1. Il case study

All’interno di un quadro d’azioni estremamente stratificato come quello del reclutamento di manodopera per la Germania, che si contraddistingue in Italia tra il 1943 e il 1945 per la pluralità di strategie, agenzie e soggetti reclutatori – sia nazionali, che stranieri – operativi simultaneamente sugli stessi territori, lo studio del caso provinciale modenese consente di focalizzare lo sguardo sull’azione della Repubblica sociale italiana, isolandone l’attività svolta a livello amministrativo [1].

L’emigrazione stagionale in particolare dei lavoratori agricoli, verso altre regioni o verso la Germania, si presenta infatti nell’autunno 1943 ai residenti nella provincia di Modena come una scelta, orientata da necessità economiche, ormai consolidata: una strategia di sostentamento abitualmente accolta dalla popolazione contadina per contrastare gli effetti dei prolungati periodi d’inattività, determinati dalla presenza strutturale di manodopera eccedente rispetto alle esigenze dell’economia agricola del territorio. Fin dal 1937 alla provincia di Modena è, infatti, riservata la quota di contratti stagionali per l’impiego in Germania più numerosa a livello nazionale [2].

L’endemica disoccupazione bracciantile, che caratterizza il territorio, alimenta anche negli anni successivi un’offerta di manodopera emigrante superiore alla domanda tedesca, che non si modifica nelle sue linee tendenziali dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Dopo la fase d’incertezza determinata dalla caduta del regime, dall’arresto di Mussolini e dalla firma dell’armistizio, l’istituzione della Repubblica sociale italiana permette al nuovo governo fascista di predisporre a partire dall’autunno 1943 un piano organico di riorganizzazione amministrativa del reclutamento, finalizzato a dare nuovo impulso alla tradizionale emigrazione stagionale verso la Germania.

Sebbene l’autorità di controllo tedesca sul territorio – rappresentata dalla Militärkommandantur 1012, competente per le province di Modena e Bologna – fornisca dati aggregati sul trasferimento di lavoratori oltralpe quantitativamente ridotti per l’intero periodo di governo della Rsi [3], le valutazioni degli occupanti si dimostrano in evidente contrasto con le stime fornite negli stessi mesi dalle autorità fasciste: la Prefettura di Modena registra, infatti, un contingente di oltre 8.000 lavoratori agricoli pronti a partire per il Reich già nel marzo 1944 [4].

2. Interazioni tra quadro amministrativo nazionale e provinciale

All’inizio del 1944 sulla base della valutazione sulla disponibilità di risorse umane presenti sul territorio viene fissata dal governo nazionale la quota di manodopera destinata all’impiego in Germania per ogni provincia, corrispondente nel caso di Modena ad un contingente di 20.000 lavoratori, reclutati in un primo tempo dal solo settore agricolo [5]. La richiesta di manodopera per il Reich è ufficialmente inoltrata al capo provincia Luigi Pansera il 4 gennaio 1944 per mezzo dell’intermediazione del commissario della Confederazione fascista dei lavoratori dell’agricoltura, responsabile della direzione generale Servizio del lavoro all’estero, Aldo Buffa, che pochi giorni prima aveva sottoscritto un accordo nazionale con il referente generale del Generalbevollmächtigter für den Arbeitseinsatz (Gba), a capo dell’estesa rete di uffici del lavoro germanici dipendenti dall’Alto commissariato per l’impiego della manodopera già operativi sul territorio nazionale [6].

Nella fase iniziale l’organizzazione del reclutamento dei lavoratori agricoli su base volontaria è affidata ai sindacati fascisti di categoria, sebbene il segretario della Unione provinciale della Confederazione fascista dei lavoratori dell’agricoltura di Modena, Giacomo Carlotti, evidenzi già i primi di febbraio le difficoltà riscontrate nell’ingaggio volontario di un così cospicuo numero di lavoratori, impossibile a suo giudizio da soddisfare limitando il reclutamento alle sole categorie dei braccianti avventizi e dei coloni [7]. A partire dalla metà di febbraio l’organizzazione della selezione e del trasferimento della manodopera è demandata, invece, direttamente alla supervisione del neoistituito Commissariato nazionale del lavoro Marchiandi (Cnl), affiancato dagli uffici del Gba Italia [8].

Il Cnl – la cui direzione è affidata per nomina del duce ad Ernesto Marchiandi – era stato infatti creato il 7 dicembre 1943 quale organismo amministrativo alle dirette dipendenze del capo del governo e detentore di uno specifico potere legislativo, finalizzato a disciplinare centralmente le condizioni di lavoro, i salari, il collocamento e il movimento della manodopera sul territorio della Rsi, avvalendosi della collaborazione delle associazioni sindacali di categoria. Fra i compiti assegnati da Mussolini al Cnl era stata esplicitamente compresa una funzione di controllo e coordinamento sul reclutamento e l’organizzazione dei lavoratori italiani destinati all’impiego fuori dai confini nazionali, conseguente agli accordi sul trasferimento di manodopera siglati con gli alleati tedeschi [9].

Per perseguire tali obiettivi programmatici, Marchiandi aveva promulgato già il 24 dicembre 1943 un decreto legislativo che regolamentava l’avviamento obbligatorio al lavoro e definiva i criteri per la creazione di un apposito censimento sulla popolazione attiva nel territorio della Rsi [10]. Il testo di legge conteneva i presupposti normativi necessari ad approntare il capillare reclutamento per cooptazione di manodopera per la Germania, che il Cnl tenterà di porre in pratica nei primi sei mesi del 1944.

In vigore effettivo dal 28 febbraio, il decreto prevedeva infatti che ogni uomo abile d’età compresa fra i 16 e i 60 anni avesse «l’obbligo della prestazione di un’attività lavorativa remunerativa»; e, qualora risultasse privo d’occupazione o non potesse certificarla, fosse suscettibile di essere avviato al lavoro tramite chiamata obbligatoria disposta dal Cnl, anche in località diversa da quella di residenza sulla base delle necessità d’impiego contingenti. Al fine di razionalizzare e controllare l’impiego delle risorse umane disponibili a livello nazionale tutti i comuni della Rsi erano chiamati a preordinare le operazioni necessarie a redigere il censimento della popolazione residente, che nelle intenzioni del legislatore doveva divenire lo strumento per limitare la futura distribuzione delle tessere annonarie ai soli individui in regola con la chiamata al servizio del lavoro.

