1. Introduzione

«Trincee, scoppi assordanti, sangue, filo spinato e campi di prigionia: la Prima guerra mondiale si materializza a Bibbiano» scrive “Il Resto del Carlino” il 15 settembre 2013. È il giorno di inaugurazione del ciclo di eventi realizzato nella sala polivalente del Teatro Metropolis della cittadina in provincia di Reggio Emilia dal Centro studi Musica e Grande guerra, in partnership con un folto gruppo di soggetti pubblici e privati. Hanno, infatti, collaborato la Struttura di missione per la commemorazione del centenario della Prima guerra mondiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Comune di Bibbiano, la Provincia di Reggio Emilia, l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Reggio Emilia (Istoreco), l'Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’età contemporanea, l'Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Brescia), l'Associazione culturale Obiettivo Storia e il Centro studi sul dialetto reggiano.

Il progetto ha inteso - come si legge nel comunicato stampa - «proporre e divulgare alcuni aspetti riguardanti la Prima guerra mondiale, come, ad esempio, la complessa e poco nota vicenda della prigionia. Il ritrovamento presso archivi privati di una ricca e importante mole di documenti riguardanti il lager per ufficiali italiani di Celle (in Germania, vicino ad Hannover), è stato il volano che ha prodotto l’idea di proporre al pubblico una mostra (scritti, fotografie e opere d’arte), uno spettacolo teatrale (una commedia di critica alla guerra scritta dal reggiano Angelo Ruozi Incerti) e un concerto con canti, canzoni e opere “colte” di musicisti prigionieri nel campo». Dunque tre eventi, tutti coronati da un buon successo di pubblico, per divulgare con modalità e linguaggi diversi un tema di notevole rilevanza storiografica e civile.

[[figure caption="Manifesto della mostra" href="./sites/default/images/figure/2013/montanari/montanari_2013_01.jpg" href_class="fancybox" width="200px" align="left"]]figure/2013/montanari/montanari_2013_01.jpg[[/figure]]

Il progetto Prigionieri dimenticati. Italiani nei lager della Grande guerra fa infatti riferimento ai 600.000 italiani rinchiusi nei lager austriaci e tedeschi, di cui quasi la metà a seguito della disfatta di Caporetto; uno degli aspetti meno noti della Prima guerra mondiale, se si escludono i pionieristici studi di Giovanna Procacci. Oltre 100.000 di loro, quasi tutti soldati semplici, morirono per le durissime condizioni di vita, ma anche per la colpevole indifferenza della stato italiano e del Comando supremo militare, interessati soprattutto a scongiurare il fenomeno delle diserzioni. L'Italia infatti, unica tra le potenze belligeranti, non organizzò - se non in extremis - aiuti collettivi ai prigionieri; ed anzi rifiutò le proposte avanzate in questo senso dagli alleati.

2. La mostra

Per ovviare alla dimenticanza di tale tragedia è stata allestita innanzitutto una mostra didascalica, curata da Mirco Carrattieri (Presidente di Istoreco) e incentrata sul lager di Celle, il principale campo per ufficiali italiani. Fra essi scrittori - come Carlo Emilio Gadda, Bonaventura Tecchi, Ugo Betti - e non pochi artisti e musicisti, che lasciarono numerosi diari, memorie, lettere, disegni e composizioni musicali, nucleo centrale dell’esposizione. [[figure caption="Documentazione della mostra 'Prigionieri dimenticati', Bibbiano 14-29 settembre 2013" align="right" width="350px"]]figure/2013/montanari/montanari_2013_02.jpg[[/figure]]

La mostra è composta di 21 grandi pannelli che presentano il fenomeno da due diversi punti di vista. Nella prima sezione sono inquadrate storicamente le vicende della prigionia attraverso testi analitici, grafici e fotografie: sono affrontati il contesto generale di guerra, i due diversi campi in lotta, le dimensioni e caratteristiche dell'internamento; poi si analizzano le differenze tra campi alleati e imperiali, tra Austria e Germania, tra ufficiali e soldati (questi ultimi costretti al lavoro forzato); quindi si ricorda l'internamento dei civili, la prigionia degli austriaci in Italia e l'ulteriore reclusione imposta dallo stato italiano ai suoi stessi soldati di ritorno dalla prigionia, ufficialmente giustificata come quarantena sanitaria, ma in realtà funzionale a sottoporli a interrogatori disciplinari.

