La scompostezza, anche estrema, delle reazioni generate da atti di pubblica violenza o dalle richieste particolari di cibi o diete, festività, cure specifiche per motivi di fede è una delle numerose cartine al tornasole di una società multi-religiosa e multi-etnica che si dimostra incapace di leggere il fenomeno religioso al suo interno. La mancata conoscenza delle religioni e della loro storia e l’incapacità di comprendere le dinamiche a esse legate si sono infatti rivelate il grande tallone di Achille di quell’Europa che accoglie – in lotta anche contro se stessa – i migranti e seppellisce disegnatori e appassionati di musica. Come ha ribadito anche Alberto Melloni, tra i promotori di questa Academy e titolare della cattedra Unesco sul pluralismo religioso e la pace dell’Università di Bologna, «l’esperienza religiosa – di cui da oltre un secolo si vaticinava l’estinzione o la subordinazione – è l’epicentro delle paure collettive: la paura agisce come un mostro insaziabile che divora ragionevolezze e diritti pagati a caro prezzo».
L’antidoto specifico contro questo genere di male esiste da tempo, ed è il sapere, declinato nelle tante discipline e tradizioni disseminate in tutto il continente europeo. In particolare, il sapere sulle religioni non può che essere l’unico strumento fecondo di contrasto alle paure e di sostegno all’integrazione tra componenti religiose diverse all’interno di uno stesso tessuto sociale. D’altra parte, «anche senza proporre un impietoso parallelismo fra i calendari del dialogo e quelli della violenza – ha evidenziato Melloni – fra i progressi del dialogo e i progressi della violenza, questo sforzo s’è sviluppato in un contesto che ha visto crescere l’analfabetismo religioso a ogni latitudine. I grandi tesori dei “corpora” dottrinali e giuridici sono tramontati dalla coscienza comune e la chiave di lettura di tipo storico – così connaturale al racconto biblico, neotestamentario e coranico – ha ceduto il passo a collage frammentari tenuti insieme, ancora una volta, dalla paura. Ne è derivata una progressiva incapacità di comprendere i processi in atto, che spesso vengono classificati con termini che semplicemente ridescrivono la cosa anziché comprenderla. Basta guardare a un fenomeno linguistico tutto interno al mondo politico-mediatico dell’Europa degli ultimi anni per rendersene conto. A partire dalla francofonia e poi in tutte le lingue europee, s’è preso a indicare la violenza praticata da credenti come una forma di “radicalismo”. Il linguaggio è stato assunto acriticamente: come se un uso sanguinario della fede fosse più “radicale” di una pratica “spirituale”».
Per promuovere dunque e strutturare questa nuova rete di saperi la Fondazione per le scienze religiose ha accolto non a caso a Bologna, prima città a configurarsi come universitas scholarium, il 5 dicembre più di 500 istituzioni provenienti da 40 paesi, impegnate nello studio delle religioni nelle più diverse discipline: dall’antropologia alla filologia, dalla teologia alle scienze computazionali, passando per storia, scienza politica, diritto e filosofia. I soggetti coinvolti sono una parte dei 2500 centri di ricerca, dipartimenti, associazioni, reti, riviste e editori dislocati in Europa, Caucaso, Balcani, Russia, Medio Oriente, Vicino Oriente e Maghreb, chiamati a fondare la European Academy of Religion. L’unico principio di base a guidarne le attività è l’inclusività. Non ci sono, dunque, limiti confessionali o geografici imposti a chi voglia diventarne membro, ma spazi ampi dove ciascuno è valutato sulla base della qualità della conoscenza e delle intelligenze che la producono.
In termini concreti, questo significa che ciascuno è chiamato a proporre i propri studi sulle dottrine, sui testi, sulle esperienze religiose e a disseminarli attraverso una rete alla quale spetterà il compito di fungere da interfaccia con altri organismi istituzionali e politici, di rendere disponibili i contenuti attraverso una piattaforma web e di organizzare una conferenza annuale, in una sede sempre diversa. La risposta a questa chiamata da parte delle istituzioni, europee e internazionali, è stata ampia, anche a fronte del clima non semplice che sembra avvolgere la zona euromediterranea. I lavori sono stati aperti dai saluti del Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini; dal Cardinale Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica; da Patrizio Bianchi, assessore della regione Emilia Romagna al coordinamento delle politiche europee; e da Massimo Inguscio, Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche.
Il Commissario europeo alla ricerca e all’innovazione, Carlos Moedas, è invece intervenuto con un discorso incentrato sulla necessità di combattere le forme di estremismo, paura e populismo attraverso il dialogo e la conoscenza di ciò che ha diviso e unito l’umanità, e quindi anche della storia e delle manifestazioni del religioso. Il suo augurio per l’Academy è stato quello di prosperare senza perdere di vista la capacità di ogni disciplina di fecondare e lasciarsi fecondare dalle altre, nello spirito della multi-disciplinarietà che solo può contribuire ad una comprensione totale e completa delle religione in Europa e nel resto del mondo.