Un altro decreto legislativo del duce, emanato il 2 febbraio 1944 mentre il reclutamento dai territori è già operativo, completa la razionalizzazione dell’organizzazione dell’impiego di manodopera nella Rsi, sostituendo gli uffici di collocamento di categoria afferenti alle Unioni provinciali fasciste dei lavoratori preesistenti sul territorio con un ufficio provinciale unico e una rete di uffici periferici da esso dipendenti a livello comunale [11]. I nuovi Uffici unici di collocamento – fra cui quello istituito, sotto la direzione di Volturno Bonacorsi, a Modena in via Cesare Battisti 63 [12] – secondo la normativa dovevano essere costituiti ed entrare in funzione entro il 12 febbraio 1944. A tali uffici era demandato il compito di stilare con la massima urgenza liste di persone precettabili sulla base della documentazione posseduta dai precedenti enti, nelle quali integrare eventuali ulteriori nominativi di elementi disponibili segnalati dalle autorità locali; di stampare e di predisporre quindi le relative cartoline precetto, in attesa di ricevere indicazioni sulle date e sui luoghi di raccolta e d’impiego dei lavoratori richiamati [13].

In allegato alla circolare diramata dal Cnl il 3 febbraio viene, inoltre, diffuso in forma riservata un regolamento sulle norme di gestione del Servizio obbligatorio del lavoro [14], che stabilisce che ogni cittadino debba essere munito di libretto del lavoro controfirmato dal podestà del luogo di residenza e che le schede del censimento siano immediatamente inviate agli uffici di collocamento locali, i quali devono procedere alla chiamata al lavoro di tutti i cittadini di sesso maschile nati tra il 1899 e il 1926 inviando relativa cartolina precetto, indicante luogo e data della convocazione presso gli uffici di collocamento. Nella suddetta cartolina è dichiarato l’obbligo del destinatario di presentarsi alla convocazione munito di libretto del lavoro e di carta d’identità, salvo incorrere nelle sanzioni previste dalla legge – 10 anni di reclusione e 20.000 lire di multa [15] – nonché nel ritiro delle tessere annonarie proprie e di eventuali famigliari che si dimostrino con esso conniventi. Il funzionario responsabile del reclutamento, sotto la propria personale responsabilità, è tenuto a procedere all’esonero dal Servizio del lavoro soltanto di coloro che possano certificare regolare impiego da data precedente il 1° gennaio 1944 in enti pubblici o aziende di interesse bellico. La circolare stabilisce, inoltre, che il precettato presentatosi debba essere sottoposto a visita medica per accertarne l’abilità al lavoro e, qualora essa sia comprovata, gli debbano essere ritirati il libretto de lavoro e la carta d’identità, e consegnato un documento d’assegnazione contenente la destinazione, il contratto d’arruolamento, il luogo e la data di raduno. Gli uffici di collocamento sono chiamati anche alla segnalazione dei nominativi dei renitenti alle autorità di polizia, all’Istituto di previdenza sociale e agli enti di assistenza, affinché possano essere immediatamente esonerati dal sussidio di disoccupazione. Mentre ad aziende e enti pubblici è imposta un’autorizzazione preventiva agli uffici di collocamento per ogni pratica di licenziamento o di assunzione intrapresa.

Le norme per il Servizio obbligatorio del lavoro forniscono ai funzionari responsabili del reclutamento alcuni primi criteri di selezione per definire le scelte d’impiego dei lavoratori richiamati: stabiliscono l’esenzione dalla chiamata dei genitori dei caduti in guerra, degli studenti iscritti all’ultimo anno del ciclo universitario e superiore, dei dirigenti d’azienda; mentre autorizzano l’impiego coatto dei lavoratori con 5 figli nel solo luogo di residenza e la possibilità d’impiego fuori dai confini nazionali dei lavoratori con 4 figli, solo se frutto di una scelta volontaria. Una volta definito il quadro delle disposizioni generali relative al Servizio del lavoro il Cnl si occupa di stabilire le modalità organizzative previste per l’immediata selezione della manodopera destinata all’impiego nel Reich, diramando il 16 febbraio 1944 la circolare riservatissima Avviamento di lavoratori dell’industria e dell’agricoltura per la Germania [16].

Nella prima fase del reclutamento la selezione di manodopera volontaria sia maschile che femminile, d’età compresa fra i 18 e i 45 anni, disposta ad emigrare e ad essere ingaggiata alle medesime condizioni d’impiego offerte ai lavoratori tedeschi, è ufficialmente affidata agli Uffici unici di collocamento affiancati da funzionari del Gba. Per i lavoratori volontari è predisposto un premio d’ingaggio pari a L. 500, se coniugati, e a L. 300, se celibi, mentre a tutti i lavoratori agricoli con figli a carico, anche se non volontari, è offerto un premio di fine campagna di L. 450. Una percentuale rilevante del contingente agricolo selezionato è previsto debba essere composta da manodopera femminile: affinché le donne possano essere accompagnate da propri parenti, è quindi incentivato l’ingaggio d’interi nuclei famigliari, estendendo in tal caso i limiti d’età dei lavoratori volontari dai 14 ai 55 anni [17]. Avvenuto il reclutamento, il collocatore provinciale deve mettersi in contatto con la Commissione tedesca per l’avviamento al lavoro (Arbeitseinsatzstab) per l’invio dei lavoratori ai campi di raccolta, dove viene formato il treno speciale diretto in Germania [18]. Prima della partenza ad ogni lavoratore è consigliato di premunirsi d’indumenti pesanti, lenzuola, coperte, posate e gavetta e sono impartite norme di comportamento, fra cui il divieto di entrare in contatto con manodopera d’altra nazionalità impiegata nelle medesime aziende, per salvaguardare «la propria dignità di libero lavoratore italiano» [19].

Per quanto concerne la provincia di Modena l’iniziale richiesta di lavoratori volontari, fissata nel gennaio 1944 in complessive 2.000 unità, viene però quasi subito ridefinita dal Cnl a seguito della comunicazione relativa agli accordi intercorsi fra le locali organizzazioni sindacali dei lavoratori agricoli e i responsabili locali del Gba, in merito all’opportunità di procedere alla formazione anche di questo primo gruppo di lavoratori emigranti tramite precettazione e alle favorevoli previsioni sui risultati ottenibili, pari al doppio del contingente richiesto [20]. Marchiandi di conseguenza sceglie di riformulare la quota provinciale assegnata in principio, trasformandola nella richiesta di 6.500 lavoratori – fra volontari e precettati – dà trasferire in Germania entro il febbraio 1944; e dirama anche alle restanti Prefetture della Rsi formale autorizzazione per procedere all’attuazione del piano di precettazione per cartolina definito in precedenza [21].

