A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, i viaggi della memoria sono entrati nella didattica della storia come proposta metodologicamente innovativa, forma sperimentale di apprendimento “esperienziale” della storia al di fuori dell’aula scolastica. Con l’istituzionalizzazione del Giorno della memoria (legge 21/2000) il fenomeno dei viaggi ha assunto dimensioni importanti e un carattere più propriamente di massa [Bagnaresi e Carrattieri 2019-2020]. Hanno contribuito a tale sviluppo fattori diversi, tra cui l’allargamento a est dell’Unione europea con l’ingresso di paesi come la Polonia (2004) e il dibattito storiografico che ha spostato sempre più l’attenzione dalla figura dei protagonisti della Resistenza e dell’antifascismo alle vittime della violenza nazista e comunista. Il passaggio dal paradigma antifascista a quello vittimario, divenuto dominante nella costruzione della memoria collettiva del Novecento, ha fatto della Shoah uno degli assi portanti della cornice etica e politica in cui si è inscritto il progetto europeo. In questa direzione si sono moltiplicate le iniziative nelle diverse regioni italiane, in particolare nel centro-nord del paese, promosse dagli Istituti storici provinciali, da associazioni e da enti pubblici. In Emilia-Romagna, le prime e più significative esperienze sono senz’altro quelle nate in seno alla Fondazione Fossoli di Carpi – il Treno per Auschwitz dal 2005 al 2016 ha coinvolto circa 6.000 studenti delle scuole superiori della provincia di Modena – e a Istoreco-Reggio Emilia che già dalla fine degli anni Novanta ha accompagnato migliaia di studenti sui luoghi della deportazione della Seconda guerra mondiale. Come sottolinea Marco Abram,
nell’ultimo quindicennio, i cosiddetti “viaggi della memoria” hanno conosciuto notevole diffusione come strumenti di trasmissione di conoscenza storica verso un pubblico ampio e differenziato [...]. Ciò ha favorito l’apertura di un ampio dibattito sulla valenza formativa e educativa di questi viaggi e sulle modalità delle visite ai campi di concentramento e di sterminio [Abram, 2019]
facendo emergere anche i rischi di una possibile banalizzazione e semplificazione storica che tale approccio può comportare [Fontana, 2019].
Nel 2013, l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha deciso di istituire un bando annuale rivolto agli Istituti storici provinciali, alle scuole, ai Comuni e alle associazioni del territorio regionale assegnando un finanziamento (dal 30 al 40% di copertura delle spese) ai progetti didattici più interessanti per lo svolgimento di viaggi della memoria in Italia e all’estero, in modo da favorire la partecipazione di un cospicuo numero di studenti delle scuole medie e superiori e promuovere lo studio della storia del XX secolo attraverso le visite ai luoghi della memoria del Novecento.
Oggi possiamo tracciare un primo parziale bilancio, più che altro di tipo quantitativo, dell’esperienza di questi viaggi della memoria attraverso l’analisi di alcuni dati raccolti dalla Regione Emilia-Romagna dal 2013 al 2019: il numero complessivo dei viaggi progettati, finanziati e realizzati, il numero degli studenti che hanno partecipato ai viaggi, la tipologia delle mete scelte, gli enti promotori.
La prima edizione del bando vede la presentazione di 28 progetti, di cui 17 vengono finanziati; i viaggi, che coinvolgono ragazzi sia delle scuole medie che delle scuole superiori per un totale di 2.412 studenti, di cui 322 viaggiano in Italia e 2.090 all’estero, hanno come mete principali Berlino e i campi del sistema concentrazionario nazista, in particolare in Germania, Austria e Polonia. Rimane predominante la scelta di Auschwitz, di Mauthausen e Dachau. Significativa è anche la scelta di Lubiana per affrontare lo studio di un capitolo complesso della storia del Novecento come quello delle vicende del confine orientale italiano. In Italia invece i luoghi di maggior interesse sono quelli della violenza fascista e nazista come il campo di Fossoli, Montesole, la risiera di San Sabba a Trieste e il campo di Gonars. Le mete italiane sono prevalentemente scelte dalle scuole secondarie di primo grado, anche per la relativa vicinanza dei luoghi e per la possibilità di effettuare la visita nello spazio di una sola giornata. In questa prima edizione, in cui tra gli enti promotori sono ancora assenti i Comuni, gli Istituti storici provinciali coinvolgono 1.285 studenti, le scuole 816, le associazioni 311.
