Introduzione
Dianella Gagliani, docente di Storia contemporanea all’Università di Bologna, è una dei massimi studiosi del fascismo e della Repubblica sociale italiana. I suoi lavori si sono concentrati sul Partito fascista repubblicano, sul ruolo di Mussolini, sulle generazioni e le correnti che hanno dato vita all’esperienza di Salò, sulla violenza.
In questa intervista Gagliani rilegge e definisce la Repubblica sociale, osservandola attraverso le lenti del Partito fascista repubblicano e della presenza di Benito Mussolini come duce del fascismo e della Rsi.
A partire da una riflessione sul significato del 25 luglio 1943, quando la destituzione di Mussolini avvia una nuova fase per la storia dell’Italia e per la storia del fascismo, Gagliani si addentra fra gli attori che si muovono sulla scena politica e fra le anime del Pfr, segnalando presenze e assenze, convergenze e divergenze che rendono più chiari la natura e gli obiettivi della Repubblica di Salò.
La Rsi, che non coincide interamente con il ritorno degli squadristi della prima ora, vede inizialmente prevalere tra le sue diverse componenti quelle che spingono maggiormente per un rinnovamento del partito e per una più ampia giustizia sociale; ma sin dal gennaio del 1944 Mussolini, nel suo ruolo di duce, mette nuovamente al centro del sistema il fascismo e la sua figura, chiudendo ogni spazio di discussione e di richiesta di cambiamento interno al Pfr.
Quest’ultimo tenta di avocare a sé numerose competenze, ma la sua trasformazione in partito armato con la nascita delle Brigate nere nell’estate del 1944 lo porta a gettare ogni sua energia nella guerra, e in particolare nella guerra civile contro il nemico interno, tralasciando ogni altro compito, dall’assistenza alla lotta al mercato nero.
Dal canto loro anche le strutture più tradizionali dello Stato – il cui dualismo con il partito non viene superato attraverso la figura del capo della provincia – sono in difficoltà davanti alle necessità contingenti imposte dall’occupazione tedesca e dal conflitto, a cui danno risposte diversificate nelle singole situazioni locali anche in dipendenza degli uomini che si trovano ad amministrare e a governare il territorio.
La Repubblica sociale, debolissima, carente di uomini – al centro come alla periferia – e dipendente dalle decisioni dei nazisti, non riesce a fare fronte all’emergenza bellica, ma secondo Gagliani è una presenza tutt’altro che evanescente sulla scena italiana del 1943-1945, specialmente per quanto riguarda l’incremento dei livelli di violenza e di insicurezza della popolazione.
Intervista
Che significato ha lo spartiacque del 25 luglio 1943 per la formazione della Repubblica sociale italiana?
Sin dalla sua formazione il fascismo è composto di più anime che si scontrano e incontrano per tutta la durata del regime. Anche il fascismo di Salò presenta al suo interno diverse componenti. Quali sono e in cosa si differenziano rispetto alle idee e alle realizzazioni del fascismo di cui sono portatrici?
Quali di queste anime entrano nella Rsi dopo l’8 settembre 1943? Ve n’è una che predomina sulle altre, tanto da conferire caratteristiche specifiche al Partito fascista repubblicano e alla Repubblica sociale?
Quali sono i riflessi della compresenza di più anime sulle situazioni locali?
Durante gli anni del regime il rapporto fra Stato e partito è complesso e non si risolve del tutto a favore dell’uno o dell’altro. In che modo tale rapporto viene riarticolato nella Rsi?
Perché il Partito fascista repubblicano nei mesi di Salò avoca a sé una serie di competenze nel campo dell’assistenza? Come incide tale decisione sulla struttura del partito?
Esiste una specificità della questione ebraica a Salò?
Nel discorso pubblico la Rsi è spesso ricordata come un mero stato fantoccio, debolissima e inefficiente sotto ogni punto di vista; oppure, sulla base della memorialistica interna a Salò, la si dipinge come qualcosa di necessario a salvaguardare la popolazione italiana dalla violenza nazista. Questi giudizi finiscono per ricadere sulla figura di Mussolini, a volte in tono quasi agiografico; al contrario le Brigate nere e il Pfr appaiono come l’anima nera della Repubblica sociale. Tali letture non semplificano eccessivamente la situazione?
Riprese e montaggio a cura di Liviana Davì
Bibliografia
- Gagliani D. 1999
Brigate nere. Mussolini e la militarizzazione del Partito fascista repubblicano, Torino: Bollati Boringhieri - Gagliani D. 2001
Combattere per Salò. Memorie, storiografia, storia d’Italia, “Italia contemporanea”, 225 - Gagliani D. 2003
Repubblica sociale italiana, in De Grazia V. e Luzzatto S. (eds.), Dizionario del fascismo, vol. 2, L-Z, Torino: Einaudi - Gagliani D. 2004
Violenze di guerra e violenze politiche. Forme e culture della violenza nella Repubblica sociale italiana, in Baldissara L. e Pezzino P. (eds.), Crimini e memorie di guerra. Violenze contro le popolazioni e politiche del ricordo, Napoli: L’Ancora del Mediterraneo - Gagliani D. 2004
Il ruolo di Mussolini nella Repubblica sociale italiana e nella crisi del 1943-1945, “Storia e problemi contemporanei”, 37 - Gagliani D. 2007
La guerra civile in Italia, 1943-1945. Violenza comune, violenza politica, violenza di guerra, in Gribaudi G. (ed.), Le guerre del Novecento, Napoli-Roma: L’Ancora del Mediterraneo - Gagliani D. 2011
La “strana” defascistizzazione del 25 luglio 1943, in Pensare la contemporaneità. Studi di storia per Mariuccia Salvati, Roma: Viella - Gagliani D. 2015
I volenterosi alleati di Hitler. Mussolini e la Repubblica sociale italiana, “Storia e problemi contemporanei”, 68