3. Tappe ed esiti del reclutamento agricolo provinciale

L’afflusso di lavoratori volontari registrato a Modena nelle prime settimane si prospetta talmente modesto da indurre, quindi, già a metà febbraio i rappresentanti locali del sindacato fascista a prediligere forme di precettazione amministrativa per il reclutamento della manodopera destinata all’impiego in Germania, organizzando la selezione dei richiamati secondo le direttive impartite in forma riservata dal Cnl ad inizio mese [22]. In base alla circolare diramata il 16 febbraio, infatti, qualora non si dimostri possibile raggiungere con il reclutamento volontario le quote provinciali previste, i direttori degli Uffici di collocamento sono invitati «a procedere alla precettazione di tutti quei lavoratori che risultassero sfaccendati, o che comunque occupati, l’occupazione stessa non sia giustificata alla stregua delle esigenze di guerra, degli sfollati e di tutte quelle persone appartenenti ad altre categorie che pesino inutilmente sull’economia del paese», o il cui stato di inoperosità rappresenti «un’offesa ai sacrifici che i combattenti del fronte di guerra e del lavoro stanno compiendo» [23].

È, dunque, immediatamente predisposta dalle autorità amministrative locali la costituzione di specifiche commissioni comunali – composte dal podestà, dal segretario del fascio locale, dal comandante del presidio della Gnr, da un rappresentante dell’Ufficio di collocamento e del sindacato fascista – alle quali viene affidato l’incarico di redigere elenchi che abbiano un giusto criterio distributivo in tutte le categorie produttive: liste di volontari, “sfaccendati”, sfollati, venditori ambulanti, elementi dediti alla borsa nera, lavoratori in eccedenza, dalle quali selezionare i nominativi dei lavoratori da segnalare all’Ufficio provinciale di collocamento quali elementi precettabili per l’invio in Germania, salvaguardando la produttività dell’economia del territorio [24].

Parallelamente – sull’esempio della capitale, dove a partire dal dicembre 1943 la Questura ha organizzato retate urbane finalizzate a bonificare il territorio da elementi pericolosi, pregiudicati, sovversivi, disoccupati, antisociali – la gestione dell’ordine pubblico nelle aree urbane della provincia viene orientata all’arresto degli “indesiderabili”, destinati al lavoro obbligatorio in Germania come prescritto dalla circolare diffusa il 10 gennaio 1944 dal Ministro degli Interni Buffarini Guidi ai capi provincia di Genova, Torino, Venezia, Bologna e Firenze.

Occorre, quindi, […] venga attuata una larga ed estesa opera di prevenzione, effettuando fermi su vasta scala di elementi pregiudicati e sovversivi e rastrellamenti, anche di giorno, di disoccupati ed individui antisociali [25].

La strategia delle retate e dei rastrellamenti urbani e la pianificazione della precettazione per cartolina appaiono entrambe finalizzate ad ottenere il medesimo obiettivo: selezionare rapidamente elementi abili destinati all’impiego nel Reich selezionandoli in primis all’interno di categorie sociali marginali (pregiudicati, sfollati, disoccupati, venditori ambulanti). Operazione che si presume possa determinare reazioni di protesta trascurabili all’interno della società civile e effetti irrilevanti sull’economia del territorio.

Benché manchino dettagliate informazioni sulle operazioni di polizia effettuate e dati organici sugli effetti della precettazione per cartolina, appaiono significative le stime sul reclutamento della manodopera agricola forniti dal sindacato di categoria provinciale alla Prefettura già il 3 marzo 1944:

A tutto il 29 febbraio u.s. questa Unione ha effettuato il reclutamento di n. 5064 lavoratori per detta emigrazione. [...] L’Ispettorato Provinciale Germanico per il servizio del lavoro in accordo con l’Ufficio Unico di Collocamento, provvederà per l’organizzazione dei trasporti e delle partenze dei lavoratori reclutati [26].

La cifra dei lavoratori precettati è nuovamente aggiornata dalla Confederazione fascista dei lavoratori dell’agricoltura alla data del 10 marzo 1944 e quantificata in complessive 8.168 unità [27]. A conferma della capillarità ed efficacia dell’opera di reclutamento forzato per il Reich svolta nel settore agricolo provinciale su lavoratori d’ambo i sessi dalla organizzazione sindacale di categoria in collaborazione con i funzionari locali del Gba e dell’Ufficio di collocamento, il prefetto di Modena emana il 9 marzo 1944 uno specifico decreto volto a salvaguardare i contingenti di manodopera femminile destinati all’emigrazione stagionale in Lombardia e Piemonte, escludendo dagli obblighi di precettazione per la Germania le lavoratrici specializzate nella monda e nel trapianto del riso che abbiano partecipato ad almeno una campagna negli anni precedenti e siano intenzionate ad iscriversi nelle liste dell’Ufficio di collocamento per partecipare a quella del 1944 [28].

I lavoratori italiani con rinnovata volontà di azione aderiscono, volontariamente o dietro chiamata alla richiesta di mano d’opera che la Germania rivolge al loro lavoro – dichiara un articolo pubblicato sulla “Gazzetta dell’Emilia” il 23 marzo 1944. […] E così, due volte alla settimana, il lunedì e il giovedì partono dalla nostra città i treni dei lavoratori diretti a Mantova, centro generale di raccolta [29].

Dopo una prima fase nella quale l’afflusso di lavoratori agricoli stagionali e d’elementi abili appartenenti alle categorie marginali della società permette il trasferimento dalla provincia di ampi contingenti di lavoratori destinati all’impiego nel Reich, [30] tra il marzo e l’aprile 1944 il sistema di selezione predisposto attraverso le commissioni comunali – avviato anche nel settore industriale [31] – rivela invece la propria intrinseca inadeguatezza.

Nel comune di Ravarino una commissione del locale Fascio Repubblicano [...] – afferma, ad esempio, un rapporto della Gnr inoltrato alla Questura di Modena l’8 marzo 1944 – ha ultimato un elenco di 520 operai tra uomini e donne da inviare al lavoro in Germania. La maggior parte della popolazione è venuta a conoscenza, non si sa come, dei nomi delle persone prescelte, per cui si è venuto creando un certo fermento, tanto più che dall’elenco stesso sarebbero stati esclusi gli amici e i parenti del reggente e degli altri membri della commissione. Si prevede per tanto un rifiuto di massa dei lavoratori precettati [32].

Una volta avviata verso la Germania quella quota di popolazione che, a causa di precedenti esperienze d’emigrazione o per mancanza di legami consolidati con il tessuto sociale, si presenta maggiormente esposta all’individuazione da parte delle autorità amministrative e soggetta alle pressioni dei meccanismi di precettazione, il reclutamento di manodopera si dimostra col passare dei mesi sempre più difficoltoso.

A partire da marzo, per soddisfare le richieste di manodopera a livello provinciale, diviene inevitabile procedere al coinvolgimento nella selezione di lavoratori appartenenti a categorie produttive strutturate e radicate sul territorio. «In questi giorni la popolazione è molto eccitata e nervosa per il reclutamento di mano d’opera agricola e industriale per la Germania: da tutti viene interpretata come una deportazione», dichiara il commissario federale Giovanni Tarabini già il 29 febbraio 1944 [33].

