Dal 2005 il progetto Memoria della Seconda Guerra mondiale. Approccio comparato Italia-Francia trova svolgimento tra le attività che l’Istituto storico di Modena e la Maison d’Izieu (Dipartimento dell’Ain, regione Rhone-Alpes- FR), dedicano, con svolgimento ad anni alterni, alla formazione seminariale di respiro europeo, progettando congiuntamente l’articolazione settimanale del corso residenziale rivolto a docenti e operatori dei luoghi di memoria.
La Maison d’Izieu, mémorial des enfants juifs exterminés è un luogo di memoria e di documentazione attivo dal 1994 sulle tematiche relative alla Seconda guerra mondiale e, in particolare, alla Shoah, con lo scopo di «difendere la dignità, i diritti e la giustizia e di lottare contro ogni forma di intolleranza» e il partenariato instaurato con l’Istituto storico data ormai più di un decennio. Il memoriale si trova a Izieu, un piccolo villaggio nel Dipartimento dell’Ain che ha ospitato durante l’occupazione italiana una colonia per bambini ebrei. Dopo l’8 settembre 1943 la zona cade sotto il controllo nazista e il 6 aprile 1944 la Gestapo di Lione, comandata da Klaus Barbie, arresta i 44 bambini rifugiati nella casa di Izieu e i 7 educatori. Due adolescenti e il direttore della colonia sono fucilati in Estonia, mentre gli altri 42 ragazzi e gli adulti sono deportati ad Auschwitz: nessuno fa ritorno, eccetto una degli insegnanti, Léa Feldblum.
[[figure caption="Maison d'Izieu" width="400px"]]figure/2013/ricci/ricci_2013_01.jpg[[/figure]]
Le istanze che informano il progetto e ne promuovono l’elaborazione prendono le mosse da riflessioni e sollecitazioni pervenute ai due enti promotori da soggetti diversificati, ma con finalità convergenti: da una parte, a livello istituzionale, la promozione e la valorizzazione della dimensione europea dell’educazione promossa dai Ministeri dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca italiano e dell’Educazione nazionale francese, nonché dai rispettivi organi periferici; dall’altra, nell’ambito della ricerca e del dibattito storiografico, l’adesione avanzata dal mondo della scuola a progetti storico-culturali capaci di tradurre nella metodologia storico-didattica i temi e i nodi che la comunità scientifica - anche all’interno dell’Istituto storico di Modena - dibatte dagli anni Ottanta sul rapporto storia/memoria.
Alla cornice istituzionale e scientifica del progetto fa necessario riscontro la sponda amministrativa, offerta dall’opportunità di accedere ai programmi di formazione delle rispettive Agenzie: il Lifelong Learning Programme di Indire-Miur e l’Éducation et la formation tout au long de la vie (EFTLV) dell’omologa francese Agence Europe Education Formation France (Agence 2E2F), al fine di ottenere, da parte dei candidati al corso, l’intera copertura economica delle spese di partecipazione. Mette conto rilevare come negli ultimi anni, complice la congiuntura economica particolarmente delicata per il nostro paese, le risorse per i docenti italiani si siano oltremodo ridotte, cosicché, anche a fronte di ottimi punteggi di valutazione assegnati da Indire sia alla programmazione del corso, sia ai contenuti dei moduli di candidatura presentati dai docenti, si è resa necessaria la compartecipazione economica degli stessi, secondo una formula di finanziamento mista, adottata nel primo anno di avvio del progetto.
Assai più costante, al contrario, si è mantenuto negli anni l’impegno dell’agenzia francese nei confronti della Maison d’Izieu, che assieme al Velodromo d’inverno e al vecchio campo di internamento di Gurs è uno dei tre luoghi della memoria nazionale francese per la commemorazione delle vittime delle persecuzioni razziste e antisemite e dei crimini contro l’umanità commessi con la complicità dello stato francese e riconosciuti con il decreto presidenziale del 3 febbraio 1993.
