Il master di comunicazione storica dell'Università di Bologna: dal 2009 alla quarta edizione

Con l’estate del 2015 il Master di Comunicazione storica dell’Università di Bologna giunge a lanciare il bando della sua quarta edizione, forte di un’attività iniziata nel 2009.

In questi anni il Master di Comunicazione storica ha operato su più ambiti:

  • ha stretto stabili relazioni internazionali, offrendo un quadro non solo italiano delle discipline e delle attività insegnate. Nella nuova edizione sono in programma due convegni, uno sugli edifici universitari come luoghi della memoria (Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania) l’altro è l’incontro mondiale della Media Ecology Association, il primo che si tiene in Italia, ottenuto grazie all’attività dei nostri docenti Elena Lamberti e Paolo Granata;
  • il Master ha svolto un ruolo di osservatorio sui Communication studies, attento alle evoluzioni delle scienze umanistiche tra dimensione digitale e canali di comunicazione;
  • ha mantenuto un aggiornamento continuo sulle risorse della rete insegnando i linguaggi della programmazione digitale (quest’anno sarà attivato anche un corso sul 3D) e dando l’opportunità di sperimentare in anteprima programmi ancora in fase di sviluppo;
  • ha offerto ai propri studenti la possibilità di apprendere le tecniche del documentario, apprendere e realizzare, consci che non possa esserci professionalizzazione senza lo sviluppo materiale di specifiche abilità. 

Il nostro bacino di riferimento sono i laureati in discipline umanistiche con laurea magistrale o quadriennale vecchio ordinamento. I percorsi professionali di chi è uscito dai nostri corsi ha visto il compimento di strade diverse: chi ha aperto una società di produzione video-documentari, chi ha lavorato con gli enti locali per l’apertura di musei o di mostre, chi ha collaborato con giornali, chi ha lavorato in enti per la promozione turistica, chi ha avuto contratti di collaborazione con la Rai, chi ha migliorato la propria posizione lavorativa, chi – con i prodotti realizzati all’interno del Master ha ottenuto premi e riconoscimenti (Sanni Tengvall ed Elisa Malvestito). C’è poi chi ha seguito per interesse – è il caso di diversi insegnanti che sono poi tornati nella scuola – chi invece ha proseguito la sua strada per diventare docente universitario. Un quadro variegato, come lo sono i percorsi di vita che dimostrano, in ogni caso, l’alto livello di formazione fornito. Resta sempre inteso che i successi professionali appartengono a chi li realizza. Il Master è un’opportunità, dal momento che offre competenze sempre più richieste. Una chiave del buon funzionamento della nostra struttura è stata quella di mettere in relazione gli studenti con importanti realtà dell’industria culturale. In cima a tutte le aziende c’è senz’altro la Rai che, in 3 edizioni, ha inserito nella redazione di Rai Educational, e in particolare di Rai Storia, ben 12 nostri studenti per lo stage professionale di tre mesi. Anche per la quarta edizione resta aperta questa possibilità che si arricchisce con l’opportunità di ulteriori posti a radio Rai.

Una peculiarità del master di Comunicazione storica è che i corsi sono rivolti soltanto ai nostri studenti e non sono inseriti dentro a altri insegnamenti universitari. Ciò permette un lavoro più accurato, personalizzato sugli interessi e le aspirazioni di ciascun studente.

Sin dalla sua nascita il Master ha avuto una vocazione interdisciplinare: storia, semiotica della comunicazione, analisi dei linguaggi, teoria e tecnica del documentario accanto a corsi più finalizzati a formare competenze informatiche, questi ultimi da spendere sempre in ambito umanistico e aperti anche a chi parte da livelli elementari. L’interdisciplinarietà si spende anche nelle figure docenti – che non appartengono soltanto al mondo universitario – ma vengono dalle professioni: è il caso dell’urbanista Micaela De Riu (comunicazione storica e luoghi fisici sono strettamente connessi), dell’informatico Giacomo Andreucci – che lavora per Google a Barcellona – e di Mauro Felicori che ha ricoperto e ricopre ruoli di vertice nel settore della Cultura nel comune di Bologna. Sono figure imprescindibili come tutti gli altri nostri insegnanti: Luisa Cigognetti, Gisella Gaspari, Anna Maria Lorusso, Ivo Mattozzi, Giorgio Pedrocco. Tutti quanti hanno aderito all’idea di lavorare assieme, di incontrarsi, di coordinarsi, di ascoltare gli studenti. Il loro impegno, il loro modo di crederci ha permesso al Master di Comunicazione storica di essere, nel suo genere, un polo di attrazione.

