1. Un monumento commemorativo

A Molinella, paese situato nella pianura est della provincia di Bologna ai confini con il territorio di pertinenza della città di Ferrara, si trova un monumento dedicato alla figura di Giuseppe Massarenti (1867-1950) e realizzato dallo scultore bolognese Luciano Minguzzi (1911-2004) nei primi anni Cinquanta del Novecento.

Fig. 1 - Il monumento a Giuseppe Massarenti a Molinella, situato nella piazza omonima. Opera di Luciano Minguzzi.
Fig. 1 - Il monumento a Giuseppe Massarenti a Molinella, situato nella piazza omonima. Opera di Luciano Minguzzi.

Il monumento si compone di una statua in bronzo che ripropone in maniera del tutto realistica le sembianze dell’illustre cittadino molinellese, raffigurato in posizione eretta, vestito del caratteristico paletot, con il cappello in testa e con la mano destra dal dito indice alzato in un gesto che rimanda a un momento di oratoria verso il popolo. La statua poggia su un alto basamento marmoreo di forma quadrangolare ai cui lati sono apposte quattro scritte commemorative. Nella parte frontale si trova la dedica «A Giuseppe Massarenti, i lavoratori. 1867-1950», mentre sul retro si ricorda che all’interno del grande parallelepipedo marmoreo sono state racchiuse le ceneri del defunto, trasportate nel 1952 dal cimitero dello stesso paese, dove inizialmente erano state collocate [Poli 2008, 471]. Su di un lato è riportata una frase attribuita allo stesso Giuseppe Massarenti: «Opera per l’avvento di una società nella quale il mio bene è il tuo bene, il mio male è il tuo male» [1]. Dall’altro lato è incisa una terzina estratta dal Canto VI del Paradiso della Divina Commedia di Dante, dedicato ai cieli di Mercurio e alle anime di coloro che in vita operarono degnamente per la fama e per la gloria. I versi riportati, dal 140 al 142, sono quelli conclusivi, sulla figura di Romeo di Villanova, ministro del Conte di Provenza, ingiustamente costretto all’esilio a causa della calunnia ordita da alcuni cortigiani: «E se ’l mondo sapesse il cor ch’elli ebbe, mendicando sua vita a frusto a frusto, assai lo loda e più lo loderebbe». Se nell’economia dell’opera letteraria la figura di Romeo diventa alter ego di quella di Dante, a sua volta costretto ingiustamente all’esilio, la stessa terzina apposta alla base del monumento ne fa il contraltare della figura di Massarenti.

2. Giuseppe Massarenti: breve profilo biografico

A causa delle idee politiche e sociali con le quali ha condotto il suo operato in contesto storico decisamente sfavorevole, Giuseppe Massarenti è infatti costretto a passare ventisette anni lontano dal suo paese, senza contare gli arresti e i processi a cui viene sottoposto. Nato a Molinella l’8 aprile 1867, ancora adolescente rimane colpito dalla propaganda socialista e nel 1892 partecipa alla nascita del Partito, la cui sezione di Molinella da lui fondata conta dieci iscritti [2]. Nello stesso anno inaugura la Lega di resistenza, il prototipo del sindacato moderno, in cui si proponeva di riunire i lavoratori e le lavoratrici della terra affinché acquisissero un giusto potere contrattuale nei confronti dei grandi proprietari terrieri.