Univoco per entrambi i paesi resta al contempo il successo di adesioni che docenti e operatori riservano alle diverse edizioni del viaggio formativo, un dato di rilevante gradibilità che non sembra mostrare flessioni e che segnala l’interesse del mondo della scuola, in tutti i suoi ordini e gradi, sia per le vicende storiche coinvolgenti i nostri paesi nella più ampia tematica del Novecento, sia per l’approccio di tipo comparativo che permette uno sguardo dedicato e insieme differenziante ai nodi storiografici in esame: fascismo, collaborazionismo, antisemitismo, deportazione, resistenza.
Nel procedere delle edizioni e alla luce delle valutazioni raccolte, è possibile individuare più segnatamente nella rilevanza degli interventi scientifici e nella varietà del programma formativo il motivo della longevità del progetto, finalizzato a suggerire e promuovere buone pratiche per la creazione di legami virtuosi tra storia, luoghi di memoria e insegnamento; e capace di sollevare stimoli e instaurare scambi fra scuole per la conoscenza reciproca delle diversità storiche, culturali e linguistiche. Il corso si offre, infatti, anche come interessante opportunità per quei docenti che intendano attivare contatti e programmare scambi tra scuole, sulla base di progetti linguistico-culturali con particolare attenzione alla disciplina storica. Progettazioni connotate, per le scuole italiane, come sperimentazioni complesse e dal respiro sempre più corto, se confrontate con le sollecitazioni che spesso gli istituti scolastici francesi ci rivolgono per costruire relazioni e coinvolgimenti previsti dal loro piano formativo ordinario; e per la cui attuazione i dirigenti scolastici si impegnano a sostenere proprio i progetti con le nostre scuole, in particolare per le classi in cui l’italiano è studiato come seconda lingua.
[[figure caption="Incontro con un testimone della Resistenza nell'Ain, 2011" width="400px"]]figure/2013/ricci/ricci_2013_02.jpg[[/figure]]
Le sessioni di lavoro quotidiano, per quanto intense, si articolano in modo equilibrato nelle visite ai luoghi di memoria e ai musei di entrambi i paesi, all’interno dei quali sono presentati i servizi e simulate le attività che le equipe pedagogiche svolgono con l’utenza scolastica: un modo diretto ed efficace per scambiare pareri fra colleghi e confrontare riflessioni sulle ricadute didattiche.
Ad affiancare la memoria dei luoghi e l’utilizzo dei materiali museografici sono sempre abbinate le conferenze di storici accademici e di esperti, le cui relazioni sono in seguito trascritte e raccolte in dossier; le tematiche affrontate muovono dalle risultanze emerse nelle ricerche storiografiche più avvertite e dal dibattito da esse sollevato, in modo da offrire contributi aggiornati e materiali biblio-sitografici che completano nello specifico quelli di carattere generale, presentati già nei contatti e negli incontri preparatori alcune settimane prima dello svolgimento del corso.
Il progetto, infatti, presentando una risonanza a diverso raggio di diffusione - per lo più regionale in Italia, nazionale invece per la Francia - offre la possibilità ai docenti italiani di partecipare ad incontri di presentazione generale delle tematiche, come quella relativa al fenomeno del collaborazionismo in Europa durante la Seconda guerra mondiale, e delle caratteristiche dei luoghi di memoria situati nel percorso e nel territorio da visitarsi durante la settimana di corso.
Per quanto attiene ai temi storiografici, gli intenti del corso, riconducibili in generale a più approfondite conoscenze della Seconda guerra mondiale su scala europea, sono declinati ogni anno con particolare attenzione alle specificità dei fenomeni locali, analizzati in ottica comparata per coglierne appunto analogie e differenze.
In particolare, trovano spazio il tema dell’occupazione militare italiana nel sud della Francia e soprattutto quello della singolarità del regime di Vichy e della politica di Pétain nel contesto dell’Europa bellica, posti efficacemente in relazione con il regime fascista per evidenziarne le caratteristiche d’origine: il fascismo, prodotto di un processo interno all’Italia, radicato nella crisi del primo dopoguerra; Vichy, al contrario, nato da un processo esterno, causato cioè dalla “strana disfatta” del giugno 1940 e dal conseguente voto del parlamento che assegna a Pétain pieni poteri per instaurare un regime autoritario.
