Nel contesto delle manifestazioni storico-culturali promosse a livello mondiale in occasione della commemorazione del centenario della Grande Guerra, nelle giornate del 26 e 27 novembre 2014 presso l’Auditorium dell’Hotel de Ville, a Parigi, si è svolto un interessante momento di confronto tra studiosi, esponenti del movimento sindacale francese, studenti ed interessati intorno al tema “Le syndicalisme à l’épreuve de la Première Guerre Mondiale”.

L’incontro, promosso dal Centre d’histoire sociale du XXe siècle dell’Université Paris 1 e dall’Institut CGT d’histoire sociale, ha avuto tra gli obiettivi fondamentali quello di offire un chiaro quadro dello stato dell’arte sul tema del sindacalismo nel periodo bellico e postbellico in Francia esponendo, tra l’altro, i risultati dell’attività di ricerca territoriale sostenuta dalle sezioni locali dell’IHS. Questo senza tralasciare la necessaria attenzione verso gli studi comparati, in prospettiva transnazionale, con la presenza di studiosi provenienti da altri Paesi europei, tra cui l’Italia con un contributo della prof.ssa Maria Grazia Meriggi sul tema “Le contrôle ouvriere. France et Italie 1914-1919”. L’incontro ha, dunque, dimostrato la necessità di incoraggiare in futuro nuove ricerche e prospettive di studio - soprattutto di natura comparata - sul tema discusso.

Il tema oggetto di discussione, di per sé molto complesso, è stato affrontato dividendo i momenti di approfondimento in nuclei macrotematici, capaci di portare alla luce le questioni più rilevanti dell’impatto della Grande Guerra sui rapporti sociali prima e durante il conflitto, ma anche sulla riorganizzazione e ricostruzione del movimento sindacale francese ed internazionale nel dopoguerra. Tutto ciò senza tralasciare le necessarie incursioni nel mondo del sindacalismo padronale.

Il colloque è stato aperto dall’analisi del profondo mutamento che caratterizzò il movimento sindacale francese nel suo passaggio da un chiaro e netto pacifismo all’adesione al progetto di Union Sacrée. Da evidenziare, in questo caso, è l’importanza riservata ancora una volta agli studi biografici, emersa dalle relazioni di Julien Chezeville sulla figura di Fernand Loriot, di Morgan Poggioli su Marie Guillot e di Michelle Zancarini-Fournel sul sindacalista rivoluzionario Clovis Andrieu. In questi casi, le biografie dei militanti sindacali appartenenti alla minoranza rivoluzionaria e alla generazione compresa tra gli anni Settanta e Ottanta del XIX secolo, ostile al capovolgimento delle posizioni fino ad allora sostenute dall’organizzazione sindacale in merito al militarismo, sono state precedute dal contributo di Jerôme Beauvisage dedicato al giornale La Bataille syndicaliste e alla sua trasformazione, intervenuta dal 1915, in La Bataille. Un approfondimento si è reso necessario anche per evidenziare il ruolo giocato dallo scoppio della Grande Guerra nella creazione di occasioni di confronto e solidarietà internazionale, favoriti soprattutto dalle conferenze sulla pace e dal successivo impatto della rivoluzione sovietica.

Le tematiche si sono, quindi, successivamente spostate sul rapporto tra sindacalismo ed economia di guerra, insistendo in particolare sui mutati legami sociali che lo sforzo bellico impose nelle relazioni tra salariati e padroni. Nel suo rapportarsi con una economia di guerra, il sindacalismo francese dovette, infatti, assistere ad un massiccio intervento statale nell’economia e nell’organizzazione della produzione, ma anche confrontarsi con il problema della concorrenza internazionale, oltre che con una rinnovata mobilitazione dei padroni d’industria ed una rigida disciplina di fabbrica. Nel contempo, però, l’economia di guerra è stata individuata anche come occasione di riorganizzazione strutturale e conflittuale del sindacato, che arriveranno a maturazione nel dopoguerra.

Il prolungamento del conflitto, la degradazione delle condizioni materiali dei lavoratori e la perdita dei principali diritti acquisiti nel periodo prebellico non potevano che porre le basi per un rinnovamento delle strutture organizzative e delle pratiche di contrattazione sindacale. Esse mutarono, del resto, anche in relazione al rilevante intervento tra le masse lavoratrici di un nuovo tipo di manodopera operaia, caratterizzata dalla presenza di categorie sociali fino ad allora ai margini dell’azione sindacale, come le donne. Ma il volto del sindacato era ormai mutato, specie in seguito alla larga adozione del programma minimo Confédération générale du travail - CGT del 1918. Come, del resto, erano mutate le condizioni internazionali nel Dopoguerra. Proprio per questo l’ultima sessione di lavori è stata dedicata ad una vue transnationale che ha ospitato interventi - tra cui quelli di John Horne su “Les visions de l’avenir du syndicalisme” e di Geert Van Goethem su “La reconstruction des Internationales syndicales” - dedicati alla ricostruzione delle organizzazioni internazionali dei lavoratori, su basi professionali ed interprofessionali, e alla creazione di nuovi modelli di sindacalismo analizzati tra continuità e rotture. Analisi resa, come è noto, particolarmente complessa dalla “lotta fratricida” che interessò il movimento operaio internazionale in quel particolare momento storico.