Il rinvio della responsabilità di definizione della selezione alle amministrazioni comunali si scontra, infatti, con gli equilibri politici e economici di ogni dimensione locale [34]: dove l’immediata personificazione dell’autorità pubblica e i rapporti d’affinità e di conoscenza diretta fra reclutatori e reclutati alimentano le pressioni orientate ad ottenere favoritismi o la volontà di opposizione nei confronti di prescrizioni ritenute vessatorie, determinando l’incontrollata proliferazione di richieste d’esonero, minacce o tentativi di utilizzare a proprio vantaggio qualsiasi tipo di relazione intrattenuta con le autorità provinciali.

Per quanto Marchiandi si sforzi di arginare gli effetti di questa deriva di corruzione attraverso la diffusione di circolari di condanna delle pratiche di favoritismo dilaganti – che irrigidiscono i meccanismi di controllo gerarchico e introducono responsabilità individuali a carico dei direttori degli uffici di collocamento, specificando che il reclutamento non deve interessare solo operai e contadini ma l’intero corpo sociale produttivo [35] – l’opera affidata alle commissioni comunali tra il febbraio e il maggio 1944 ottiene esiti insoddisfacenti. L’incapacità di controllo sui meccanismi istituzionali di selezione della manodopera per la Germania dimostrata dall’amministrazione territoriale appare tangibile, al punto da raggiungere la condizione di paradosso in cui l’indebito potere discrezionale affidato alle commissioni comunali è apertamente denunciato dalle stesse autorità di polizia fasciste quale strumento di discriminazione dei cittadini a fini personali [36].

La definizione degli elenchi dei precettati per cartolina si dimostra ostacolata, infatti, non solo dai molteplici esoneri irregolarmente concessi, ma anche dall’inadeguatezza delle condizioni fisiche di molti dei lavoratori inseriti nelle liste di precettazione.

In esito al sopralluogo da Voi ordinatomi, relativo alla precettazione di n. 37 unità dell’Opera piccoli apostoli di S. Giacomo Roncole (Mirandola), mi pregio riferire – dichiara il direttore dell’Ufficio provinciale di collocamento il 23 marzo 1944 – che recatomi sul posto [...] assieme al Capit. Müller della Plazkommandantur Sezione Lavoro, esaminata la situazione è risultato che in gran parte trattasi di individui malandati, storpi e gobbi [37].
Sono state inviate, su indicazione del Sindacato commercianti di Modena – dichiara, invece, il segretario del Pfr di Carpi il 24 marzo 1944 – circa un centinaio di cartoline precetto ad ambulanti di Carpi. Di questi, solo due sono stati arruolati, uno dei quali, Gabri Angelo, completamente senza denti, l’altro Fornaciari Amilcare, orfano di guerra, reduce dalla Russia, fratello di un caduto in Albania! [38].

Gli esiti della selezione affidata alle commissioni comunali risultano a tal punto condizionati da favoritismi e minacce [39] da rendere necessaria la convocazione da parte del capo provincia di una riunione straordinaria con i podestà, i reggenti del Pfr e i fiduciari provinciali dei sindacati, indetta il 20 aprile 1944 al fine di riorganizzare la precettazione per cartolina, temporaneamente sospesa a causa della totale inefficienza riscontrata dai criteri di reclutamento adottati [40].

Le indicazioni nazionali sulla precettazione diramate dal Cnl vengono, infatti, riprese e ridefinite in dettaglio in ambito locale nella circolare prefettizia diffusa da Pansera in tale occasione [41]. Il documento di sintesi ribadisce che i richiamati appartenenti alle classi 1899-1921 e 1926, destinati a soddisfare le esigenze tedesche di manodopera agricola, devono essere selezionati attraverso la costituzione di un’apposita commissione comunale. Definisce, quindi, i criteri di selezione previsti per lo specifico territorio suddividendo i compiti attribuiti ad ogni componente della commissione in base alle funzioni pubbliche ricoperte: i podestà o i commissari prefettizi sono chiamati a redigere elenchi relativi agli sfaccendati, sfollati e ai venditori ambulanti; i federali locali hanno il compito di stilare gli elenchi dei volontari; i fiduciari degli agricoltori devono presentare gli elenchi dei lavoratori emigrati in Germania negli anni precedenti e redigere le liste dei lavoratori appartenenti alle diverse categorie agricole (fra cui sono compresi anche piccoli proprietari, affittuari e coltivatori diretti), allontanabili dal territorio – singolarmente o come nuclei famigliari – senza conseguenze sulla produzione locale [42]. Per ottemperare a quest’ultimo delicato incarico la Prefettura di Modena fornisce alle commissioni un prospetto di calcolo sulle unità lavorative indispensabili per ogni azienda della provincia, sulla base del quale uniformare i parametri di scelta adottati in ogni comune. La commissione riunita è tenuta ad esaminare l’insieme degli elenchi presentati e a valutare congiuntamente, caso per caso, la posizione d’ogni iscritto prima di inoltrare all’Ufficio di collocamento provinciale la lista nominativa dei precettabili.

La compilazione di tali elenchi – dichiara Pansera nella circolare – deve essere compiuta con oculato criterio e con opportuna valutazione delle esigenze locali, in maniera che, mentre il programma di reclutamento possa avere completa attuazione, non rimanga gravemente compromessa l’economia agricola locale. [...] Per supplire alle necessità ordinarie di mano d’opera avventizia o di quella straordinarie che si verificano nei periodi dei lavori di punta, occorre, come minimo, il 60% dell’attuale mano d’opera maschile bracciantile esistente attualmente nei comuni della Provincia [43].

Parallele scelte politiche compiute dal governo nel corso della primavera del 1944 concorrono, però, a ridurre ulteriormente il possibile bacino di selezione degli elementi precettabili: il divieto di coinvolgere nel reclutamento gli appartenenti alle leve 1922, 1923, 1924, 1925, simultaneamente richiamati alle armi per ricostruire il nuovo esercito fascista [44]; l’esclusione dalla precettazione d’intere categorie ritenute nel loro complesso “indispensabili” sulla base di valutazioni economiche discutibili o dettate da logiche di convenienza, come i dirigenti d’azienda o i rappresentanti di fabbrica [45]. La disomogeneità e l’incoerenza dei criteri utilizzati a livello nazionale dalle commissioni per definire le liste dei lavoratori destinati all’impiego obbligatorio in Germania si dimostra talmente manifesta da spingere il segretario del Pfr Pavolini a inviare ai federali locali e ai capi provincia il 18 aprile 1944 un telegramma nel quale, in accordo con il commissario Marchiandi, è sancito il divieto di procedere alla precettazione di qualsiasi donna ed è ingiunta la prosecuzione della precettazione degli uomini solo per il tempo necessario alla definizione del reclutamento per classi militari, riaffermando la necessità di procedere alla definizione degli esoneri con la massima obiettività. [46]