Nella seconda sezione invece si concentra l'attenzione su Cellelager, ripercorrendone la struttura, le caratteristiche, le vicende più importanti: come, ad esempio, la famosa visita del nunzio Pacelli. Ma si ricostruisce anche la vita quotidiana nel campo, fatta di dura disciplina, di freddo, fame e malattie, di noia e passatempi originali attraverso le testimonianze e le produzioni dei prigionieri. 

[[figure caption="Installazioni della mostra 'Prigionieri dimenticati', Bibbiano 14-29 settembre 2013" align="left" width="350px"]]figure/2013/montanari/montanari_2013_03.jpg[[/figure]] Insieme ai pannelli, sono state esposti a Bibbiano un diorama del campo realizzato per l'occasione e diversi materiali originali: oggetti, documenti, fotografie, disegni, opera tra gli altri di Giuseppe Denti, di Francesco Nonni e del bibbianese Incerti - ma sono una decina gli archivi privati di provenienza. La mostra è stata arricchita anche da un’apposita sezione di reperti bellici: divise, equipaggiamenti, armi, attrezzature mediche, ottiche e telefoniche, documenti cartacei e fotografici provenienti dalle collezioni di Lauro James Garimberti (uno degli ideatori dell'intero progetto, insieme a Carlo Perucchetti) e Marco Formentini. Il percorso espositivo è stato accompagnato, in sottofondo, da materiali audio d'epoca e da musiche originali scelte dal Centro studi Musica e Grande guerra.

3. Lo spettacolo teatrale

Come secondo appuntamento è stato realizzato dalla compagnia “I pazzi di piazza”, per la regia di Auro Franzoni, lo spettacolo teatrale Per la più grande Italia ovvero Sandrone Soldato. Si tratta di una commedia-farsa per burattini, scritta a Rastatt nel novembre del 1917 e terminata un anno dopo a Cellelager da Angelo Ruozi Incerti, in collaborazione con Giuseppe Denti; e messa in scena in prima assoluta a Bibbiano. Il titolo riprende chiaramente il volume contenente i discorsi tenuti da Gabriele D’Annunzio nel “maggio radioso” del 1915; ma il tono è di satira, infatti lo svolgimento e il significato della vicenda bellica del protagonista assumono un senso opposto a quello dei discorsi propagandistici del Vate

Sandrone, maschera reggiana che solitamente appare come un contadino rozzo ma furbo che riesce, anche se maltrattato, a superare tutte le difficoltà grazie alla sua vivace e concreta intelligenza, acquista con Ruozi un approfondimento psicologico del tutto nuovo rispetto alla tradizione; ed è in grado, con il suo buon senso istintivo, di non piegarsi di fronte alle ingiustizie che pure subisce, smascherando i toni esaltati e nazionalistici del Duce, cioè il generale Luigi Cadorna, e del Vate. Descrivendo la durezza e la violenza della guerra nella sua concretezza Sandrone dà voce a tutti i soldati semplici che soffrono e muoiono nelle trincee.

Anche gli altri personaggi minori ricalcano questa vena satirico-farsesca: il capitan Spavento, soldato coraggioso a parole e pavido nei fatti, e l’Imboscato, sfuggito spesso con l’inganno al reclutamento e alla guerra, che è anche il padrone sfruttatore di Sandrone.

