Negli ultimi decenni, l’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea di Modena (Istituto storico di Modena) è passato da mero conservatore della memoria resistenziale a soggetto produttore di contenuti e di divulgazione sulla storia del Novecento. Per muoversi in questa direzione, sempre più viene fatto ricorso a strumenti digitali come banche dati e portali web based. L’esigenza di produrre strumenti per la didattica e di disseminare in maniera ragionata e organizzata il materiale d’archivio, ha portato l’Istituto a collaborare con altri enti come il Centro interdipartimentale di ricerca sulle Digital humanities dell’Università di Modena e Reggio Emilia (Dhmore). Parallelamente, nel tempo, sono stati digitalizzati alcuni fondi, selezionati per la loro rilevanza e per la necessità di rendere la consultazione del materiale più sicura.

Fig. 1. Una delle digitalizzazioni del complesso di fondi Brigate partigiane: lettera dal Comando della Divisione Modena al Comando unico regionale Emilia-Romagna [ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Corpo volontari della libertà – Cvl – Comando unico partigiano, serie 2, b. 4, fasc. 9].
Fig. 1. Una delle digitalizzazioni del complesso di fondi Brigate partigiane: lettera dal Comando della Divisione Modena al Comando unico regionale Emilia-Romagna [ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Corpo volontari della libertà – Cvl – Comando unico partigiano, serie 2, b. 4, fasc. 9].

Seguendo questa direzione di lavoro, la collaborazione tra l’Istituto storico di Modena e il Dhmore ha permesso di ottenere un finanziamento dalla Fondazione di Modena per la riproduzione digitale e metadatazione delle carte del complesso di fondi Brigate partigiane e per la messa a valore della Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLIII-MCMXLV), tramite la creazione di due collezioni sulla media library Lodovico [1].

In questo articolo vengono presentate le principali scelte di metadatazione adottate per le due collezioni, a partire da un breve excursus sugli strumenti adottati.

1. Gli strumenti: Lodovico e Mlol

La comprensione delle potenzialità e dei limiti di Lodovico, il sistema che va ad accogliere i contenuti digitalizzati e descritti, sono una premessa imprescindibile per una scelta consapevole ed efficace della struttura e dei dettagli da associare a ciascuna nuova collezione.

Lodovico è una piattaforma sperimentale per la raccolta e la trasmissione di patrimonio storico-culturale digitalizzato di archivi e biblioteche. Sviluppato da Dhmore, Lodovico è un’integrazione del sistema Mlol (MediaLibraryOnLine) [2], una rete di biblioteche pubbliche, accademiche e scolastiche per il prestito digitale, alla quale aderiscono oltre 6.000 biblioteche in 20 regioni italiane e dieci paesi stranieri.

Lodovico è una media library, ovvero un collettore di collezioni digitali messe in comunicazione tra loro e con il sistema Mlol secondo i principi dell’interoperabilità. Non si tratta, quindi, di una banca dati archivistica in cui rappresentare le relazioni tra le unità documentarie, quanto piuttosto di una vetrina per singoli oggetti digitali, posizionati tutti sullo stesso livello per poter essere messi a confronto con gli altri presenti nel sistema. Ciascuna collezione contiene un numero potenzialmente infinito di oggetti digitali, tutti allo stesso livello strutturale.

L’obiettivo della piattaforma è di creare uno spazio digitale interattivo e interoperabile per mettere in condivisione i patrimoni digitalizzati delle diverse istituzioni aderenti, grazie all’utilizzo di una metadatazione standardizzata. Grazie all’applicazione del principio di interoperabilità e al sistema Iiif (International Image Interoperability Framework), Lodovico permette di lavorare e agire sui documenti digitalizzati mettendoli in comunicazione e confronto tra loro, creando percorsi personalizzabili di fruizione del patrimonio [3].

Riguardo alla consultazione dei contenuti, Lodovico permette di lanciare una ricerca libera, di filtrare i risultati per collezione, ente di provenienza, tipologia, argomenti, data e autori, oppure di usufruire della ricerca avanzata tra alcuni campi descrittivi. La piattaforma permette inoltre l’accesso al materiale del catalogo Open, ovvero a collezioni liberamente accessibili condivise da altre biblioteche. Ad oggi, sul catalogo Open visibile da Lodovico sono disponibili quasi due milioni di oggetti digitali. Parallelamente, è prevista una progressiva pubblicazione nel catalogo Open delle collezioni di Lodovico, in modo da renderle accessibili anche dalle altre digital media library aderenti alla rete e di aumentarne il bacino di utenza.