Sul piano territoriale l’analisi della corrispondenza intercorsa tra Prefettura di Modena e singoli comuni della provincia tra l’aprile e il giugno 1944 mette in evidenza come, dopo la partenza dei primi contingenti tra gennaio e marzo, il piano di reclutamento di manodopera contadina predisposto dal Cnl appaia contrastato e condannato ad ottenere risultati irrilevanti. Il fallimento risulta determinato dall’intrecciarsi di una molteplicità di concause: l’incontrollata diffusione di casi di corruzione e favoritismi, finalizzati ad ottenere l’esonero dalla chiamata; la sovrapposizione fra esigenze della produzione agricola tedesca e di quella locale, in particolare durante il periodo della trebbiatura; l’esempio offerto dalla compatta reazione degli operai richiamati che, sostenuti dai comitati clandestini del Pci e dai Gruppi d’azione patriottica, indicono uno sciopero generale tra il 5 e l’11 aprile per opporsi agli ordini di trasferimento diramati dalle dirigenze aziendali [47]; ma anche, la presa di posizione assunta da molte delle commissioni incaricate, che esplicitamente rifiutano di procedere al compito assegnatogli, indicando nella leva militare l’unico strumento adeguato – in quanto impersonale – al reclutamento coatto di manodopera.

I membri della commissione – scrive il podestà di Carpi il 20 aprile 1944 – si sono confessati l’un l’altro che l’intima convinzione di ognuno è quella che l’applicazione del provvedimento secondo le norme indicate, determinerebbe lo sfacelo dell’unità spirituale e della concordia che fortunatamente oggi si è ristabilita qui. Per quanto ognuno di noi cercasse di dare il massimo impegno nel voler iniziare la designazione degli elenchi da reclutare per il lavoro obbligatorio in Germania, da una prima sommaria analisi degli schedari anagrafici, è sorto spontaneo e contemporaneo un senso molto chiaro ed evidente di intima ribellione all’atto che si stava con buona volontà cercando di compiere [48].

Nonostante le esortazioni di Marchiandi, la selezione dei lavoratori per l’avviamento in Germania a maggio si rivela a livello provinciale ormai inattuabile. I membri delle commissioni comunali, incapaci di una valutazione priva di condizionamenti a carattere privato, divenuti oggetto di minacce di morte da parte delle forze antifasciste [49] e della disapprovazione delle comunità locali, o addirittura responsabili dell’inclusione di nominativi non rispondenti ai criteri di selezione per vendetta personale [50], si dimostrano incapaci di portare a termine la selezione, determinando di fatto un “sabotaggio interno” del piano di precettazione fascista per cartolina.

A causa del timore di ritorsioni, al fine di tutelare gli equilibri economici locali o per disapprovazione dei criteri di reclutamento adottati sono pochi infatti i comuni che, a seguito di ripetute sollecitazioni, accettano di inoltrare alle autorità provinciali gli elenchi dei concittadini valutati idonei al lavoro in Germania [51]. Fra di essi quello di Maranello e quello di Fanano, che presenta a fine aprile una lista comprensiva di 73 nominativi [52]. Il comune di Modena si limita, invece, a trasmettere all’Ufficio di collocamento solo le liste degli sfollati, dei venditori ambulanti e degli “sfaccendati”, rifiutandosi implicitamente di attingere ulteriori nominativi da altre categorie sociali [53]. Il commissario prefettizio di Montefiorino dichiara di poter fornire solo 94 dei 210 lavoratori richiesti, adducendo fra le motivazioni della propria inadempienza i gravi effetti sull’economia locale determinati dalla strage tedesca consumatasi presso Monchio, Susano e Costrignano il 18 marzo 1944: nella quale «il Comune ha avuto 122 uomini perduti nelle azioni di rastrellamento», che si aggiungono ai 300 uomini arruolati nella Todt e alle oltre 300 donne destinate alla campagna per la monda del riso [54]. Mentre il podestà di Montese, una volta attribuiti gli esiti modesti della selezione effettuata al numero ridotto d’operai e disoccupati presenti sul territorio comunale e ai reclutamenti nella Todt, non si esime dall’evidenziare criticamente le responsabilità dei funzionari provinciali addetti al reclutamento:

D’altra parte è sommariamente dannoso e spiacevole dover constatare che, dopo l’azione di propaganda e di persuasione svolta da questa Amministrazione e dall’Ufficio di Collocamento locale e dal Fascio Repubblicano, buona parte delle persone proposte per il reclutamento è stata dispensata dall’Ufficio del lavoro! [55].

Il podestà di Polinago mette in luce sia l’inopportunità momentanea di procedere con la selezione, determinata dalle minacce di rappresaglie giunte dal movimento partigiano, sia la penuria di manodopera necessaria alle esigenze economiche locali, aggravata dal mancato rientro di oltre 200 lavoratori emigrati in Germania dal comune nel 1943 [56]. Il commissario prefettizio di Pievepelago, infine, si limita a comunicare lapidariamente alla Prefettura: «In questo comune non esiste mano d’opera disponibile per la emigrazione in Germania» [57].

Il caso modenese risulta quindi contraddistinto da una prima proficua fase di precettazione per cartolina, non volontaria, nella quale la ricerca di braccia per l’economia del Reich risulta favorita dall’abitudine della popolazione locale al massiccio trasferimento stagionale di manodopera agricola dalla provincia. Un’onda lunga di rassegnata disponibilità e sottomissione ai presunti obblighi imposti dalla disoccupazione che rapidamente si esaurisce nel marzo 1944, nella quale volontarismo, influenza del sindacato di categoria e cieco rispetto della legalità formale sembrano intrecciarsi indissolubilmente. Ad essa segue il tentativo di messa in atto di un sistema di reclutamento solidale in tutte le categorie produttive, rielaborato a livello locale dal capo provincia Pansera e imperniato sulla compilazione condivisa di liste di precettazione in ambito comunale, che si dimostra fallimentare e inattuabile già nel maggio 1944 a causa dell’opposizione manifestata dagli stessi uomini della Repubblica fascista chiamati a realizzarlo. Podestà, vertici territoriali di partito e dei sindacati sono indotti dal contesto sociale, infatti, a farsi portavoce (per scelta o per rassegnazione) della corale volontà di contrasto verso i piani di precettazione che attraversa le proprie comunità: un sentimento popolare di intima ribellione dilagante, che non possono eludere se non a scapito del proprio residuale potere di rappresentanza istituzionale a livello locale.