Nella seconda edizione vengono presentati 29 progetti di cui 22 finanziati, per un totale di 2.313 studenti, di cui 605 viaggiano in Italia, 1.708 all’estero. Le mete privilegiate continuano a essere i campi del sistema concentrazionario nazista come Mauthausen e Auschwitz; si viaggia anche verso est a Lubiana. In Italia una delle mete più richieste rimane il campo di Fossoli, a cui si aggiungono Villa Emma a Nonantola, Fragheto, Bellaria, un’area del Riminese dove si sono svolte le vicende che hanno portato al salvataggio di 38 ebrei in fuga dalla Jugoslavia. Aumenta considerevolmente il numero degli studenti che partecipano a viaggi organizzati dalle scuole (1.351); troviamo per la prima volta anche i Comuni (106 studenti) tra gli enti promotori di progetti.
Nella terza edizione vengono presentati 43 progetti, di cui 36 finanziati per un totale di 3.731 studenti, di cui 1.787 viaggiano in Italia, 1.944 all’estero. Oltre alle mete consuete verso i campi del sistema concentrazionario nazista, troviamo come nuove destinazioni la Francia meridionale (in particolare la città di Lione e Izieu), Budapest, Varsavia. In Italia si confermano i luoghi dell’edizione precedente. Aumenta notevolmente la progettazione autonoma delle scuole che portano in viaggio 2.400 studenti e quella delle associazioni che riescono a coinvolgere 589 studenti (750 studenti partecipano al viaggio virtuale Il viaggio dei ricordi Ravenna e Provincia a cura della Aps Tralenuvole); rimane stabile il numero degli studenti nelle iniziative progettate dai Comuni (159), in notevole flessione invece quello in viaggio con gli Istituti storici (583).
Nella quarta edizione vengono presentati 57 progetti, di cui 33 vengono finanziati per un totale di 3.446 studenti, di cui 3.002 viaggiano all’estero, 444 in Italia. A partire da questa edizione si può notare una significativa differenziazione delle mete prescelte che mostra come la progettazione didattica si svincoli dai luoghi di memoria “tradizionali” per esplorare nuove aree la cui storia complessa permette di affrontare altri nodi storiografici della storia del Novecento non più solamente legati ai temi della deportazione e del secondo conflitto mondiale. Infatti, oltre a città come Lione e Berlino, e a campi come Auschwitz e Mauthausen, vengono visitati la regione dell’Alsazia-Lorena e il suo capoluogo Strasburgo, la città di Bruxelles e sul versante orientale l’area dei Balcani, in particolare le città di Sarajevo e Srebrenica. Gli Istituti storici coinvolgono 1.717 studenti, le scuole 1.113, le associazioni 566, i Comuni 50.
Nella quinta edizione vengono presentati 50 progetti, di cui 48 finanziati per un totale di 5.001 studenti, di cui 1.481 viaggiano in Italia, 3.520 all’estero. La destinazione maggiormente richiesta è ancora Auschwitz con un aumento considerevole del numero degli studenti che vi si recano (1.308); a seguire Mauthausen, Dachau. Si conferma l’interesse anche per mete come Strasburgo e il vicino campo di Natzweiler; per Sarajevo e l’area balcanica; per Lione e la Francia meridionale. In Italia troviamo ancora tra i luoghi più visitati il campo di Fossoli, Nonantola, Trieste, oltre all’isola degli Spinaroni vicino a Ravenna; si aggiungono Genova e Roma. In questa edizione c’è un forte incremento del numero degli studenti accompagnati dalle scuole, 3.289 più del doppio del numero degli studenti portati dagli Istituti storici (1.387); le associazioni portano 256 studenti, i Comuni 119.
Nella sesta edizione vengono presentati 65 progetti, di cui 56 finanziati per un totale di 5.561 studenti, di cui 1.292 viaggiano in Italia, 4.269 all’estero. Auschwitz rimane ancora la meta più richiesta insieme a Mauthausen e Dachau; a seguire Sarajevo e Srebrenica, segno del consolidarsi dell’interesse per la storia delle guerre degli anni Novanta nell’area balcanica; i luoghi del confine orientale e Berlino. Tre nuove città diventano meta di viaggio: Hannover, Amsterdam con la visita alla casa di Anne Frank, e Parigi con un viaggio molto particolare in cui la proposta didattica è centrata sulla città come testo attraverso il quale leggere il Novecento, un approccio multidisciplinare (architettura, urbanistica, toponomastica) che utilizza la geo esplorazione urbana come dinamica di apprendimento. In Italia le mete privilegiate rimangono il campo di Fossoli, Marzabotto, Gattatico e Trieste. In questa edizione si conferma l’ampia partecipazione delle scuole che accompagnano 3.281 studenti; gli Istituti ne accompagnano 1.565, le associazioni 270 e i Comuni 256.