2. Le carte d’archivio: la Cronaca Pedrazzi e il complesso di fondi Brigate partigiane

Il progetto ha previsto in primo luogo la messa a valore delle digitalizzazioni dei volumi della Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLVIII-MCMXLV) di Adamo Pedrazzi [4], nota come Cronaca Pedrazzi [5]. In questo caso, l’intervento è costituito in una valorizzazione di digitalizzazioni pregresse, risalenti al 2008. Nella Cronaca, un’opera unica nel suo genere, Pedrazzi ha trascritto giorno per giorno, dal 9 settembre 1943 all’aprile 1945, i principali eventi a lui noti della città e della provincia. Ha inoltre raccolto e indicizzato manifesti, volantini, proclami e articoli di giornale prodotti dalle diverse forze in campo durante l’occupazione della città e nelle settimane successive alla Liberazione. L’opera è composta da 11 volumi, di cui tre di narrazione, uno di indici, cinque di raccolta di materiale e due (non digitalizzati e non oggetto di questo intervento) composti da elenchi di caduti civili e militari. Ne esistono due copie: quella conservata presso l’Istituto storico di Modena, oggetto di questo intervento, e un’altra versione, priva di varianti testuali ma corredata da ulteriori materiali documentari e allegati, conservata presso la Biblioteca civica d’arte Luigi Poletti [Barbieri 2011].

Fig. 2. Esempio di documento allegato al fascicolo Propaganda nazifascista e tedesca della “Cronaca Pedrazzi” [ISRMO, fondo Adamo Pedrazzi, Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLIII-MCMXLV), vol. 8].
Fig. 2. Esempio di documento allegato al fascicolo Propaganda nazifascista e tedesca della “Cronaca Pedrazzi” [ISRMO, fondo Adamo Pedrazzi, Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLIII-MCMXLV), vol. 8].

La seconda collezione creata in Lodovico riguarda il complesso di fondi Brigate partigiane. I documenti afferenti alle brigate partigiane conservati presso l’Istituto storico di Modena sono stati a lungo suddivisi in singoli fondi indipendenti, costituiti al momento del deposito delle carte e frutto di una complessa storia archivistica. Le carte del movimento resistenziale clandestino erano rimaste principalmente nelle mani di partigiani e la mancanza di omogeneità nella loro raccolta, di conseguenza, è stata riversata anche nella consegna dei fondi all’archivio [Vaccari 1980]. Questa frammentarietà rappresenta un tratto comune degli archivi della Resistenza ed è innanzitutto dovuta al contesto di formazione dei documenti [Grassi 1986]. Per alcuni di questi fondi, coinvolti nel progetto di metadatazione su Lodovico, è stata ipotizzata una comune origine archivistica e sono quindi stati riuniti in un unico complesso di fondi denominato Brigate partigiane, a sua volta suddiviso in tre fondi, corrispondenti ai depositi originali.

Fig. 3. Digitalizzazione di un buono per il pagamento di viveri prelevati dai partigiani [ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Corpo volontari della libertà – Cvl – Comando unico partigiano, serie 2, b. 4, fasc. 9].
Fig. 3. Digitalizzazione di un buono per il pagamento di viveri prelevati dai partigiani [ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Corpo volontari della libertà – Cvl – Comando unico partigiano, serie 2, b. 4, fasc. 9].

Il primo, Corpo volontari della libertà – Cvl – Comando unico partigiano [6], depositato da due ex-partigiani (Umberto Bisi e Luigi Borsari), riguarda la corrispondenza e le comunicazioni di numerose brigate partigiane con il Comando generale del Corpo volontari della libertà (Cvl), il Comando unico militare Emilia-Romagna (Cumer), il Comitato di liberazione nazionale (Cln) di Modena, i comandi di divisione e di piazza e le varie formazioni. Si tratta di diari storici, rapporti e bollettini militari, ordini del giorno, elenchi nominativi, materiale propagandistico, verbali dei tribunali partigiani, corrispondenza dell’ufficiale di collegamento del Cumer a Modena. La documentazione è stata prodotta dai comandi di divisione e di brigata ed è stata concentrata, all’atto dello scioglimento delle formazioni, presso il Comando unico partigiano.

Il secondo fondo è costituito dalle Carte delle brigate partigiane [7], precedentemente segnato come Miscellanea, corrispondente a un solo fascicolo. Si tratta di manifesti murali ufficiali, cartine topografiche delle zone d’azione delle diverse brigate, fotografie e documentazione miscellanea riconducibile a diverse brigate.