L’incisiva e organizzata resistenza al trasferimento forzato di lavoratori nel Reich, espressa della classe operaia modenese nell’aprile 1944, contribuisce a orientare le autorità locali verso un’anticipata adesione al ritorno a strategie d’ingaggio esclusivamente volontarie: mutamento di strategia che verrà recepito centralmente solo a partire dall’autunno. La volontà di ridefinire il reclutamento per la Germania preferenzialmente su base volontaria è infatti prefigurata dal Cnl solo alla fine del settembre 1944, introducendo un nuovo premio di L. 5.000 in parte versato alle famiglie al momento della partenza e in parte corrisposto direttamente al lavoratore al momento del passaggio della frontiera [58]. L’intesa – messa in particolare risalto sulla stampa modenese [59] – tra governo della Rsi e autorità d’occupazione, che sancisce la legittimità formale del reclutamento di manodopera per il Reich dei soli lavoratori volontari, escludendo qualsiasi pratica di rastrellamento e introducendo nuovi incentivi d’ingaggio, viene infatti formalmente sottoscritta a Bellagio il 12 novembre 1944 [60]. Nello stesso mese sono, inoltre, introdotte pratiche di disciplinamento e controllo dell’azione dei reparti della Gnr del lavoro in merito al fermo e alla selezione di elementi destinati al lavoro in Germania. Le partenze dei rastrellati risultano da questo momento strettamente condizionate al vaglio di un rappresentante del Cnl in servizio permanente presso le Prefetture [61]: «Nessuno dei fermati – ribadisce Marchiandi il 16 dicembre 1944 – potrà essere trasportato in Germania sotto alcun pretesto senza l’esplicita autorizzazione del Prefetto o di un suo incaricato» [62].

Per quanto già dall’estate 1944 il ritorno a forme d’incentivazione dell’adesione spontanea dei lavoratori all’emigrazione in Germania risulti sostenuta nella provincia di Modena da un’ampia e pressante campagna di stampa volta ad evidenziare i vantaggi delle offerte di lavoro tedesche, [63] le diverse tipologie di sussidio concesse per supplire ai ritardi nelle rimesse degli stipendi [64] e i provvedimenti adottati per agevolare le comunicazioni tra i lavoratori e le proprie famiglie, [65] i risultati ottenuti restano marginali e insoddisfacenti.

Per quanto il territorio modenese non sia colpito da rastrellamenti finalizzati all’invio di manodopera oltralpe paragonabili a quelli subiti tra maggio e ottobre dalle province circostanti nell’ambito della lotta alle bande o dell’evacuazione delle zone operative del fronte, anche nel modenese l’accoglimento pubblico del nuovo programma di ingaggio libero non risulta un’opzione accettabile a livello territoriale. L’ampia adesione consensuale all’emigrazione verso il Reich della manodopera agricola, che ha caratterizzato la provincia nei primi tre mesi del 1944, si dimostra al contrario principale elemento di disincentivo alla nuova campagna di reclutamento volontario. Le notizie giunte dai parenti sulle condizioni di lavoro in Germania, sommate ai disagi determinati dai ritardi nell’invio delle rimesse e all’incapacità delle autorità locali di sopperire alle difficoltà economiche delle famiglie degli emigranti, muta radicalmente la percezione della scelta di lavorare oltralpe sedimentatasi all’interno della società civile locale negli anni precedenti al 1943: che da risorsa economica si trasforma in esperienza di sradicamento e di sofferenza. Gli stessi responsabili delle istituzioni della Rsi sembrano modificare fra il gennaio e il settembre del 1944 la propria predisposizione a collaborare con i funzionari del Gba al fine d’incentivare le partenze di lavoratori dalla provincia: i quantitativi richiesti e le modalità di precettazione prescelte mettono, infatti, in aperto contrasto le esigenze dell’economia locale, in particolare della produzione agricola, e le esigenze dell’economia tedesca, dando adito allo sviluppo di una sotterranea ma pervicace volontà di sabotaggio al reclutamento per la Germania da parte dei rappresentanti fascisti, la cui condotta più che altrove si dimostra consonante all’esperienza di resistenza espressa dalla popolazione civile (come, del resto, non mancano di evidenziare le autorità germaniche).

La peculiare esperienza del reclutamento a livello territoriale e la sua caratteristica opacità tra scelta e costrizione contribuiscono a spiegare perché i molti contadini modenesi partiti per la Germania nel 1944 in forma semi-volontaria o in seguito a precettazione per cartolina non provino (salvo rarissimi casi) a presentare nel 1963 domanda «per l’indennizzo a cittadini italiani colpiti da misure di persecuzione nazifasciste» [66], non legittimandosi loro per primi il diritto di raccontare la propria esperienza in qualità di vittime (Procacci, Bertucelli 2001, 281-294). D’altronde, era stato lo stesso segretario nazionale del Pfr a soffermarsi già nella primavera del 1944 sulla diffidenza e ambivalente percezione pubblica suscitata dall’accoglimento dei provvedimenti di precettazione amministrativi, la cui violenza normativa non appariva socialmente riconosciuta come manifesta e vincolante non solo a posteriori nel dopoguerra, ma già allora in una condizione di guerra civile e aperta sfida all’autorità costituita.

«La presentazione della chiamata in servizio di lavoro per quanto praticamente coatta, serba un suo carattere di “adesione”, che rende perplesso il lavoratore specie nelle zone venate di ribellismo, dove esso teme rappresaglie per le famiglie» [67].

Il presente contributo è una rielaborazione rivista ed ampliata della relazione presentata al convegno “I molti territori della Repubblica fascista. Amministrazione e società nella RSI”, Ferrara 27/28 settembre 2017. A fronte dell’impossibilità di sottoporre il testo ad un processo di double blind peer-review, i curatori hanno optato per una revisione preliminare da parte del relativo discussant di sessione.


Bibliografia

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Risorse


Note

1. Il testo qui presentato, frutto di una sintesi e parziale rielaborazione, è tratto dal più ampio lavoro di ricerca sul reclutamento di manodopera per la Germania nelle province emiliane tra il 1943 e il 1945, svolto per la Fondazione per la memoria della deportazione (Rovatti 2019).

2. Secondo i dati forniti dal Commissariato per le colonizzazioni e le migrazioni interne il contingente partito dalla provincia nel 1938 corrisponde a circa 2.800 lavoratori, nonostante già durante il mese di gennaio si siano presentati ai centri di raccolta e selezione di Modena ben 4.685 uomini e 1.583 donne disponibili a lavorare nel Reich (Mantelli 1992, 94-95, 98).

3. I rapporti redatti dai responsabili della sezione lavoro della Militärkommandantur 1012 mostrano una ridotta adesione della popolazione alle proposte d’ingaggio presentate durante la primavera del 1944 dalle autorità d’occupazione per mezzo degli uffici del Generalbevollmächtigter für den Arbeitseinsatz (Gba) predisposti in ambito locale, denunciando il sistematico sabotaggio alla campagna di reclutamento tedesca svolto dagli uffici italiani. Da una lista di 500 braccianti fornita dall’Unione provinciale della Confederazione fascista dei lavoratori dell’agricoltura, ad esempio, vengono selezionati nel mese di marzo solo 22 abili al lavoro in Germania, risultando gli altri d’età troppo avanzata. Archivio Istituto Parri, fondo Collotti, b. 1, f. 2 MK 1012 Bologna- Modena.