[[figure caption="Fotografia di scena dello spettacolo 'Per la più grande Italia ovvero Sandrone soldato'" align="right" width="350px"]]figure/2013/montanari/montanari_2013_04.jpg[[/figure]]Il Generale infine, in cui è facilmente riconoscibile la figura di Armando Diaz. I nemici (l’Alemanno, che impersona il soldato tedesco, e l’Austro, che raffigura il milite austriaco, poi chiamato tugnin secondo una diffusa denominazione popolare non priva di una venatura di umorismo) sono presentati secondo stereotipi nazionalistici e si esprimono con un linguaggio che ha l’evidente scopo di suscitare il riso negli spettatori. Nella seconda parte acquistano però anche un ruolo drammatico, evocando toni di dolente dignità umana.

A margine della rappresentazione è stato ripubblicato il testo della commedia, arricchito da uno studio linguistico e letterario, grazie al contributo della rivista “Reggio Storia”.

4. Il concerto

Infine, come ultimo appuntamento, è stato realizzato un concerto, in cui l'Ensemble Musica e Grande guerra ha eseguito musiche originali scritte e cantate nei lager. Opere provenienti sia dai campi per i soldati, come Mauthausen in Austria, sia da quelli di deportazione civile, come Katzenau, fino ai lager tedeschi che ospitarono i prigionieri dopo Caporetto, come Rastatt. Sono stati eseguiti inoltre brani vocali provenienti dai campi della Galizia e della Siberia, in cui furono rinchiusi i trentini che avevano combattuto nelle file dell'esercito austroungarico.

I canti elaborati dai prigionieri stessi si sono intrecciati con canzoni popolari e con opere “colte”. La funzione ricoperta dalla musica era quella di veicolare la condivisione emotiva della situazione tragica della sopravvivenza e di alimentare la speranza del ritorno. Alcuni brani vocali consentirono anche di salvare la propria identità in un contesto alienante. Da queste composizioni traspaiono spesso accenti forti contro i carcerieri e il nemico; e contemporaneamente la consapevolezza e l’amarezza dell’abbandono da parte dello stato italiano.

Di un certo rilievo, musicale e non solo, sono le composizioni del capitano Giuseppe Denti, musicista e maestro di scuola, prigioniero a Cellelager. Significativa la sua scelta di musicare testi di poeti italiani come Graf e D’Annunzio che, metaforicamente, facevano riferimento ad una condizione di oppressione e costrizione. Lo “scherzo melodrammatico” La signorina del Lager, per soprano, tenore, pianoforte e archi - ad esempio - nasce nel lager dalla collaborazione di Denti con l'altro musicista Alceo Rosini (valente violino solista e spalla dell’orchestra del campo) e con lo scrittore pratese Alberto Casella. L’opera, in un atto, era stata rappresentata in precedenza una sola volta, nel 1918. [[figure caption="Concerto '1914-1918 Musiche dalla prigionia'" align="right" width="350px"]]figure/2013/montanari/montanari_2013_05.jpg[[/figure]]

Nel loro complesso gli eventi bibbianesi hanno rappresentato una sorta di anteprima delle iniziative di commemorazione per il centenario della Grande guerra. È auspicabile che, grazie all'attività del Centro studi Musica e Grande guerra e del suo animatore - Carlo Perucchetti - continui questo fecondo intreccio tra ricerca storica, musicologia e comunicazione, che getta una nuova luce su episodi noti e meno noti e contribuisce a raccontare in modo originale le vicende dell'Europa delle trincee.


Manifesto dell’iniziativa (.pdf)


 

 

Risorse

Segnalazioni dell'evento su Telereggio
http://www.telereggio.it/2013/09/26/la-memoria-dimenticata-della-grande-guerra
Arte nella Grande guerra
http://www.artegrandeguerra.net
14-18 Documenti e immagini della Grande guerra
http://www.14-18.it
Pietri Amedeo, classe 1890 – Documenti e testimonianze sulla Grande guerra
http://www.pietrigrandeguerra.it
I concerti del Centro studi Musica e Grande guerra 
http://musicaegrandeguerra.wordpress.com/category/concerti

L'immagine associata all'articolo riproduce un’opera sulla prigionia realizzata da Angelo Ruozi Incerti.