Introduzione
Santo Peli è uno dei massimi studiosi del movimento partigiano in Italia. Nei suoi numerosi lavori – ci limitiamo a ricordare La Resistenza in Italia. Storia e critica (Einaudi 2004) e Storie di Gap. Terrorismo urbano e Resistenza (Einaudi 2014) – si è ripetutamente occupato della Resistenza come grande fenomeno di rottura nella storia italiana, dello sviluppo della lotta armata, delle sue caratteristiche, del nodo della violenza, del rapporto, non sempre privo di criticità, tra partigiani e popolazione civile.
Nella video-intervista che presentiamo – realizzata per offrire uno sguardo autorevole di sintesi sulle domande storiche e i nodi storiografici, che hanno caratterizzato in passato e connotano tutt'ora le indagini sul tema – gli abbiamo chiesto di ragionare sulle zone libere nel contesto della Resistenza italiana e nel più ampio quadro della guerra combattuta sul territorio della Penisola.
A partire da una definizione che mette in luce le differenze tra zone libere, zone liberate e zone lasciate libere, o meglio non presidiate da fascisti e nazisti, Peli, senza tralasciare riferimenti alle fonti e alla letteratura storiografica, passa in rassegna i temi su cui vale la pena soffermarsi e quegli elementi rilevanti e critici che la ricerca sulle zone libere può ancora contribuire a far emergere e a sottoporre a verifica: la complessità del rapporto partigiani/popolazione e i rischi a cui inevitabilmente espone sia i civili che il movimento di Resistenza; la maturità politica espressa dalle diverse anime del partigianato all’interno di queste peculiari, ma evanescenti, esperienze di controllo del territorio considerate «un crocevia di problemi» per comprendere livelli di politicizzazione, integrazione, consapevolezza; l’efficacia sul piano militare e amministrativo delle originali forme di organizzazione proposte; le specificità territoriali e storiche che contraddistinguono le esperienze maggiormente strutturate – quali l’Ossola e la Carnia – considerate emblemi anticipatori delle aspirazioni politico-ideali del dopoguerra; e il paradosso di una memoria storica che si presenta nel Settantesimo anniversario della Resistenza parallelamente retorica e reticente.
Video-intervista
1. Quando si può parlare di zone libere? Dove si formano? Quando terminano?
2. Ha ancora senso dal punto di vista storico studiare le zone libere? E se sì perché?
3. Dal punto di vista dei risultati concreti, militari e politici, si può parlare di esperienze vittoriose?
4. Quali sono i rischi a cui l’instaurazione di zone libere espone i civili e le conseguenti ricadute sul rapporto popolazione-partigiani?
5. Esistono zone libere maggiormente strutturate politicamente: si possono individuare elementi territoriali specifici che le distinguono?
6. Che cosa distingue l’esperienza delle zone libere dal controllo esercitato dai partigiani in alcune aree di pianura?
7. Perché a differenza di quanto accaduto per altri temi non si è assistito al rinnovamento storiografico delle indagini su questo argomento dopo il 1989? Esiste un legame fra questo silenzio e lo stato delle fonti?
Bibliografia
- Peli S. 1999
- La Resistenza difficile, Milano: Franco Angeli
- Peli S. 2004
- La Resistenza in Italia: storia e critica, Torino: Einaudi
- Peli S. 2013
- Repubbliche partigiane, perché?, in Buvoli A., Corni G., Ganapini L., Zannini A. (ed.), La Repubblica partigiana della Carnia e dell'Alto Friuli. Una lotta per la libertà e la democrazia, Bologna: Il Mulino, 117 - 131
- Peli S. 2014
- Storie di GAP: terrorismo urbano e Resistenza, Torino: Einaudi
Risorse
- Programma del convegno internazionale 1944. Una lotta per la libertà e la democrazia. La Repubblica partigiana della Carnia e dell’Alto Friuli nel contesto italiano e europeo, Udine - Ampezzo 23-24 settembre 2011
- Programma in versione PDF
- Programma del convegno La zona libera del Friuli Orientale. 1944-2014, Cividale del Friuli - Tarceto 26-27 settembre 2014
- Programma in versione PDF
- Intervista a Santo Peli sulle zone libere partigiane – versione integrale
- https://youtu.be/hvX8FJqGDio
*Nell’immagine chiave associata all’articolo sono raffigurati partigiani della Repubblica di Alba.