L’intervista dedicata al corso di laurea in Disciplina delle arti, della musica e dello spettacolo (Dams) dell’Università di Bologna sposta la prospettiva di analisi sulla storia universitaria oltre il limite temporale del 1968, nella convinzione che quanto avvenuto prima degli anni Settanta abbia inciso imprescindibilmente sulle successive trasformazioni dell’università italiana segnata dall’ope legis del 1980 e dal passaggio dall’università di élite all’università di massa. Si propone dunque una piccola incursione in uno dei più significativi elementi di novità che hanno caratterizzato la storia più recente dell’Ateneo bolognese, dal punto di vista didattico-scientifico e più in generale sotto il profilo culturale.

Grazie al prezioso aiuto dei professori Claudio Bisoni e Paolo Noto, afferenti al settore disciplinare Cinema, fotografia e televisione, docenti presso il Dipartimento delle Arti e da alcuni anni impegnati nella ricostruzione della storia del Dams, si sono volute ripercorrere le tappe più significative che hanno portato alla nascita nel 1970 di questo innovativo indirizzo universitario, il quale ha visto la luce al termine di una fase di progettazione che evidentemente affondò le proprie radici negli anni precedenti.

L’intervista ci permette di approfondire il processo che portò alla costituzione di un ordinamento di studio inusuale rispetto ai tradizionali corsi preesistenti e di individuare i docenti che animarono questa esperienza fin dall’inizio, mettendo a fuoco in maniera più chiara le tendenze, gli orientamenti culturali e gli equilibri accademici entro i quali prese vita il Dams.

Figlio di un’importante stagione politico-culturale, che non riguardò solo la città ma l’intera Regione, il Dams attirò studenti molto diversi tra loro con una crescita esponenziale nel numero degli iscritti in appena un decennio. Matricole incentivate da nuovi insegnamenti, quali quelli legati all’ambito cinematografico, o da discipline più tradizionali del settore artistico insegnate da docenti con competenze sia pratiche che scientifiche.

Tutte queste suggestioni, e molte altre, trovano spazio nell’intervista, nell’auspicio di stimolare studi e approfondimenti su singoli settori disciplinari e sulla storia universitaria.


1. Quali furono sul piano accademico le condizioni che consentirono di introdurre un modello didattico-scientifico per molti versi inedito?

2. Quali furono le principali tendenze culturali e personalità di riferimento alle quali va ricondotta l’elaborazione del progetto Dams?

3. È possibile delineare un ritratto collettivo della prima generazione di studenti del Dams?

4. Che caratteristiche aveva il primo corpo docente del Dams? E nello specifico i docenti afferenti al settore cinema?

5. È esistito un modello Dams e se è esistito quali furono le ragioni della fortuna di questo modello?

*Un ringraziamento a Fabrizio Colliva che ha realizzato le riprese per l’intervista.