A lungo relegata in una posizione secondaria, la dimensione religiosa della Prima guerra mondiale è assurta ormai a piena dignità scientifica ed editoriale, come testimoniano tra le altre cose le biografie di papa Benedetto XV apparse in occasione del centenario del conflitto (Chiron, Christophe, Ernesti, Zaldivar Miquelarena…). Esponente di un’antica famiglia della nobiltà genovese, Giacomo Della Chiesa fu allievo dell’Almo collegio Capranica e poi dell’Accademia dei nobili ecclesiastici, intraprendendo una promettente carriera diplomatica sotto l’ala del cardinale Mariano Rampolla del Tindaro. Nel 1907 fu nominato da Pio X arcivescovo di Bologna e rimase nella città felsinea fino al conclave del 1914, che lo elesse pontefice mentre in Europa divampavano le fiamme della guerra. Il suo fu un pontificato breve (1914-1922), dominato da due elementi: da una parte l’azione in favore delle vittime del conflitto, senza distinzione di nazionalità o religione; dall’altra il tentativo di riportare la pace in Europa, inducendo i belligeranti a trovare una soluzione diplomatica alle loro controversie. Fino a tempi recenti, la figura e il pontificato di Della Chiesa erano noti solo agli specialisti, al punto che ancora nel 1999, riprendendo un’espressione di Ferdinand Hayward, John F. Pollard lo definì giustamente «il papa sconosciuto». Oggi la sua memoria è legata soprattutto alla celebre Nota ai capi dei popoli belligeranti del 1° agosto 1917, con cui egli stigmatizzò il conflitto in termini di «inutile strage». La Nota riveste un’importanza cruciale nella vicenda della Chiesa cattolica durante la Grande guerra, senza esaurire peraltro la ricchezza di un pontificato destinato a lasciare un solco profondo nella storia del Novecento.

Nel tentativo di giungere a un’interpretazione complessiva del papa genovese e del suo regno, nel novembre 2016 la Fondazione per le scienze religiose “Giovanni XXIII” ha organizzato a Bologna un convegno internazionale di studi storici su Benedetto XV. Papa Giacomo Della Chiesa nel mondo dell’«inutile strage». L’evento ha ricevuto l’adesione della Presidenza della Repubblica e ha riunito a Bologna un centinaio di studiosi provenienti da una ventina di paesi, che nell’arco di tre giorni si sono sforzati di mettere a fuoco aspetti e momenti chiave della biografia e del pontificato: dalle origini familiari fino alla morte e al fallito processo di image-building, passando per la ricerca della pace, la diplomazia del soccorso, lo sforzo missionario, la politicizzazione dei culti, la sfida rivoluzionaria, i rapporti con il modernismo e la galassia acattolica e altro ancora.

Gli atti del convegno bolognese sono attualmente in corso di pubblicazione per i tipi del Mulino e saranno disponibili dal settembre 2017. Diretta da Alberto Melloni e curata da Giovanni Cavagnini e Giulia Grossi, l’opera si compone di 92 saggi divisi in due volumi per un totale di circa 1200 pagine, articolate in quattro sezioni: Tappe, Problemi, Relazioni ed Eredità. Il risultato è un quadro complesso e sfaccettato, in cui il pontefice appare irriducibile tanto alle immagini polemiche tipiche del periodo bellico (papa «boche», «Franzosenpapst») quanto a quelle apologetiche circolate in anni più recenti (papa della pace, della carità, dell’«inutile strage»). Sospesi tra una tradizione millenaria e le sfide di una modernità che nella congiuntura 1914-1918 mostrava il suo volto più brutale, il papato e con lui il mondo cattolico diedero risposte diverse e talora contrastanti, sulle cui ragioni, implicazioni e conseguenze i volumi del Mulino gettano una luce nuova. E forse, in attesa di poterli leggere, si può essere lieti del fatto che un’opera simile, di ampiezza inedita per un pontefice del Novecento, sia dedicata proprio a Giacomo Della Chiesa, l’ultimo papa “bolognese”.


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