Il terzo fondo, originariamente noto come Deposito Cesarini Sforza, nel corso della nuova inventariazione è stato rinominato Modena M Modena P [8]. Si tratta di materiale verosimilmente asportato dall’archivio del Comando unico durante la permanenza delle carte presso la Federazione modenese del Partito comunista italiano (Pci) e utilizzato dal giornalista Marco Cesarini Sforza per la stesura di un volume sulla Resistenza in provincia di Modena, pubblicata nel 1955 col titolo Modena M Modena P [Cesarini Sforza 1955]. Il fondo è di grande interesse storico. Contiene la documentazione relativa a battaglie, azioni militari partigiane, passaggi politici e linea del Pci, organizzazione della lotta di Liberazione, carteggio e diari storici delle formazioni partigiane e opuscoli, oltre a materiali di lavoro per la stesura del libro.

3. La traduzione dei fondi nella media library

Su Lodovico, dopo una lunga riflessione, si è scelto di descrivere la Cronaca Pedrazzi a livello di volume e il complesso di fondi Brigate partigiane a livello di fascicolo.

Riguardo alla Cronaca, si ritiene che i volumi rilegati dall’autore siano prevalentemente un’unità di conservazione: la narrazione è divisa in tre volumi soltanto per ragioni di praticità, così come nella parte documentale i volumi 7, 8 e 9 contengono materiali raggruppati in fascicoli consecutivi. Ciononostante, si è ritenuto che la descrizione per volume favorisse la comprensione della struttura dell’opera e il riferimento alla suddivisione materiale proposta da Pedrazzi.

Fig. 4. Digitalizzazione di una mappa di ricostruzione della zona di azione del Comando generale Sapm [ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Carte delle brigate partigiane, b. 8, fasc. 1].
Fig. 4. Digitalizzazione di una mappa di ricostruzione della zona di azione del Comando generale Sapm [ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Carte delle brigate partigiane, b. 8, fasc. 1].

Per quanto riguarda la seconda collezione, invece, una metadatazione carta per carta avrebbe permesso un livello di precisione elevatissimo nell’utilizzo dei filtri di ricerca della media library. Tuttavia, la mancanza di una visualizzazione delle gerarchie relazionali tra i documenti, avrebbe complicato la comprensione della struttura dei fondi, anche in ragione del numero di carte (in totale si tratta di oltre 9.500 digitalizzazioni). Inoltre, il principio di interoperabilità della piattaforma prevede che il singolo oggetto digitale possa essere visualizzato svincolato dal contesto di appartenenza. Questa funzionalità, importantissima per la disseminazione e le ricerche comparate tra diversi fondi, applicata a questa collezione avrebbe potuto portare a una perdita del significato di alcuni documenti, valorizzati proprio dal loro legame con le altre carte.

In entrambe le collezioni, ogni unità digitale è stata corredata da una descrizione del contenuto del volume o del fascicolo, oltre a segnatura, titolo, data, tipologia, soggetto conservatore, donatore, antroponimi, toponimi, soggetti e lingua.

Nella collezione Cronaca Pedrazzi non è stato possibile, in questa fase, indicizzare tutti i luoghi citati nell’opera (sono stati indicati soltanto la città di Modena e la provincia), né i nomi delle persone citate. Al contrario, per ciascun fascicolo del fondo Brigate partigiane si è scelto di indicizzare i comuni della provincia di Modena citati dalle carte. Per questa collezione, inoltre, i campi relativi ad autore, destinatario e persone citate, previsti dalla digital library prevalentemente per la descrizione di carteggi e corrispondenze, sono stati adattati alle specificità dei fondi. Abbiamo quindi scelto di creare un vocabolario controllato delle singole formazioni partigiane protagoniste delle carte, per far emergere il cuore dell’archivio. Le brigate partigiane costituiscono uno dei principali punti di interesse dei fondi e si è ritenuto quindi importante fornire alcuni elementi aggiuntivi: per ciascuna formazione citata sono stati tracciati nel campo “note libere” il nome del comandante e del commissario politico alla Liberazione o alla data dell’ultima riorganizzazione della formazione, quando non più esistente alla Liberazione, oltre al luogo di azione prevalente, secondo un formato standard. Infine, tramite l’utilizzo del campo “soggetti”, sono stati indicizzati i principali argomenti di ciascun fascicolo.