La prima richiesta dei lavoratori è quella del diritto alle otto ore di lavoro che dà origine a una serie di scioperi che sfociano in una provvisoria vittoria delle mondine nel 1898, ma in quello stesso anno il prefetto scioglie a Molinella la Lega di resistenza, la Camera del lavoro e la Cooperativa di consumo. In seguito Massarenti dà vita a una campagna intensiva contro l’analfabetismo, che passa in tre anni dall’86% al 26% degli abitanti del comune. Il 4 novembre del 1900 a Molinella viene eletto il primo sindaco socialista che sei anni dopo sarà sostituito dallo stesso Massarenti. Quello che muove Massarenti nel suo operato sono le condizione in cui versa il paese, che egli descrive bene in un articolo apparso su “La Squilla”, il giornale dei socialisti bolognesi, il 25 maggio 1905:

Il paese consiste in un un’unica strada, lunga, larga, come un grande budello, sempre pieno e rigurgitante di folla e ai fianchi si ammucchiano le case e sboccano dei viottoli di campagna. In piazza un mozzicone di torre scimmiotteggia la nostra Garisenda e pencola da destra a sinistra, se non erro, o da sinistra a destra certamente. La popolazione è folta come un alveare, più l’accrescono di continuo le correnti immigratrici che vengono dai territori limitrofi: essa è un’emulsione, ben combinata del resto, di paesani, di ferraresi, di romagnoli. [...] Gli uomini si assomigliano tutti; hanno una pelle di cuoio annerita ed indurita dal sole e dal miasma, che costituisce una specie di nuovo carattere etnologico; le donne invecchiano presto, il primo parto le sfianca e sfioriscono come primule caduche, una volta sola nella primavera dei diciotto anni [Piro 1990, 157-159].

Dopo l’elezione a sindaco però, l’accentramento del potere nelle mani di un solo uomo a capo del comune, del sindacato e della cooperativa muove le prime critiche a Massarenti in campo politico: non solo Giolitti, ma anche Andrea Costa, suo compagno di partito, lo definirà un po’ fanatico, mentre di “baronia rossa” parlerà Togliatti.

Fig. 2 - Giuseppe Massarenti di ritorno a Molinella il 10 Aprile 1948 si affaccia al balcone del Municipio e parla alla folla pervenuta ad accoglierlo (fotografia dello Studio Scarabelli, collezione Giorgio Golinelli).
Fig. 2 - Giuseppe Massarenti di ritorno a Molinella il 10 Aprile 1948 si affaccia al balcone del Municipio e parla alla folla pervenuta ad accoglierlo (fotografia dello Studio Scarabelli, collezione Giorgio Golinelli).
Convinto della superiorità soprattutto morale del lavoro, Massarenti prosegue l’attività in difesa dei lavoratori e Molinella, il primo comune in cui anche i mezzadri aderiscono alle leghe, diventa simbolo delle lotte operaie a livello nazionale. Dopo anni di scioperi in cui si contano morti, processi, giorni di prigionia e di allontanamento forzato, nel 1920 è di nuovo sindaco, ma contro di lui si scatena la violenza fascista. Con la proclamazione delle leggi eccezionali Molinella viene smembrata: più di trecento famiglie vengono trasportate con la forza in altri luoghi e Massarenti è costretto a riparare a Roma dove viene arrestato e assegnato al confino [Calori 1999]. Rientrato a Roma tenta invano di tornare a Molinella e nel 1937 viene preso e condotto alla clinica universitaria per malattie nervose, poi al manicomio di Santa Maria della Pietà dove rimane per sette anni. L’internamento conduce alla morte civile di un simbolo vivente che andava in qualche modo screditato.

A questo punto della storia si inserisce il Comitato pro causa Massarenti, nato nel gennaio del 1946 da un’assemblea della sezione socialista di Bologna, con il compito di liberare il leader politico dal manicomio romano in cui è ricoverato con la forza e consentirgli di rientrare a Molinella [3]. Massarenti fa ritorno al suo paese il 10 aprile 1948 e nello stesso giorno si affaccia al balcone del Municipio per parlare alla folla intervenuta ad accoglierlo. Di quel momento rimane una fotografia scattata da Scarabelli, fotografo molinellese [4], che lo riprende nella stessa posizione in cui verrà per sempre immortalato dall’opera di Minguzzi.