Dopo di lui, si sono succeduti Jan Figel, inviato speciale della Commissione europea per la promozione della libertà religiosa; Stefano Manservisi, Direttore generale della cooperazione internazionale e dello sviluppo per la Commissione europea; Annette Schavan, Ambasciatore di Germania presso la Santa sede e già ministro per l’istruzione; Igor Kitaev, responsabile del settore Educazione dell’Unesco per il sud-est Europa: Kishan Manocha, in rappresentanza del dipartimento per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Osce, e Martina Larkin, del World Economic Forum.
I lavori per la costruzione della piattaforma web, per l’organizzazione della prima conferenza annuale e per la stesura dello statuto sono cominciati già durante le sessioni di lavoro pomeridiane e proseguiranno nei mesi a venire. In questo modo, la costruzione dell’Academy è stata affidata al dibattito e all’operatività dei suoi futuri membri, sostenuti da critiche e osservazioni costruttive. La redazione dello statuto, sebbene all’apparenza potrebbe apparire come una mera operazione dovuta ai fini dell’inserimento dell’Academy nei registri di pubblico dominio, ha suscitato una discussione dalla quale sono emerse questioni fondamentali, legate alla definizione di ciò che l’Accademia ambisce a essere e a come essa voglia tradurre la propria volontà di inclusività in termini giuridici, territoriali, disciplinari. Se sugli obiettivi generali e sulla struttura di governo non sono state espresse particolari critiche, il gruppo dovrà invece lavorare ulteriormente su come tradurre in parole e norme la necessità di facilitare la messa in rete delle centinaia di realtà aderenti senza necessariamente rappresentarle tutte in modo unitario.
Sulla piattaforma web, che aggiunge alle fondamenta dello statuto una stabile struttura di pilastri, gli studiosi e le studiose hanno espresso la volontà che diventi non solo una “vetrina” attraverso la quale presentare i progetti e i cantieri di ricerca aperti da ciascuno negli ultimi anni e in quelli a venire, ma che sia strumento di attrazione per coloro, soprattutto tra i più giovani, che desiderano intraprendere uno specifico studio sulle dottrine, i testi, le libertà e le esperienze religiose in Europa. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di non chiudere l’Europa dentro i confini dei 28 stati che politicamente comprende, ma di guardare a essa come una vasta area culturale capace di favorire la migrazione di menti, idee e intelligenze. Al fine di incoraggiare e agevolare questa operazione, già in occasione dell’evento del 5 dicembre è stata presentata una directory di tutti i partecipanti, che condurrà a un vero e proprio censimento di informazioni da riversare sul web e che, attraverso un sistema di associazione per parole chiave, possa contribuire ad individuare temi comuni di ricerca tra i centri e quindi sostenere lo scambio tra discipline diverse.
A completamento di questo nuovo edificio del sapere è stato apposto il tetto: la prima conferenza annuale, che avrà luogo già l’anno prossimo. Il gruppo di lavoro a essa dedicato, oltre ad aver indicato con grande entusiasmo la sede nella città di Bologna, ha sottolineato l’esigenza di offrire a tutti gli enti presenti la possibilità di presentare i risultati delle ricerche condotte, ma anche di individuare un modo più “esclusivo” di riunire i membri delle associazioni. È infatti tra gli obiettivi dell’Academy quello di offrirsi come spazio di dibattito non solo verso l’esterno, offrendo ai contesti accademici più piccoli o isolati un’occasione preziosa di scambio, ma anche per i tanti centri, redazioni e associazioni che ne faranno parte, magari scegliendo di convocare i propri membri proprio in occasione del convegno annuale.
Ultimo tema, ma non in ordine di importanza, è l’attenzione agli studiosi e alle studiose che scelgono la strada della ricerca come professione, prima con un dottorato e poi con posizioni accademiche strutturate, e che più di tutti hanno bisogno di conoscere, farsi conoscere e di lasciarsi fecondare da metodi e prospettive diverse. A loro sarà dedicata una cura particolare per mezzo di borse di studio e di sostegni economici per la partecipazione alle conferenze annuali e intorno a loro soltanto sarà organizzato lo sforzo di raccolta fondi dell’Accademia. Se il successo di questo primo incontro sarà il preludio di una grande ed efficace organizzazione sarà dunque merito di tutti coloro che prendendovi parte, diverranno motori attivi di una macchina che entro un anno si dà l’ambizioso obiettivo di dotarsi di una struttura e un’organizzazione stabile e in divenire. Se le religioni e le esperienze spirituali, culturali e sociali che a esse sono legate non saranno più oggetto di paura, ma di comprensione, sarà perché il sapere custodito da migliaia di studiosi e studiose diventerà oggetto di alfabetizzazione e linfa di dialogo.
Risorse on line
- Sito dell’European Academy of Religion
- http://www.europeanacademyofreligion.org/
- Video dell’intervento iniziale di Carlos Moedas (Commissario europeo alla ricerca)
- https://youtu.be/TZblaOlMAyY