4. La progettualità tra l’archivistica e la media library

Se è vero che il web produce informazioni, e quindi fonti, in quantità esponenziali rispetto a quelle di soli cinquant’anni fa e con il moltiplicarsi dei dati diventa sempre più complessa la loro sistematizzazione e ordinamento, il digitale offre anche preziosi aiuti per la raccolta e la divulgazione di materiali altrimenti nemmeno immaginabili per il ricercatore. Il progetto qui preso in esame riguarda la digitalizzazione e la metadatazione di archivi, di conseguenza, il dato che qui più ci interessa di questa rivoluzione e dei suoi rischi è quello legato al postulato primario della storia: il rapporto con le fonti. Come evidenziato già da Marc Bloch, infatti, «uno dei più difficili compiti dello storico è la raccolta dei documenti di cui ritiene di avere bisogno. Non potrebbe riuscirvi senza l’aiuto di guide diverse: inventari di archivi o di biblioteche, cataloghi di musei, repertori bibliografici di ogni genere» [Bloch 1950, 70]. Ad esempio, la digitalizzazione di materiali e documenti unici e la loro condivisione in rete su piattaforme specializzate rendono accessibili fonti primarie contemporaneamente in tutto il mondo, facilitandone – e potenzialmente democratizzandone – la consultazione. Inoltre, la metadatazione dei documenti, ovvero l’attribuire a ciascun file digitale presente nell’archivio una rete di informazioni ad esso associate, permette di ricercare per parole chiave e di approdare a fonti di cui non si conosceva l’esistenza. Uno dei rischi di queste raccolte, tuttavia, è di non rendere facilmente identificabili collezioni che il ricercatore non conosce. Per permettere la condivisione, lo scambio e l’utilizzo di dati tra un archivio digitale e l’altro è fondamentale il ricorso alla interoperabilità dei sistemi. Mlol e Lodovico funzionano in questo modo, riunendo in un’unica rete le risorse pubblicate dai diversi enti che vi aderiscono e fungendo quindi da propulsore per la produzione di nuovi dati, che vanno ad arricchire quelli originariamente condivisi.

Fig. 5. L’incipit della giornata 443, 24 novembre 1944, dalle pagine di narrazione della “Cronaca Pedrazzi” [ISRMO, fondo Adamo Pedrazzi, Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLIII-MCMXLV), vol. 4].
Fig. 5. L’incipit della giornata 443, 24 novembre 1944, dalle pagine di narrazione della “Cronaca Pedrazzi” [ISRMO, fondo Adamo Pedrazzi, Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena (MCMXLIII-MCMXLV), vol. 4].

Lodovico consente anche all’utente di creare delle elaborazioni degli oggetti digitali presenti nelle varie collezioni. Questa possibilità è particolarmente interessante per un utente generalista o per progetti didattici con gli studenti delle scuole secondarie, per facilitarne l’approccio alle fonti primarie e il relativo utilizzo critico. Non sarebbe infatti auspicabile un’attività didattica direttamente sugli originali, ad elevato rischio di usura e dispersione.

Tuttavia, vi sono alcuni elementi che inficiano parzialmente le potenzialità della banca dati. In primo luogo, il meccanismo di associazione di metadati attualmente è sviluppato solo parzialmente rispetto a quello del sistema Mlol (questi aspetti sono però in continuo aggiornamento). Inoltre, la piattaforma non nasce come database archivistico e non propone quindi la riproduzione dell’albero archivistico al suo interno, che può essere ricostruito soltanto grazie all’indicazione della segnatura (pur appoggiandosi al software archivistico Arianna, ma solo ad uso interno e non per la consultazione). D’altra parte, questo non è tra gli obiettivi di Lodovico, che mira invece a fornire una vetrina per la cura e la valorizzazione del patrimonio. Lo scopo di questo genere di progetti, infatti, è primariamente quello di far conoscere l’esistenza delle collezioni, favorirne una consultazione e utilizzo per fini divulgativi e promuovere l’accesso alle fonti primarie, arricchendo così la possibilità di fare ricerca storica.