[[figure caption="Cella Marc Bloch, prigione di Montluc (Lyon)" width="400px"]]figure/2013/ricci/ricci_2013_03.jpg[[/figure]]
Anche per ciò che riguarda la situazione geopolitica in Europa - connotata dalla costellazione fascista, mosaico di regimi, tutti alleati, come l’Italia, o dipendenti dalla Germania nazista, nei quali le élite politiche tradizionali si alleano ai rappresentanti di un’estrema destra oltremodo ideologizzata - il corso approfondisce la specificità della Francia, che assume nel suo territorio l’ampia casistica di zone occupate, satelliti, annesse e, unico caso in Europa, di una “zona libera”, senza presenza militare tedesca fino al 1942, appunto nel sud, comprensiva della città di Lione e della costa mediterranea.
Parimenti interessante è ripercorrere il dibattito di storia comparata sulla “guerra civile di liberazione” italiana e francese, che rende evidente la differenza esistente fra l’ordine di grandezza delle forze mobilitate dalla Repubblica sociale italiana (Rsi) al confronto della Francia, dove il braccio armato di Vichy, la milizia, si compone di una decina di migliaia di combattenti fanatici, lasciati isolati dagli apparati dello stato, che progressivamente si distaccano da Vichy e non si mobilitano per difendere l'occupante. Per questo motivo gli storici francesi parlano della liberazione in Francia come di una guerra civile a intensità molto bassa, nella quale il contrasto tra partigiani e collaboratori francesi non raggiunge il grado di polarizzazione che si ha nel nord dell’Italia.
Anche sul versante delle politiche razziali gli interventi esperti hanno proposto la comparazione fra le legislazioni antiebraiche naziste, fasciste e del governo collaborazionista francese, consentendo interessanti ricadute didattiche; e messo in rilievo le scelte autonome operate da Vichy e dal regime fascista, attuate senza alcuna costrizione da parte dell'alleato, con il quale hanno converso poi nella fase della soluzione finale. Il profondo, autoctono antisemitismo francese, da cui Vichy ha preso ispirazione e mosse, e la presenza di una comunità ebraica molto più ampia che in Italia ha invece avuto conseguenze ben più estese nelle azioni di persecuzione e di deportazione degli ebrei in Francia.
Ai temi storiografici il programma del corso affianca la riflessione sulla funzione pedagogica dei musei e sul loro utilizzo come risorse culturali, nonché sulla comparazione delle politiche della memoria agite dalle due realtà. Le visite nei musei e ai luoghi svolte in tempi distesi permettono di rilevare le sedimentazioni storiche e culturali riconoscibili nella loro denominazione, strutturazione e funzione, ma anche di cogliere in modo efficace le scelte di allestimento museografico, le strategie di comunicazione visiva, le stesse pratiche politiche della memoria.
Significativa risulta la reificazione dei luoghi, sedi dei musei della Resistenza francesi inseriti nel progetto: il centro del comando della Gestapo a Lione, un penitenziario a Nantua, una scuola militare a Grenoble; del pari interessante appare la funzione che la rete degli Istituti storici della Resistenza in Italia svolge nel dopoguerra, assorbendo il ruolo dei musei e concorrendo a ritardarne l’apertura fino agli anni Settanta.
Paradigmatiche del clima di persecuzione antiebraica appaiono le opposte vicende della rafle del 6 aprile 1944 alla Maison d’Izieu e del salvataggio dei ragazzi di Villa Emma a Nonantola nel 1942-43, spesso assunte dai docenti come tappa iniziale di un percorso tematico sulla persecuzione dei bambini e dei ragazzi ebrei in Europa.
La recente inaugurazione del Camp des Milles ad Aix-en-Provence permette di inserire nella progettazione del corso l’unico campo di internamento e deportazione francese recuperato integralmente nella sua struttura e voluto come luogo di memoria, secondo le scelte di una politica memoriale, inaugurata da Chirac, volta ad ammettere le responsabilità collaborazioniste francesi.