4. Unione provinciale della Confederazione fascista dei lavoratori dell’agricoltura (Cfla) al capo provincia, Modena, 13 marzo 1944, f.to Giacomo Carletti, Archivio di Stato di Modena (d’ora in poi Asmo), b. 702, serie III, cat. 11, f. 1 Ministero agricoltura e foreste, sf. Reclutamento forzato e volontario di 20.000 lavoratori per la Germania (gennaio-giugno 1944).

5. Il Consiglio provinciale dell’economia corporativa e delle corporazioni alla Prefettura, Modena, 4 febbraio 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 681, cat. 2.11, f. febbraio 1944.

6. Direzione affari generali Servizio del lavoro all’estero della Cfla al capo provincia, Modena, 4 gennaio 1944, f.to Aldo Buffa, ivi, b. 702, serie III, cat. 11, f. 1. Cfr. Gorrieri 1966, 220; Silingardi 1998, 231.

7. Cfla di Modena al capo provincia, Modena 4 febbraio 1944, f.ta Il segretario dell’Unione Giacomo Carlotti, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702, serie III, cat. 11, f. 1.

8. Circolare riservatissima Cnl n. 4 Unificazione Uffici di Collocamento e precettazione per servizio del lavoro, Verona, 3 febbraio 1944, Allegato B Norme per il Servizio del lavoro obbligatorio, I febbraio 1944, p. 2, Archivio di Stato di Firenze, Gabinetto Prefettura, Affari ordinari 1944, b. 25.

9. Decreto legislativo del duce 7 dicembre 1943, n. 843 Istituzione del Commissariato nazionale del lavoro, “Gazzetta Ufficiale d’Italia”, 12, 17 gennaio 1944, art. 3.

10. Decreto legislativo del duce 24 dicembre 1943, n. 876 Avviamento al lavoro obbligatorio e censimento, “Gazzetta Ufficiale”, 48, 28 febbraio 1944.

11. Decreto legislativo del duce 2 febbraio 1944, n. 65 Disciplina del collocamento dei lavoratori, “Gazzetta Ufficiale”, 65, 18 marzo 1944.

12. Già sede del Centro provinciale del Servizio del lavoro del Ministero dell’economia corporativa (SdL Mec). Cfr. Circolare centro provinciale SdL Mec, Modena, 17 febbraio 1944, f.ta G. Cavatorta, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 698, f. Esoneri.

13. «Ove egli [il lavoratore richiamato] si dichiari volontario per il lavoro in Germania, sarà senz’altro assegnato a tale lavoro» [Allegato B, I febbraio 1944, cit., p. 2].

14. Ibidem.

15. Art. 9, Decreto del ministro degli Interni 9 ottobre 1943, Norme penali di guerra relative alla disciplina dei cittadini, “Gazzetta Ufficiale”, 218, 23 ottobre 1943.

16. Circolare riservatissima n. 366 Cnl Avviamento Lavoratori dell’Industria e dell’Agricoltura per la Germania, Verona,16 febbraio 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702 serie III, cat. 11, f. 1.

17. Circolare n. 23 Cnl Reclutamento per la Germania di membri famiglie coloniche e di proprietari ed affittuari coltivatori diretti, Verona, 15 marzo 1944, Ibidem.

18. «I partenti sono preventivamente sottoposti a visita medica che ne certifichi l’abilità fisica, devono aver compilato il foglio d’ingaggio e essere provvisti di tessera bancaria, libretto del lavoro, carta d’identità e stato di famiglia» Circolare n. 366 Cnl, cit., p. 3.

19. Ivi, pp. 4-5.

20. Telegramma del capo provincia al Cnl, Modena, 17 febbraio 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702 serie III, cat. 11, f. 1.

21. Telegramma del commissario Marchiandi alle Prefetture, Verona, 24 febbraio 1944, Ibidem.

22. Circolare riservatissima n. 4 Cnl + allegati A e B, 3 febbraio 1944, cit.; L’Unione provinciale Cfla al capo gabinetto della Prefettura di Modena, Modena, 16 febbraio 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702 serie III, cat. 11, f. 1, pp. 1-2.

23. Circolare n. 366 Cnl, cit., p. 2.

24. Circolare della Prefettura riservatissima-urgente n. 540/619 Avviamento dei lavoratori dell’agricoltura e dell’industria per la Germania, f.ta Il capo provincia Pansera, Modena 20 febbraio 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702 serie III, cat. 11, f. 1.

25. Circolare del ministro degli Interni Buffarini Guidi ai capi provincia di Genova, Torino, Venezia, Bologna e Firenze, Roma, 10 gennaio 1944, Archivio di Stato di Torino, Gabinetto Prefettura, I versamento, b. 194.

26. L’Unione provinciale Cfla al capo provincia, f.ta Giacomo Carlotti, Modena, 3 marzo 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702 serie III, cat. 11, f. 1.

27. Telegramma dell’Ufficio segreteria generale dell’Unione provinciale Cfla al capo provincia, Modena 13 marzo 1944, Ibidem.

28. Decreto legislativo della Prefettura di Modena n. 933, f.to Pansera, 9 marzo 1944, Ibidem.

29. L’Ufficio tedesco del lavoro. L’afflusso di lavoratori della nostra provincia, “Gazzetta dell’Emilia”, 23 marzo 1944.

30. Il dato complessivo del mese di febbraio fornito dalla Prefettura è di circa 3.000 persone [Relazione sulla situazione della provincia, Modena, 2 marzo 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 681, cat. 2.11, f. febbraio 1944].

31. Circolare Cnl n. 15 Precettazione negli stabilimenti ausiliari, Verona, 9 marzo 1944, ivi, b. 707, serie III, cat. 13, f. 1, sf. Servizio del lavoro.

32. Rapporto della Compagnia esterna dei Carabinieri - Guardia nazionale repubblicana, Modena, 8 marzo 1944, Ibidem.

33. Rapporto sulla situazione della provincia nel febbraio 1944, Modena, s.d., f. to Il commissario Federale Giovanni Tarabini, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 681, cat. 2.11 Relazioni d’indole politica, f. febbraio 1944.

34. «Risulta, da informazioni assunte, che negli ultimi giorni dello scorso mese sono stati precettati […] oltre che dei coltivatori diretti, anche dei proprietari conduttori dirigenti in proprio di notevoli aziende e, come tali, indispensabili alla conduzione e coltivazione delle aziende stesse» Rapporto del Consiglio provinciale dell’economia corporativa sulla situazione attività produttiva nel mese di febbraio 1944, Modena, s.d., Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 681, cat. 2.11, f. febbraio 1944.