In conclusione alle riflessioni svolte su questo progetto, si propone una riflessione sull’azione del metadatare e sul significato che questa azione ha in relazione ai documenti. Nell’approcciarsi a una banca dati, l’utente (sia quello generalista, ma ancor di più il ricercatore) deve tenere a mente che non si tratta mai di strutture date in quanto tali: l’organizzazione degli oggetti digitali, l’individuazione di gerarchie tra di essi, l’attribuzione di informazioni e legami sono sempre il frutto di due condizioni: da un lato, le potenzialità offerte dalla tecnologia in uso; dall’altro, le scelte effettuate dalle persone responsabili del progetto. Entrambe queste variabili possono cambiare radicalmente l’esito della resa di documenti sul web. Qualsiasi decisione presa sull’organizzazione e descrizione dei documenti è sempre l’esito di una rappresentazione: la scelta di organizzare la visualizzazione delle carte per fascicolo oppure per serie, l’attribuzione dei titoli, l’utilizzo di un tag, ma anche la scelta stessa di utilizzare o non utilizzare alcuni campi.

Le banche dati sono frutto di un intervento umano e in quanto tali soggettive e fallibili. Tuttavia, questo fatto non è di certo una novità e i ricercatori lo sanno bene: gli inventari sono rappresentazioni degli archivi, gli archivi sono rappresentazioni (dirette o indirette) delle persone o degli enti che li hanno formati e le fonti stesse non coincidono con un fatto, quanto con una sua traccia, ancora una volta: una rappresentazione.

Avere questa consapevolezza è un elemento imprescindibile per un uso cosciente e storiograficamente corretto degli strumenti a disposizione per la ricerca, dai più antichi ai più moderni.

Archivi

Istituto per la storia della Resistenza e della storia contemporanea in provincia di Modena:

  • Fondo Adamo Pedrazzi
  • Complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Corpo volontari della libertà – Cvl – Comando unico partigiano
  • Complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Carte delle brigate partigiane
  • Complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Modena M Modena P

Bibliografia

  • Ascari 1967
    Tiziano Ascari, Fonti per la storia della Resistenza a Modena: la cronaca e l’archivio Pedrazzi, in «Rassegna annuale dell’Istituto storico della Resistenza in Modena e provincia», 8 (1967), pp. 37-41.
  • Barbieri 2011
    Carla Barbieri, 600 giorni di storia: la Cronaca dell’occupazione nazi-fascista di Modena di Adamo Pedrazzi, in Modena città aperta. Bombardamenti e città nel 65° anniversario della Liberazione, a cura di Meris Bellei, Bologna, Editrice Compositori, 2011, pp. 113-120.
  • Bloch 1950
    Marc Bloch, Apologia della storia, Torino, Einaudi, 1950.
  • Cesarini Sforza 1955
    Marco Cesarini Sforza, Modena M Modena P, Roma, Editori Riuniti, 1955.
  • Grassi 1986
    Gaetano Grassi, La guida agli Archivi della Resistenza: problemi, ipotesi, prospettive di lavoro, in Gli archivi per la storia contemporanea. Organizzazione e fruizione. Atti del Seminario di studi, Mondoví, 23-25 febbraio 1984, Roma, Poligrafico Zecca dello Stato, 1986, pp. 155-165.
  • Vaccari 1980
    Archivio storico per la resistenza modenese. Guida sommaria aggiornata a tutto il 1980, a cura di Ilva Vaccari, Modena, Istituto storico per la Resistenza in Modena e provincia-Stampa Cooptip, 1980.

Risorse


Note

1. Le due collezioni sono consultabili su Lodovico ai seguenti link: https://lodovico.medialibrary.it/pagine/pagina.aspx?id=1062; https://lodovico.medialibrary.it/pagine/pagina.aspx?id=1062.

2. https://www.medialibrary.it/.

3. Salvo diversa indicazione, i contenuti della piattaforma sono soggetti alla licenza Creative Commons CC-BY-NC-SA, che ne permette la condivisione e la trasformazione, alla condizione di attribuirne l’autorità e per uso non commerciale.

4. Adamo Pedrazzi (1880-1963) è stato bibliotecario per il Comune di Modena e poi reggente dell’Archivio storico comunale [Ascari 1967].

5. La Cronaca fa parte del fondo Pedrazzi, depositato presso l’Istituto storico di Modena dalla famiglia di Adamo Pedrazzi, dopo la sua morte: Istituto storico di Modena (ISRMO), bb. 50/a, 50/b, 50/c, 50/d, 50/e.

6. ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Corpo volontari della libertà – Cvl – Comando unico partigiano, bb. 2-6.

7. ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Carte delle brigate partigiane, b. 8.

8. ISRMO, complesso di fondi Brigate partigiane, fondo Modena M Modena P, bb. 160-161.