Nella settima edizione vengono presentati 86 progetti, di cui 66 finanziati per un totale di 6.700 studenti, di cui 2.097 viaggiano in Italia, 4.603 all’estero. Una delle destinazioni preferite è Berlino, ciò forse è dovuto alla ricorrenza del trentennale della caduta del muro; si conferma l’interesse per i campi di Auschwitz, Mauthausen, Dachau, oltre a Norimberga, Lione, Sarajevo e l’area balcanica. Nuove e uniche la scelta di Caen, in Normandia e quella di Gerusalemme. In Italia sono predominanti come negli altri anni i viaggi al campo di Fossoli, Marzabotto, Nonantola, Gattatico, all’isola degli Spinaroni, a Fragheto, a Trieste; si aggiunge anche Torino. In questa edizione aumenta in modo ancor più evidente la partecipazione da parte delle scuole che accompagnano 4.495 studenti; seguono gli Istituti storici (1.630), le associazioni (438) e i Comuni (133).
Sulla scorta dei dati analizzati, è possibile fare una prima serie di osservazioni: il numero dei progetti presentati all’Assemblea legislativa è in costante aumento; nel giro di sette anni le edizioni dei viaggi vedono triplicare (da 28 a 86) il numero delle domande presentate, segno da un lato dell’interesse crescente per i viaggi della memoria soprattutto da parte delle scuole, dall’altro di un sempre maggior investimento di risorse da parte della Regione Emilia-Romagna, che dagli iniziali 17 progetti del 2013 arriva a finanziarne 56. Anche il numero degli studenti coinvolti è triplicato, passando dalle 2.313 unità del 2013 alle 6.700 del 2019.
Nel corso degli anni risulta evidente anche un processo di moltiplicazione delle mete e di ampliamento delle tematiche dei progetti didattici che si discostano dalle visite ai luoghi più tradizionali, i campi di sterminio, per dirigersi anche verso altre destinazioni come i luoghi della Prima guerra mondiale, le capitali europee come Bruxelles, Amsterdam, Parigi, Praga, Berlino o le città dell’area balcanica, rivelando una domanda crescente di formazione e conoscenza su altri ‘scenari’ storico-geografici della nostra storia recente.
Una seconda osservazione è relativa al rapporto fra Istituti storici e scuole. Una relazione che appare consolidarsi progressivamente e che passa da una fase iniziale in cui gli Istituti svolgono una funzione di progettazione, ma anche di organizzazione per le scuole, a una seconda in cui il ruolo degli Istituti si sposta sempre più sulla sola consulenza storica. Il rapporto tra queste due funzioni svolte dagli Istituti sembra equilibrarsi nel tempo, lasciando maggior spazio al ruolo storico culturale. In alcuni casi possiamo supporre che i viaggi di formazione per docenti proposti dagli Istituti storici provinciali (viaggio sul confine orientale, in Alsazia-Lorena, a Lione e alla Maison d’Izieu, in Bosnia-Erzegovina) nel corso di questi sette anni si siano poi tradotti in progettazione autonoma nelle scuole di appartenenza di quegli stessi docenti che via via si sono formati orientando la scelta dei percorsi.
Sulla scia dell’entusiasmo dimostrato dalle scuole rispetto a questo tipo di proposte, l’Assemblea legislativa ha istituito a partire dal 2018 anche un secondo bando annuale dedicato ai “viaggi attraverso l’Europa” per dare l’opportunità ad una platea di giovani sempre più ampia di viaggiare, conoscere e approfondire la storia europea per rafforzare il senso di appartenenza e di cittadinanza europea.
Nel complesso, da questa prima parziale ricognizione, emerge una valutazione positiva dell’esperienza che in fase di notevole espansione ha purtroppo subito una brusca battuta d’arresto a causa della pandemia che ha impedito le partenze nell’anno scolastico 2019-2020.