Il 1948, però, è l’anno della morte politica del sindacalista: candidato al Senato, alle elezioni non viene sostenuto da Psi e Pci e di conseguenza non viene eletto. La morte vera arriva poco dopo, il 31 marzo del 1950: ai funerali parteciperà anche il secondo Presidente della Repubblica italiana, Luigi Einaudi, che interverrà con il seguente discorso:

Attraverso le terre che mi hanno condotto fin qui, ho avuto la sensazione del valore dell’opera di Massarenti. Occorreva un Poeta, che potesse vedere questi acquitrini trasformarsi in campi ubertosi; occorreva un Apostolo di bontà, perché sapesse trasfondere la fiamma che ardeva nel suo cuore e in quella dei suoi concittadini; occorreva un Costruttore quale fu Massarenti perché le idee si trasformassero e al posto di servi della gleba sorgessero migliaia di lavoratori consapevoli dei loro diritti da far valere e dei doveri da compiere. All’Apostolo, al Poeta, al Costruttore invio il saluto mio e di tutti gli italiani [Piro 1990, 157; Poli 2008, 471].

3. La progettazione del monumento

Dopo la morte di Massarenti, il lavoro del comitato prosegue e tra le diverse iniziative pensate per perdurarne la memoria vi è quella di erigere un monumento. Nei faldoni dell’archivio del Comune di Molinella [5], dove ho rinvenuto la massima parte delle informazioni per ricostruire le vicende che hanno condotto all’erezione del monumento, la prima menzione del fatto risale al 24 aprile 1950 ed è di natura ufficiosa: se ne parla in una lettera indirizzata al rag. Eugenio Gualandi di Bologna, membro del comitato, da parte di Ezzelino Casaletti, segretario dello stesso, in cui si racconta di un colloquio avuto da quest’ultimo col sindaco di Molinella (allora Ferdinando Bandiera).

Nel corso di questo colloquio, Casaletti cerca col sindaco una soluzione per appianare la spaccatura creatasi in seno al comitato in occasione dell’organizzazione per i festeggiamenti del trigesimo della morte di Massarenti. Una parte del comitato caldeggiava la presenza di un non ben identificato Mazzanti come oratore del comizio, mentre l’altra parte voleva Ferdinando Cazzamalli, medico psichiatra e docente universitario, nonché deputato per il Partito socialista che si era speso per la riabilitazione della figura di Massarenti mettendo a disposizione per la causa la propria professionalità. Le parole che riporta dell’episodio Casaletti sono le seguenti: «Mi disse inoltre [il Sindaco] che per risolvere la crisi si poteva andare in questo senso: Mazzanti per il trigesimo, Cazzamalli all’inaugurazione dell’ipotetico monumento. Gli risi in faccia e gli dissi che simili proposte non si potevano prendere in considerazione» [6].

Dalle parole del segretario si evince che a quelle date l’idea di un monumento era del tutto inconsistente, eppure, già il 13 maggio, a meno di un mese di distanza, Guglielmo Castelveltri, altro membro del comitato, scrive al direttore della “Squilla socialista”, inviandogli 2.000 lire, per aprire un’apposita «sottoscrizione nazionale per il monumento a Giuseppe Massarenti», anche se in realtà, le sottoscrizioni saranno aperte ufficialmente solo alla fine del 1950 [7]. Non sono pervenuti verbali di riunione del comitato tra il 24 aprile e il 13 maggio; dopo questa data la prima riunione verbalizzata è del 18 maggio, dove si parla di «presentare un progetto di spesa anche per quello che riguarda l’erezione di un monumento in bronzo».