Al suo interno si incrociano idealmente sia le tematiche dell’antisemitismo e della xenofobia che permeano la politica razziale di Vichy e che trovano corrispondenza nella legislazione antiebraica fascista, sia quelle della costruzione di un nuovo ordine basato sulla politica di controllo, esclusione e persecuzione di Vichy, che sono condensate parimenti nella pregnanza storica che riveste il campo di Fossoli a Carpi.
Le attività del progetto sfruttano, dunque, il potenziale storico e memoriale dei luoghi, i cui apparati pedagogici sono stimolati a ripensarsi e ad aggiornarsi nell’ottica di incontri e percorsi sempre più allargati all’Europa e capaci di rendere consapevoli i cittadini della cultura e dei saperi del territorio. In modo pertinente, rispondono alle richieste specifiche di conoscenza, di riflessione pedagogica, di stimolo per la progettazione di unità di lavoro a forte tasso di innovazione didattica.
Proprio la possibilità di tradurre in percorsi didattici gli aspetti salienti delle vicende storiche locali - la traduzione, cioè, del portato concettuale in pratica spendibile e confrontabile con colleghi stranieri - è l’esigenza che i docenti vedono precipuamente soddisfatta nel corso, come emerge dai rendiconti sugli esiti della formazione stilati nei rapporti finali.
Nel corso delle diverse edizioni, infatti, emergono alcuni punti di attenzione incrociata per i quali i docenti chiedono più ampio spazio di confronto, anche occupando quei segmenti di tempo non programmato ufficialmente dal corso. Le occasioni per conoscere temi e problemi inerenti i reciproci curricoli di storia contemporanea nei diversi ordini di scuola sono date nello spazio di presentazione delle risorse pedagogiche di ogni museo e memoriale e sono introdotte generalmente da una presa in esame di nodi critici riferibili sia al rapporto storia-politiche della memoria, sia alle scelte tematiche e metodologiche dell’insegnamento disciplinare. A proposito dell’uso pubblico della storia emerge congiuntamente la critica alla strumentalizzazione politica della disciplina e, di conseguenza, la difesa dell’autonomia della storia, della sua ricerca e della sua capacità interpretativa rispetto alle ingerenze statali e alle direttive contenute nella serie di leggi commemorative comune ai due paesi; risultano inoltre problematiche comuni ai due gruppi la difficoltà di trattazione per tutte le fasce di età di argomenti scottanti ma imprescindibili per la comprensione del secolo XX, la ricerca di un equilibrio fra storia nazionale, locale e sovranazionale e la necessità di rinnovare un insegnamento spesso orientato al nozionismo. E’ su quest’ultimo orizzonte di lavoro che l’attenzione dei corsisti si concentra per accogliere buone pratiche didattiche da esportare e declinare secondo le diverse situazioni di apprendimento; e, data anche la strutturazione del percorso formativo, l’ambito della didattica museale - dell’utilizzo cioè in senso laboratoriale e attivo delle diverse tipologie di fonti selezionate dalle raccolte e dagli allestimenti museali - offre spunti di indubbio interesse.
[[figure caption="Museo della Resistenza di Nantua" align="left" width="300px"]]figure/2013/ricci/ricci_2013_04.jpg[[/figure]]
Risultano così esemplari le proposte didattiche che la Maison d’izieu e il Museo della Resistenza di Nantua approntano per le scuole: sono attività di didattica attiva e ludica, nelle quale i ragazzi, divisi in gruppi, simulano, ad esempio, il trascorrere di una giornata negli spazi della colonia di Izieu; oppure squadre di partigiani impegnati a decidere la strategia migliore per compiere missioni, seguendo una pista narrativa tipica del libro-game e tenendo nel giusto conto le collezioni materiali del museo e le informazioni dei pannelli.