Per informazioni: www.mastercomunicazionestorica.it

Mirco Dondi

Il nuovo master in public history dell'Università di Modena e Reggio Emilia

Il master in Public History, che parte a Modena questo ottobre, è una novità assoluta per l’Italia. In molti altri paesi la Public History si è rivelata una storia di successo, diffondendo una disciplina che ha aperto nuove metodologie di ricerca e frontiere di conoscenza nel campo storico, sviluppando una serie di nuove professionalità. Soprattutto ha reso popolare la storia, l’ha fatta scendere in mezzo alla gente, unendo l’approccio scientifico rigoroso alla pratica dell’entertainment.

La nostra scommessa è riuscire a tradurre questa disciplina in Italia, dove esiste un patrimonio storico fra i più densi del mondo. Dove però la politica ha spesso preteso di imporre una lettura predeterminata della memoria spingendoci a mantenere il termine inglese per evitare di confondere la PH con l’uso pubblico della storia, così abusato nel nostro paese.

Questo nostro patrimonio non va solo conservato – come si fa tradizionalmente anche se non sempre correttamente – ma deve essere usato, diffuso, deve diventare familiare e far parte della nostra cultura quotidiana. Un patrimonio che può e deve diventare dinamico anche perché rappresenta una ricchezza che non è solo immateriale. E non per far calare la cultura dall’alto ma, al contrario, per rispondere alla grande domanda di storia e di memoria che viene dal basso, dalla gente che vuole sentire la sua storia o la storia come sua. Con un’operazione critica contro quegli intrattenitori del racconto storico che incantano le platee senza alcun rispetto per il lavoro degli storici e per la verità scientifica.

Nella sua definizione più semplice la PH è la storia che esce dai suoi tradizionali confini accademici per essere raccontata a un pubblico più vasto, utilizzando tutti gli strumenti possibili da internet alla televisione, dalla musica alla fotografia.

I modi di comunicare la storia sono senz’altro importanti e bisogna saper utilizzare tecniche e tecnologie. Lo “storico PH” che abbiamo in mente è a suo agio con la tecnologia, con il digitale, con i nuovi tipi di fonti della contemporaneità. Ma non è solo un comunicatore, è uno che utilizza strumenti per divulgare e diffondere, ma anche per produrre la ricerca storica, organizzando poi il modo migliore per elaborarla e raccontarla a tutti: pannelli fotografici, esibizioni documentarie, film ad hoc, romanzi storici, applicazioni, archivi digitali, turismo storico, graphic novel, siti web…

Abbiamo l’ambizione di preparare professionisti della memoria, in grado di far emergere le memorie di una comunità, di un territorio, e di organizzarle per la fruizione all’interno di quella comunità, all’interno di quel territorio.

Sintetizzando, per il nostro master la PH significa produrre, conservare e diffondere la storia nel territorio e nella società, con ogni tipo di linguaggio, di strumento e di tecnica, per e con ogni tipo di pubblico.

E non parliamo solo della capacità scientifica di far emergere un patrimonio inedito di memoria, ma anche dell’analisi critica in grado di riconsiderare e ricontestualizzare i modi di conservazione obsoleti, adattandoli a una sensibilità contemporanea in continua evoluzione.

Ci troviamo nel territorio giusto per tenere a battesimo questa disciplina innovativa. In Emilia Romagna c’è la ricca sedimentazione prodotta da un vivace “distretto culturale”, che ha avuto fra i protagonisti anche gli enti che collaborano al master (gli Istituti Storici di Modena e Reggio Emilia, la Fondazione Fossoli, l’Istituto Cervi). Ci troviamo in un’area caratterizzata da una particolare sensibilità verso il discorso pubblico e la narrazione della storia, intesa come trama comunitaria costruita e innervata dal tessuto associazionistico e più in generale dalla forte partecipazione dei cittadini nello spazio pubblico (compreso quello politico).

La ricca rete di associazioni, musei, enti, centri culturali che stanno dentro questo humus comunitario, permette al Master di mettersi al centro di una rete di conoscenze, di pratiche e di professionalità che appare particolarmente feconda per la diffusione e la finalità della PH.

Per informazioni: www.masterpublichistory.unimore.it

Paolo Bertella Farnetti, Lorenzo Bertucelli