A questa faranno seguito altre riunioni a cadenza mensile, dove si continuerà a discutere dell’aspetto finanziario della vicenda e delle modalità di raccoglimento dei fondi necessari. Nell’incontro di ottobre verrà decisa l’area in cui sarà ubicato il monumento [8]. In una lettera dell’8 gennaio 1951 indirizzata agli artisti Nino Corrado Corazza, Enzo Pasqualini e Luciano Bertacchini, Ezzelino Casaletti ringrazia i destinatari per aver dato «il loro consenso a comporre la Commissione artistica per la scelta del progetto del monumento a Giuseppe Massarenti in Molinella» [9]. Altri componenti della commissione saranno lo stesso Casaletti e Anselmo Martoni allora sindaco di Molinella. Nella lettera vengono fornite altre informazioni sul costituendo monumento dove «si precisa che il bando non sarà pubblico e verrà inviato ad una ristretta cerchia di scultori […] Si comunica inoltre che l’opera deve consistere nella statua in bronzo del Principe dei Poveri alta m. 2,40, e che il comitato già dispone del piedistallo in granito rosa di Baveno, dello stile di cui all’unito disegno» [10].

Nel maggio del 1951 si chiude ufficialmente la sottoscrizione [11] e nel corso del mese successivo viene emesso il bando per partecipare al concorso indirizzato agli scultori: Torquato Tamagnini, Alfeo Bedeschi, Renato Martelli, Luciano Minguzzi, Angelo Biancini. Si legge nel bando:

Il Comitato “Pro Massarenti” bandisce un concorso fra le SS.LL. per il progetto di un monumento da erigersi in Molinella a glorificazione dell’apostolo della redenzione operaia. Detto monumento verrà eretto nel piazzale antistante il fabbricato scolastico: il piedistallo, in massi di granito rosa, di cui il Comitato già dispone (veggasi disegno allegato), dovrà essere opportunatamente adattato dal concorrente. Per la statua fusa in bronzo, dell’altezza di m. 2,40 consegnata a piè d’opera viene preventivata la somma di L. 1.500.000. [...] I concorrenti dovranno presentare a loro cura e spese presso la sede municipale in Molinella nel termine del 30 settembre 1951: a) un disegno del complesso architettonico e figurativo, scala 1 a 10; b) un bozzetto della statua di cm 60; c) testa della stessa grandezza che dovrà avere nella statua. Tutti gli elementi di cui sopra debbono essere contraddistinti da un motto particolare per ogni concorrente. All’atto dell’esibizione degli elaborati sarà consegnata una busta sigillata riportante all’esterno il motto e all’interno un biglietto col nome del concorrente. [...] I disegni ed i plastici del vincitore restano di proprietà del Comitato. Gli altri resteranno a disposizione dei concorrenti i quali dovranno ritirarli nel termine di due mesi.

Fig. 3 - Prova in bronzo prima della realizzazione finale della statua di Giuseppe Massarenti (fotografia di Studio Camera, Archivio Fotografico della Fondazione Cineteca di Bologna).
Fig. 3 - Prova in bronzo prima della realizzazione finale della statua di Giuseppe Massarenti (fotografia di Studio Camera, Archivio Fotografico della Fondazione Cineteca di Bologna).
Nei faldoni dell’archivio comunale è stato possibile rintracciare le buste con il motto dei concorrenti. La sola aperta è quella che riporta la scritta “Perseo” riferibile a Luciano Minguzzi, ma dei disegni e dei plastici si sono perse le tracce. Grazie alla collaborazione di Luca Minguzzi, figlio dello scultore e presidente della Fondazione a lui intitolata, sono entrata in possesso di alcune fotografie di un bozzetto in bronzo [12]. Le immagini digitalizzate da fotografie analogiche di pessima qualità non sono pubblicabili, ma qui è utile segnalare che vengono spedite all’artista accompagnate da una lettera scritta dalla sign.ra Anna Maria Chiusoli Festi di Bologna e datata 11 dicembre 1997. La proprietaria chiede nella lettera conferma dell’autenticità dell’opera che avrà da parte dell’artista un riscontro positivo. Nelle immagini non vi sono riferimenti di scala, ma la statua poggia su di un libro, probabilmente un dizionario e si può quindi dedurre che l’altezza massima rientri nel valore dei 60 cm. Sembra invece più grande il bronzo fotografato da Studio Camera di Bologna nel 1951 all’interno dello studio dell’artista, forse un’ulteriore prova prima dell’elaborato finale [13].

