylum in modern Italy, in «International Journal of Law and Psychiatry», 1 (2014), pp. 117-126.
  • Grassi, Bombardieri 2016
    Il policlinico della delinquenza: storia degli ospedali psichiatrici giudiziari italiani, a cura di Gaddomaria Grassi, Chiara Bombardieri, Milano, Franco Angeli, 2016.
  • Paolella 2011
    Francesco Paolella, Alle origini dei manicomi criminali, in «Rivista Sperimentale di Freniatria», 1 (2011), pp. 43-52.
  • Paolella 2023
    Francesco Paolella, Fra il bandito e il campione. Storia di Attilio Carrega, in «Clionet. Per un senso del tempo e dei luoghi», 7 (2023) [ultima consultazione il 16 luglio 2023].
  • Villa 1980
    Renzo Villa, “Pazzi e criminali”: strutture istituzionali e pratica psichiatrica nei manicomi criminali italiani (1876-1915), in «Movimento operaio e socialista», 3 (1980), pp. 369-393.

Risorse


Note

1. Regio decreto 1° febbraio 1891, n. 260. [Approvazione del] regolamento generale per gli Stabilimenti carcerari e pei Riformatori governativi del Regno, «Gazzetta Ufficiale», n. 138, 15 giugno 1891.

2. Legge 14 febbraio 1904, n. 36. Disposizioni sui manicomi e sugli alienati. Custodia e cura degli alienati, «Gazzetta Ufficiale», n. 43, 22 febbraio 1904.

3. Regio Decreto 19 ottobre 1930, n. 1398. Approvazione del testo definitivo del Codice Penale, «Gazzetta Ufficiale», n. 251, 26 ottobre 1930.

4. DPCM 1° aprile 2008. Modalità e criteri per il trasferimento al Servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali in materia di sanità penitenziaria, «Gazzetta Ufficiale», n. 126, 30 maggio 2008.

5. Legge 17 febbraio 2012, n. 9. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri, «Gazzetta Ufficiale», n. 42, 20 febbraio 2012.