«Il luogo parla a saperlo ascoltare. Poniamo attenzione ai luoghi quando sono rappresentati da un segno di memoria o, quando non lo sono, per estrarli dall’oblio».
È l’incipit della sezione Storia in luogo, all’interno dell’offerta didattica e formativa dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Reggio Emilia – Istoreco, denominata Prendi il Tempo.
La didattica legata ai luoghi, quella che oggi è comunemente definita geostoria, è sempre stata una caratteristica dell’operare di Istoreco: non è infatti un caso se proprio a Reggio esiste uno dei progetti più longevi e articolati sui Viaggi della Memoria, ovvero quel modo particolare di fare storia sui luoghi di memoria europei del Secondo conflitto mondiale.
Otto anni fa, divenuta insegnante comandata presso Istoreco, ho sostenuto assieme ad altri l’idea, per altro comune a molti istituti della rete Insmli, di applicare la stessa logica del Viaggio della Memoria al centro storico di Reggio Emilia. Così, tenendo a mente le betulle di Auschwitz, assieme ai collaboratori della sezione didattica, abbiamo iniziato a progettare i nostri laboratori didattici en plein air, che respirano la storia cittadina. Le betulle di Auschwitz? Sì, proprio quelle, gli alberi sopravvissuti e testimoni inconsapevoli dello sterminio del popolo ebraico a Birkenau. Quando accompagno in visita gli studenti reggiani e non, nelle nostre strade, penso spesso a quelle betulle: a quanto sanno raccontare. A quanto, grazie all’aiuto di documenti fotografici di propaganda nazista e a una buona guida storica, gli studenti possono oggi afferrare della storia della Shoah in quel luogo simbolico in mezzo a quelle betulle (Birken), accanto a cui riposavano gli ebrei prima di essere assassinati nelle camere a gas.
Tuttavia Auschwitz non è Reggio Emilia, non è di certo un luogo di memoria simbolo e così profondamente studiato. Certo, ma ogni luogo si rivela didatticamente valido se lo sappiamo interrogare correttamente.
I percorsi cittadini di Istoreco sono veri e propri laboratori del tempo presente: partono cioè dal luogo conosciuto e attraversato quotidianamente e lo mettono direttamente in contatto con la storia contemporanea. Come? Accompagnando gli studenti nell’osservazione, aiutandoli a reperire i cosiddetti segni della memoria o lapidi commemorative, storicizzando il luogo con l’aiuto di fonti iconografiche, memoriali, materiali, documentarie. Facendo notare anche la sincronicità di eventi storici che sembrerebbero solo elementi della «grande storia» e non di una storia locale «minore»: la marcia su Roma che passa da Reggio Emilia, l’occupazione fascista e la svastica che sventolava nell’odierna piazza della Vittoria, la Shoah degli ebrei reggiani, la deportazione di cittadini reggiani nei lager tedeschi, i bombardamenti, la Resistenza, ecc.
Il laboratorio geostorico si costruisce anche ponendo attenzione alla toponomastica che, con i ragazzi più grandi, diviene anche il modo per comprendere le politiche della memoria cittadine. E per una città come Reggio, che ha fatto memoria attraverso strade e piazze principalmente nel primo decennio del secondo dopoguerra, è particolarmente difficile oggi rintracciare i segni e la storia passata. L’altro elemento fondamentale infatti per la riuscita del laboratorio è la narrazione storica, che accompagna i ragazzi nella loro scoperta della città d’antan.
Poi, infine, la loro presa di parola, l’azione degli studenti che diventano protagonisti e cittadini consapevoli. Uno spazio all’interno del percorso di visita viene, infatti, lasciato libero - in corrispondenza di diversi momenti del percorso - ai ragazzi con la consegna di lasciare il proprio segno di memoria sull’asfalto del luogo in cui si trovano. Gli studenti ovviamente non solo hanno apprezzato particolarmente questo momento di conoscenza creativa, ma lo hanno anche trasformato in un breve spazio di riflessione su ciò che sino a quel momento/luogo era stato svolto. La creatività prende il sopravvento e attraverso l’uso dei gessi colorati un luogo anonimo diviene dialogante con tutti coloro che in quella giornata passeranno di lì e si fermeranno a leggere. Almeno fino all’acquazzone successivo. Almeno fino a quando una seria politica memoriale non porrà quei luoghi storici a conoscenza di tutti i cittadini.
I laboratori en plein air di Istoreco sono incentrati su diversi momenti della modernità e della contemporaneità, la loro durata varia dalle due alla tre ore.
Le vie ritrovate
- Reggio Ebraica. Dal cimitero al ghetto un percorso nella Reggio ebraica (Giulia Cocconi, Alessandra Fontanesi)
- Reggio s’è desta. Strade e monumenti del periodo giacobino e risorgimentale (Marco Marzi, Fabrizio Solieri)
- Altri clandestini. Luoghi dell’antifascismo reggiano (Mirco Carrattieri)
- Il fronte interno. La Prima guerra mondiale a Reggio Emilia con l’aiuto della toponomastica e dei monumenti (Mirco Carratteri)
- Storia in città. Percorso didattico sulla Seconda guerra mondiale, deportazione e Resistenza in centro storico (Giulia Cocconi, Alessandra Fontanesi)
- Sulle tracce di Don Paquino (Giulia Cocconi, Alessandra Fontanesi)
- Nervi dei nostri nervi, percorso didattico su luoghi e segni della memoria del 7 luglio 1960 a Reggio Emilia (Mirco Carratteri, Alessandra Fontanesi)
- Otto settembre: «...tutti a casa!» (Alessandra Fontanesi; Massimo Storchi) Il percorso ricostruisce nella scena reggiana la tragica notte fra l’8 e il 9 settembre 1943, ripercorrendo i momenti dell’attacco tedesco che portò in poche ore le truppe naziste a controllare completamente la città, iniziando un’occupazione che sarebbe terminata solo il 25 aprile 1945.
- «Dormono, dormono, sulla collina...». Una Spoon River reggiana (Massimo Storchi) Il Cimitero come luogo non solo di memoria e devozione, ma anche come fonte storica di grande efficacia e fascino su una intera comunità. Il percorso si svolge all’interno del Cimitero Monumentale, costruito agli inizi del XIX secolo e più volte ampliato, ripercorrendo attraverso l’osservazione e l’analisi di vari edifici funebri la vicenda storica locale e nazionale dall’Unità d’Italia fino agli anni sessanta del novecento.
En plein air - Storia in città
Prendi il Tempo 2013-2014 (pdf)