Per poter ampliare l’analisi che fin qui si è potuta svolgere, sarebbe auspicabile promuovere una ricerca anche di tipo qualitativo in grado di restituire un quadro più approfondito e dettagliato di queste attività formative attraverso l’esame delle singole proposte didattiche elaborate dai vari enti promotori, tenendo conto dell’età degli studenti, del grado e indirizzo di scuola frequentata; delle scelte didattiche relative ai contenuti storici individuati; delle finalità e degli obiettivi formativi dei progetti; delle attività di formazione propedeutiche ai viaggi; delle attività di restituzione con i ragazzi, nonché delle ricadute culturali di queste iniziative. Sarebbe poi interessante comprendere come si è modificata nel tempo la progettualità e quali fattori (esigenze didattiche, emergenze sociali, calendario civile, memorie locali, ipotesi storiografiche) hanno concorso alla scelta dei percorsi e delle mete.
Come abbiamo visto anche da questa prima mappatura dell’esperienza emiliano-romagnola, il crescente interesse nel tempo per destinazioni diverse rispetto a quelle iniziali più legate ai luoghi della deportazione ha modificato dall’interno la struttura di questi viaggi, facendone degli strumenti didattici, che li differenziano anche dai viaggi d’istruzione. Il viaggio di memoria nato inizialmente come forma di pellegrinaggio laico/politico sui luoghi di memoria da parte dei reduci e dei familiari delle vittime ha assunto nel tempo nuove forme e funzioni. Si è allargata la platea dei partecipanti alle nuove generazioni e il viaggio da rituale di memoria è divenuto un’occasione collettiva di formazione e di conoscenza dei luoghi della deportazione e della loro storia per migliaia di giovani studenti. Questi viaggi, articolati in momenti precisi, prevedono una fase preliminare di preparazione storica degli studenti, una fase centrale che coincide con il viaggio vero e proprio e con la visita guidata ai luoghi in cui è possibile incontrare testimoni o ascoltare interventi di storici del luogo, una fase successiva di approfondimento di alcune delle tematiche affrontate e una fase finale di restituzione dell’esperienza del viaggio attraverso le rielaborazioni fatte dagli studenti utilizzando linguaggi diversi (video, testi, prodotti multimediali; reportage fotografici, quaderni di viaggio, blog). In quest’ottica anche la visita al luogo di deportazione assume una nuova configurazione di senso poiché viene inserita come tappa all’interno di un percorso più ampio e complesso. Si pensi, per fare un esempio, alla visita al campo nazista di Natzweiler, vicino a Strasburgo, collocata all’interno di un discorso storico di lunga durata che cerca di mostrare le vicende che una regione di confine come l’Alsazia ha vissuto tra la fine dell’Ottocento e la fine del secondo conflitto mondiale. Cambia dunque la prospettiva con cui si visita un luogo di memoria nell’ottica di una formazione storica di cittadini europei che si riconoscono in una storia comune.
L’aumento della partecipazione delle scuole ai bandi dell’Assemblea legislativa e l’ampia gamma di proposte didattiche presentate sembra dimostrare una condivisione dell’efficacia didattica dei viaggi della memoria e si auspica che negli anni a venire se ne possano sfruttare le potenzialità ancora non del tutto esplorate affinando uno strumento che si è rivelato molto flessibile non solo in relazione ai temi di studio, ma anche all’età degli studenti e ai loro indirizzi di studio.
Bibliografia
- Abram M. 2019
Raccontare i Balcani. Storia e memoria nei viaggi d’istruzione in Bosnia Erzegovina, www.balcanicaucaso.org - Abram M. 2020
Viaggi d’istruzione nei Balcani. Diamo i numeri, www.balcanicaucaso.org - Bagnaresi D. e Carrattieri M.
Dai pellegrinaggi politici ai viaggi della memoria. Una regione che si muove nello spazio e nel tempo, “E-Review”, 7, 2019-2020 DOI: 10.12977/ereview287, www.e-review.it - Bidussa D. 2015
Educare alla memoria in viaggio. Quale sfida per il futuro? in Bissaca E. e Maida B. (eds.) 2015, Noi non andiamo in massa, andiamo insieme. I treni della memoria nell’esperienza italiana, 2000-2015, Milano: Mimesis - Fontana L. 2019
L’insegnamento della Shoah: le trappole delle buone intenzioni, “La Ricerca”, 17 Nuova Serie