Benché molto simili, non si tratta della stessa opera, poiché le due si differenziano nel gesto della mano destra - dettaglio al quale il comitato teneva in maniera particolare, come vedremo - che viene adottato solo nella prova ripresa da Studio Camera e che deve essere quindi posteriore alla statuetta conservata dalla sign.ra Chiusoli.

Degli elaborati presentati dagli altri concorrenti sono giunta in possesso solo di una fotografia che ritrae la proposta del prof. Torquato Tamagnini [14]. Si tratta di un bozzetto in argilla, materiale più idoneo allo scopo di presentare una prima idea di una scultura a un concorso. Questo conferma che a oggi non conosciamo la proposta che Minguzzi presentò nel 1951, ma solo delle prove successive alla vittoria del concorso e antecedenti al modello definitivo dell’opera.

Dal verbale della commissione esaminatrice redatto il 4 novembre 1951 sappiamo inoltre che Minguzzi è stato costretto a diverse modifiche rispetto alla prima proposta; si legge infatti che:

La commissione peraltro delibera di comunicargli [a Minguzzi] l’esito del concorso con la clausola che gli potrà essere assegnata l’esecuzione dell’opera sotto la precisa condizione che egli accolga quei suggerimenti che il Comitato Pro Massarenti avanzerà in ordine a talune modifiche del bozzetto che si rendono necessarie a giudizio di chi conobbe in vita Giuseppe Massarenti [15].

Fig. 4 - Bozzetto in creta presentato al concorso del 1951 da Torquato Tamagnini (collezione privata).
Fig. 4 - Bozzetto in creta presentato al concorso del 1951 da Torquato Tamagnini (collezione privata).
Di queste modifiche si parlerà anche nella riunione successiva del comitato alla presenza di Luciano Minguzzi, ma senza entrare nello specifico. Durante l’incontro si dà mandato ad alcuni componenti del comitato di redigere con lo scultore un regolare contratto e di assisterlo nell’esecuzione del lavoro per fornirgli «quei suggerimenti necessari affinché l’effige di Massarenti sia il più perfetta possibile, coadiuvati anche dalla competenza del sig. Corazza e Bertacchini» [16]. L’argomento viene brevemente liquidato anche nella redazione del suddetto contratto senza entrare nel merito delle modifiche da apportare che si possono però cogliere da alcuni documenti datati tra il giugno e il novembre del 1951, vale a dire tra l’emanazione del bando di concorso e la redazione del verbale da parte della commissione giudicatrice con l’esito dello stesso.

In due di questi documenti si fa riferimento alla fotografia che riprende Massarenti affacciato al balcone del Municipio il giorno del suo ritorno a Molinella. Alla stessa immagine, che accompagnerà il bando di concorso quando sarà inviato agli artisti interessati, si accenna indirettamente anche in un terzo documento, nel quale vengono menzionate varie fotografie i cui negativi erano in possesso del fotografo Scarabelli, come si è detto autore dello scatto che immortala Massarenti dal balcone. In questi documenti si fa menzione anche di una maschera in gesso rilevata sulla salma del defunto Massarenti che il comitato tiene a disposizione dei candidati. In un quarto documento, una lettera del dott. Amedeo Cazzola, commercialista di Bologna e membro del comitato, inviata al segretario Casaletti, si legge:

Parlando col prof. Bertacchini, ci siamo trovati d’accordo nel riconoscere la necessità di far avere ai cinque scultori le migliori fotografie dell’età senile di Massarenti, specie [...], quella dal balcone del municipio (col cappotto), ed altre che so esistere presso i più intimi di Molinella. [...] Il prof. Bertacchini mi suggerisce poi che, senza la pretesa di legare i concorrenti, sia però del caso d’inviare loro la fotografia di quel cappotto [...]. Quanto detto per il cappotto vale anche per il cappello, indumento che taluno potrebbe ignorare, ma che altri potrebbe porre in capo o in mano alla statua [17].