Corrispondono nella nostra regione i laboratori allestiti dall’Archivio del Comune di Nonantola con relazioni con la comunità locale e quelli del Museo casa Cervi di Gattatico. Questi ultimi affrontano la biografia di Alcide Cervi e la storia della sua famiglia, inquadrata nel doppio piano prospettico della vita contadina nelle campagne del Novecento e del rapporto con l’antifascismo, della scelta, cioè, di netta opposizione al regime che la renderà punto di riferimento indispensabile per gli antifascisti clandestini della zona. Tutte queste tipologie di esperienza fanno perno su metodologie attive, che vedono i docenti simulare le attività delle classi in visita: l’analisi diretta di documenti e materiali e, con procedimento inverso, la validazione di testi storiografici con la ricerca nel museo delle fonti che rendono plausibile il testo.
Se da un lato è possibile rilevare la più ampia condivisione nella scelta di affrontare i contenuti del curricolo valorizzando la metodologia del lavoro dello storico, il confronto sui rapporti che la disciplina storica intrattiene con le altre nella strutturazione dei vari percorsi, comporta spesso scambi vivaci con personali vicendevoli valutazioni critiche. Gli aspetti di criticità riguardano i percorsi interdisciplinari che il corso favorisce con l’ambito umanistico, geografico, sociale e artistico e che differiscono nelle rispettive esperienze. In particolare, nonostante nella scuola francese si pratichi l’insegnamento congiunto di storia e geografia, i contenuti appaiono presentati separatamente, i manuali stessi consistono in volumi distinti e soprattutto negli incontri durante il corso non vengono presentati tentativi di sviluppo di unità di apprendimento comuni, risultando dunque paradossalmente più significative le esperienze interdisciplinari di lavoro sul campo portate avanti in Italia proprio nella nostra regione.
Viene anche discusso il coinvolgimento della storia dell’arte come disciplina in grado di offrire agli studenti gli strumenti necessari, in generale, a decodificare un mondo ormai dominato dalle immagini e - nel caso specifico del nostro corso - a leggere le rilevanze artistico–monumentali dei luoghi per interrogarsi sulle politiche della memoria e sulla loro inclusione nella più ampia Public History. L’introduzione assai recente dell’histoire des arts (storia delle arti) nelle scuole francesi di ogni ordine e grado rende lo scambio con i docenti italiani piuttosto asimmetrico, sia per il ritardo con cui giunge a regime la nuova disciplina, peraltro con un programma oggettivamente sovradimensionato, sia per l’adozione di una soluzione “plurale” che segnala lo statuto di un insegnamento di tutte le arti con rischi evidenti di genericità e scarsa incisività.
Nonostante questo, proprio il tema del raccordo tra la tutela del patrimonio storico-culturale e l’insegnamento per la scuola italiana di cittadinanza e costituzione (legge n. 169 del 30.10.2008) rappresenta una significativa apertura interdisciplinare trasversale a tutto il corso, in grado di portare a sintesi, da una parte, la lettura storica del contesto svolta dalle relazioni esperte e, dall’altra, l’interpretazione dell’opera come documento e come patrimonio delle storie locali e delle forme memoriali.
La stessa collocazione del corso all’interno della tematica dell’educazione alla cittadinanza europea lo connota come percorso caratterizzante le azioni culturali dei due enti promotori: il progetto indicizza infatti l’interesse per un approccio analitico e interpretativo alle realtà che nel corso del Novecento hanno intersecato i nostri percorsi nazionali, politici e culturali, e si configura quindi come un valore aggiunto alla trama delle relazioni formative su scala europea.
Risorse
- Maison d’Izieu mémorial des enfants juifs exterminés
- http://www.memorializieu.eu/spip.php?lang=fr
- Centre d'Histoire de la Résistance et de la Déportation
- http://www.chrd.lyon.fr/chrd/
- Mémorial de la prison de Montluc
- http://www.defense.gouv.fr/actualites/memoire-et-culture/le-memorial-de-la-prison-de-montluc-a-lyon
- Musée d'Histoire de la Résistance et de la Déportation de l'Ain et du Haut-Jura
- http://www.ain.fr/jcms/int_50616/musee-d-histoire-de-la-resistance-et-de-la-deportation-de-l-ain-et-du-haut-jura
- Mémorial du Camp des Milles
- http://www.campdesmilles.org/