La storia si impara giocando con il Centro studi movimenti di Parma, che in occasione dello scorso 25 aprile ha organizzato La piccola clandestina, una caccia al tesoro per minipartigiani tra i 6 e gli 11 anni. Oltre 80 i partecipanti, circa 50 i bambini rimasti fuori lista e che chiamano già a una seconda edizione.
La storia della Resistenza è un parco assolato e una corsa di bambini chiamati Fulmine, Cosima, Ritmo. I partigiani hanno dai 6 agli 11 anni, sanno leggere carte segrete e codici misteriosi. La missione si chiama La piccola clandestina, l’obiettivo è trovare per primi una cassa nascosta contenente una merce molto preziosa. In teoria sarebbe una caccia al tesoro, un gioco organizzato per lo scorso 25 aprile dal Centro studi movimenti di Parma. In pratica, è la lezione di storia più movimentata (e sudata) che si ricordi.
Dopo La Clandestina, versione originale messa in piedi nel 2016 per le strade di Parma, ecco l’edizione pensata per i più piccoli e allestita in un parco pubblico della città. Partecipano in tantissimi, a metà pomeriggio stanno seduti sul prato 85 minipartigiani con i fazzoletti stretti al collo. Altri 50 chiedono di unirsi ma devono rinunciare, il Centro studi ha smistato mappe e indovinelli al massimo per un’ottantina di combattenti. Arrivano aspiranti anche dalle giostre del parco: «Che fate? Possiamo giocare anche noi?». Si formano le squadre, 12 distaccamenti in totale. Prima di partire ognuno si sceglie un nome di battaglia: Vecchio, Tempesta, Lupo e via così. Un genitore per squadra si accolla il ruolo di accompagnatore sprezzante del pericolo (li si vedrà arrancare ansimando dietro ai distaccamenti).
Per iniziare, la storia ha bisogno di una trama. Si racconta allora di uomini che vogliono comandare con la forza, di bulli troppo cresciuti diventati capi di nazioni e di soprusi trasformati in legge. Contro di loro, ecco il punto, sta nascendo un movimento di resistenza, una forza giovane fatta di idee potenti, pronta alla lotta ma tutta da costruire. Compito dei piccoli patrioti è prepararla. La prima prova pretende una dimostrazione di fede. Chi sono gli avversari? Chi siamo noi e cosa vogliamo? Lo riveleranno le tessere di un puzzle che, una volta composto, mostrerà la sagoma di un fascista o quella di un partigiano.
Il distaccamento più veloce può già volare alla tappa successiva, dove c’è da decifrare un messaggio nascosto tra parole intrecciate. Si lavora di penna e colpo d’occhio. I distaccamenti vanno forte in fila indiana, risolvono enigmi e ricevano un lancio di vestiario da parte dell’aviazione Alleata. S’alza in fondo al prato un canto di popolo, è Bella ciao, che però ha perso le parole e ora i piccoli partigiani devono ridarle la voce. Poi, ritorno alla base, una fotografia aspetta d’essere identificata e, infine, una mappa d’essere letta. Più veloce di tutti corre il distaccamento Pelizza, fazzoletto di colore arancio, che trotterella trascinando un grosso forziere. Adagia la cassa sul prato e fa scattare la serratura. È il tesoro. Caramelle gommose da nuotarci dentro oltreché pergamene strette da un nastro. Il tesoro è qualcosa che non si tocca ma serve alla vita, come l’aria. Non si mangia ma nutre tutti. Va difesa perché i bulli nella storia sono pronti a tornare. Il distaccamento Pelizza sembra aver capito, perché sorride leggendo quella parola sulla pergamena: LIBERTÀ.
La primavera è nell’aria del parco Cittadella, i genitori sono sfiniti e i minipartigiani mangiano le caramelle. Non c’è nessuna campanella alla fine della lezione. L’ora di storia, racconteranno mamma e papà, continua a casa, dove Fulmine, Ritmo e gli altri chiedono di andare a letto con il fazzoletto colorato.