Da quanto detto e dalle poche parole dedicate all’argomento sia nel verbale del concorso che nel successivo contratto tra il comitato e lo scultore, sembra che la committenza avesse le idee ben chiare sull’esito dell’opera finale. Chiedendo ai candidati una totale fedeltà all’aspetto senile dell’illustre cittadino molinellese, di fissare nell’opera un preciso momento della vita dell’effigiato (corredato di immagine fotografica) e di annettere nell’elaborato giacca e cappello di un modello ben individuato, è evidente che la scultura era già costruita nell’idea, prima ancora che nei fatti.

4. L’artista: Luciano Minguzzi

Quando Luciano Minguzzi partecipa a questo concorso, si trova in un momento di svolta della sua carriera [18]. Nello stesso periodo gli viene assegnata la cattedra di scultura del Liceo artistico di Milano, dove si trasferisce e partecipa al concorso per la realizzazione della V porta del Duomo del capoluogo lombardo; concorso che vincerà. Proprio a partire da quel 1951, Minguzzi, fino ad allora artista di fama locale nonostante la partecipazione a sei Biennali, tre Quadriennali, e una serie di riconoscimenti e incarichi pubblici, inizia quel percorso che lo condurrà alla grande popolarità che ancora oggi gli viene riconosciuta a livello internazionale.

Fig. 5 - 18 Aprile 1953, Molinella, inaugurazione del monumento a Giuseppe Massarenti, fotografia di Studio Camera, Archivio Fotografico della Fondazione Cineteca di Bologna.
Fig. 5 - 18 Aprile 1953, Molinella, inaugurazione del monumento a Giuseppe Massarenti, fotografia di Studio Camera, Archivio Fotografico della Fondazione Cineteca di Bologna.
Alla luce di tali considerazioni, non stupisce che nella vasta bibliografia relativa alle sue opere non sia rimasta traccia del lavoro condotto a Molinella, un lavoro che probabilmente Minguzzi fin dall’inizio non ha sentito come proprio e che si colloca cronologicamente in un momento fondamentale della sua crescita artistica. Nonostante l’incarico di alto valore morale e civile, dello stile dello scultore non rimane traccia nella statua dedicata a Massarenti, se non in quel modo di lavorare il metallo come se fosse una materia plastica, in quell’impronta “ditale” che ne caratterizza la superficie, ma che è apprezzabile solo da un punto di vista molto ravvicinato. Anche la recente testimonianza di un amico di Minguzzi come il pittore Enrico Visani, rilasciata a chi scrive, conferma la scarsa attenzione artistica prestata nella realizzazione del monumento a Massarenti (scarica l'intervista).

Il monumento viene infine inaugurato domenica 30 marzo 1953 alla presenza dell’onorevole Giuseppe Saragat [19]. Anche questo dilatarsi dei tempi - la scultura doveva essere consegnata da contratto nell’arco di sei mesi - è indizio del travaglio che deve aver accompagnato la gestazione dell’opera.


Bibliografia

  • Calori T. 1999, Molinella: cronaca e storia, Molinella: Credito Cooperativo Bolognese.
  • Martelli A. 2000, Tanti saluti dal secolo scorso: diario molinellese del ’900, Molinella: La Compagnia del Caffe.
  • Piro F. 1990, Giuseppe Massarenti, in Tega W. (ed.) 1990, Storia illustrata di Bologna, vol.4, Milano: Nuova Editoriale Aiep.
  • Pirovano C. 2002, Minguzzi: sculture, Milano: Skira.
  • Poli M. 2008, Giuseppe Massarenti: una vita per i più deboli, Venezia: Marsilio.