35. Circolare n. 26 Cnl Raccomandazioni e pressioni inopportune, Verona, 27 marzo 1944, ivi, b. 702, serie III, cat.11, f. 1; Circolare n. 29 Cnl Precettazione, Verona, 27 marzo 1944, ivi, b. 707, serie III, cat. 13, f. 1, sf. Servizio del lavoro.

36. Relazione dell’Upi della 72ª Legione Gnr al capo provincia, Modena, 29 marzo 1944, p. 1, ivi, b. 681, cat. 2.11, f. marzo 1944.

37. Il direttore dell’Ufficio provinciale di collocamento al capo provincia, f.to Volturno Bonaccorsi, Modena, 23 marzo 1944, ivi, b. 702, serie III, cat.11, f. 1.

38. Il segretario del Pfr al direttore del Servizio del lavoro, f.to Il Commissario Politico Carlo Alberto Ferraris, Carpi, 24 marzo 1944, Ibidem.

39. Sulle molteplici lettere di minacce indirizzate a membri delle commissioni comunali responsabili della precettazione per la Germania, si veda a titolo d’esempio: Compagnia esterna dei Carabinieri alla Prefettura, Modena, 13 aprile 1944, Ibidem.

40. La convocazione inviata dal capo provincia Pansera tramite telegramma ai comuni fissa l’incontro per il 14 [o il 20] aprile nella sede della prefettura di Formigine. Cfr. Gorrieri 1966, 222.

41. Circolare n. 660 Gabinetto di Prefettura di Modena Emigrazione di mano d’opera in Germania, s.l. [Modena] s.d. [20 aprile 1944], Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702, serie III, cat.11, f. 1.

42. Circolare n. 23 Cnl Reclutamento per la Germania di membri famiglie coloniche e di proprietari ed affittuari coltivatori diretti, cit.

43. Circolare n. 660 Gabinetto Prefettura di Modena, cit., pp. 1-2.

44. Circolare Cnl n. 22 Precettazione per la Germania degli appartenenti alle classi 1922-1923-1924-1925, Verona, 15 marzo 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702, serie III, cat.11, f. 1.

45. Circolare Cnl n. 33 Convocazione datori di lavoro, Verona, 28 marzo 1944, Archivio di Stato di Firenze, Gabinetto Prefettura, Affari ordinari, b. 25; Circolare Cnl n. 45 Precettazione per la Germania componenti le Commissioni di fabbrica, 24 aprile 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702, serie III, cat.11, f. 1.

46. Telegramma del segretario Pfr Alessandro Pavolini ai capi provincia, 18 aprile 1944, Ibidem.

47. Una settimana di sciopero generale a Modena, “L’Unità”, 6 (edizione Italia settentrionale), 10 maggio 1944.

48. La commissione comunale al capo provincia, Carpi, 22 aprile 1944, p. 1, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702, serie III, cat.11, f. 1.

49. Cfr. Volantino segnalato dal comando del presidio Gnr, Carpi, 24 marzo 1944, Archivio centrale di Stato, Ministero dell’Interno, Direzione generale Pubblica sicurezza, Affari generali e riservati, b. 13 Modena, sf. 32/1 stampa sovversiva 1944.

50. Cfr. Relazione dell’Upi della 72ª Legione Gnr al capo provincia, Modena, 29 marzo 1944, cit., p. 5.

51. «Dalle commissioni preposte per il reclutamento [...] sono pervenuti a questo Ufficio soltanto n. 6 elenchi nominativi» Il direttore dell’Ufficio provinciale di collocamento al capo provincia, f.ta Volturno Bonacorsi, Modena, 30 maggio 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 702, serie III, cat.11, f. 1.

52. La commissione comunale al capo provincia, Fanano, 29 aprile 1944, Ibidem.

53. Il podestà al prefetto, Modena, 3 giugno 1944, Ibidem.

54. Il commissario prefettizio al capo provincia, Montefiorino, 2 maggio 1944, Ibidem.

55. Il podestà al capo provincia, Montese, 5 giugno 1944, Ibidem.

56. Verbale della seduta della Commissione comunale per l’emigrazione di mano d’opera in Germania, Polinago, 6 giugno 1944, Ibidem.

57. Il commissario prefettizio al capo provincia, Pievepelago, 5 giugno 1944, Ibidem.

58. Circolare Cnl n. 127 Arruolamenti volontari per il Reich, Verona, 25 settembre 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 707, serie III, cat. 13, f. 1, sf. Servizio del lavoro.

59. Il divieto di rastrellamento dei cittadini per l’invio coatto al lavoro, “Gazzetta dell’Emilia”, 13 novembre 1944.

60. Cfr. Telegramma del ministro degli Interni ai capi provincia, 16 novembre 1944, Asmo, Gabinetto Prefettura, b. 688, Serie III, cat. 1.8, f. 5972.

61. Circolare Cnl n. 148 Autorizzazione per il trasferimento in Germania di elementi fermati dalla Guardia Nazionale del Lavoro, Verona, 3 novembre 1944, Asmo, ivi, b. 707, serie III, cat. 13, f. 1, sf. Servizio del lavoro.

62. Circolare n. 157 Autorizzazione per il trasferimento in Germania di elementi fermati dalla Gnr del Lavoro, Verona, 16 dicembre 1944, Ibidem.

63. Il favorevole trattamento degli operai italiani in Germania, “Gazzetta dell’Emilia”, 11 agosto 1944; Condizioni di lavoro offerte dalla Germania ai lavoratori italiani, ivi, 25 settembre 1944.

64. Il sussidio alle famiglie dei lavoratori in Germania, ivi, I luglio 1944; Le rimesse ai congiunti dei lavoratori in Germania, ivi, 15 settembre 1944; L’assistenza italo-tedesca per le famiglie dei lavoratori in Germania, ivi, 18 settembre 1944.

65. Modalità per l’invio di telegrammi ai lavoratori in Germania, ivi, 30 agosto 1944; Il ripristino del servizio pacchi per la Germania, ivi, 11 settembre 1944; Norme per l’invio di generi alimentari ai lavoratori in Germania, ivi, 23 settembre 1944.

66. Decreto del presidente della Repubblica 6 ottobre 196, n. 2043 Norme per la ripartizione della somma versata dal Governo della Repubblica Federale di Germania, in base all’Accordo di Bonn del 2 giugno 1961, per indennizzi a cittadini italiani colpiti da misure di persecuzione nazionalsocialiste, “Gazzetta Ufficiale”, 16, 21 gennaio 1964.

67. Appunto per il duce, f.to Pavolini, s.l., 20 marzo 1944, p. 2, Archivio centrale dello Stato, Joint Allied Intelligence Agency, T 586/8, Job 244.