Note

1. Non è stato possibile verificare l’effettiva appartenenza a Massarenti di questa affermazione.

2. Tutte le informazioni biografiche su Giuseppe Massarenti sono tratte da Piro 1990.

3. Due documenti ne attestano la nascita nel mese di gennaio del 1946: uno è il verbale di riunione del comitato, avvenuta il 27 gennaio; l’altro è un comunicato inviato da Molinella a Roma il giorno seguente, alla direzione del Partito socialista. I documenti sono conservati all’Archivio comunale di Molinella (Acm), anno 1946-47-48, categoria VI, classe 6, fascicolo 1, Comitato pro Massarenti, atti vari.

4. Dell’attività del fotografo Scarabelli non rimane nulla. L’immagine pubblicata è ripresa da una fotografia originale in cui si legge chiaramente il timbro in rilievo che ne identifica la provenienza. Ringrazio il sig. Giorgio Golinelli per aver prestato il materiale e le informazioni in suo possesso.

5. I faldoni dell’Archivio comunale di Molinella a cui si fa riferimento sono due: il primo, già citato, Acm, anno 1946-47-48, categoria VI, classe 6, fasc. 1; il secondo Acm, anno 1949, categoria VI, classe 6, fasc. 1, Comitato pro “G. Massarenti”, atti vari.

6. Il documento è in Acm, anno 1949, categoria VI, classe 6, fasc. 1.

7. Secondo un documento datato 14 settembre 1950, Casaletti riferisce che i ritardi all’apertura delle sottoscrizioni sono di ordine tecnico. La norma vigente prevedeva che i collettori fossero muniti di un tesserino fornito dall’ente organizzatrice la raccolta e vidimato dalla questura. In un verbale di riunione del comitato del 19 Ottobre 1950 si «riferisce che i permessi per inviare le sottoscrizioni non sono ancora pronti in quanto essendo la sottoscrizione di carattere nazionale il permesso deve essere rilasciato dal Ministero degli Interni a Roma». Entrambe i documenti sono contenuti in Acm, anno 1949, categoria VI, classe 6, fasc. 1.

8. Si opterà per l’area tra l’edificio delle scuole e il cinema teatro, dove il monumento è stato effettivamente realizzato.

9. In Acm, anno 1949, categoria VI, classe 6, fasc. 1.

10. All’interno dei faldoni consultati non sono stati rinvenuti disegni di nessun tipo e neanche fotografie.

11. Ci sono diversi fogli che lo documentano in Acm, anno 1949, categoria VI, classe 6, fasc. 1, tutti datati 31 maggio 1951.

12. Dallo scambio telefonico e via mail con Luca Minguzzi, ho avuto la conferma che del monumento a Massarenti non si parla in nessun testo appartenente alla bibliografia di Minguzzi padre e che la stessa Fondazione non possiede altro materiale oltre a quello che viene riportato nel presente articolo.

13. Questa fotografia come quella riprodotta alla figura 5, mi sono state gentilmente concesse dall’Archivio fotografico della Fondazione Cineteca di Bologna.

14. Si ringrazia il dott. Andrea Martelli per la segnalazione. Si veda anche Martelli 2000.

15. Documento contenuto in Acm, anno 1949, categoria VI, classe 6, fasc. 1.

16. Ibidem.

17. I documenti a cui si fa riferimento sono: tre lettere del dott. Amedeo Cazzola a Casaletti del 21 giugno, del 5 luglio e del 25 luglio 1951 e una lettera indirizzata da Casaletti a un destinatario non identificato del 6 luglio del 1951. Tutti i documenti sono contenuti in Acm, anno 1949, categoria VI, classe 6, fasc. 1.

18. Le informazioni sulla vita di Minguzzi sono tratte da Pirovano 2002.

19. La notizia è pubblicata in “La Squilla Socialista”, 2 aprile 1953.