Sulla lapide del soldato semplice J.C. Dunne, 28 anni, membro del Royal Army Medical Corps, ucciso nel dicembre 1941 durante l’attacco aereo dei giapponesi, sepolto nel cimitero di guerra inglese a Hong Kong, c’è scritto: «Ho reso qualche servizio allo Stato. E loro lo sanno». È un verso di Shakespeare tratto dall’Otello, atto quinto, scena seconda. Lo racconta Enrico Deaglio nella presentazione del volume fotografico di Isabella Balena Ci resta il nome [Deaglio in Balena 2004, 8-9], un lungo viaggio dalla Sicilia al Nord, attraverso i luoghi della memoria, fra cui i cimiteri di guerra. Scrive Isabella Balena:
I morti non sono tutti uguali, soprattutto nel dolore di chi resta. Rimangono però i nomi, quelli sì, tanti e in fondo tutti uguali, diversi solo per provenienza e religione. Restano i nomi anche di quelli di cui i corpi sono ignoti [Balena 2004].
1. Il turismo di guerra
Il termine “turismo di guerra” nacque alla fine della Prima guerra mondiale, quando
acquisì un’importanza chiave per il rilancio dell’economia europea in occasione delle due guerre mondiali, qualificandosi nello stesso tempo come un fenomeno culturale e politico che condensava i sentimenti collettivi, le aspirazioni nazionali, il dolore e le speranze della società europea coinvolta nel conflitto [Tizzoni 2013, 2].
Esso veniva dopo i “pellegrinaggi patriottici” dell’Italia liberale presso i luoghi della memoria risorgimentale: ad esempio al Pantheon a Roma, a Caprera per onorare Giuseppe Garibaldi. Ma, aggiunge Davide Bagnaresi:
non tutte le tombe dei padri della patria o i luoghi a essi cari (come dimore private) furono oggetti di pellegrinaggi patriottici. Occorre aggiungere che, a differenti sentimenti politici, riflessi delle realtà pubbliche dell’Italia liberale, corrisposero mete diverse. Vi furono luoghi prettamente monarchici, altri prediletti dai reduci delle patrie battaglie, altri ancora da garibaldini e irredentisti [Bagnaresi 2011, 3].
In Italia, finita la Prima guerra mondiale, si svilupparono
pratiche turistiche legate alla visita dei campi di battaglia, secondo forme che la storiografia anglosassone definisce di dark tourism. A partire dalla fine del conflitto, nel nostro come in altri paesi europei che avevano partecipato alla Grande Guerra, i campi di battaglia divenivano meta di turisti italiani e stranieri, di ex combattenti e di familiari alla ricerca, nei vari cimiteri di guerra sparsi lungo la linea del fronte, delle tombe di padri, figli, mariti, fratelli caduti nei combattimenti in luoghi che sovente erano stati, nei decenni precedenti agli eventi bellici, il paradiso delle vacanze delle élite europee ed erano poi divenuti luoghi sui quali, negli ultimi anni dell’età liberale e nel periodo fascista, si era cercato di costruire, al di là delle diverse forme, una memoria, imperniata attorno ai simboli della vittoria e della nazione [Capuzzo 2018, 3-4].
In Italia la promozione del “turismo di guerra” fu affidata all’Enit (Ente nazionale per le industrie turistiche), costituito nel 1919. Nel 1921 Enit e Tci (Touring club italiano) editarono la pubblicazione Itinerari per la visita ai campi di battaglia italiani che conteneva 16 itinerari automobilistici attraverso le zone «più famose e più gloriose della nostra guerra» [Mariotti 1923]. Seguì nel 1927 il volume dell’Enit I campi della gloria. Itinerario illustrato delle zone monumentali dei campi di battaglia da Trieste a Trento, e l’anno successivo la collana del Touring, Sui campi di battaglia. Guida storico-turistica.
A metà tra una pratica turistica e un pellegrinaggio civile, le escursioni del TCI organizzate a partire dal 1920 concorrevano a dare vita nel paese, oltre alla costruzione di un sentimento fondato sul cordoglio nazionale secondo i dettami della pedagogia politica del tempo, a una forma di memoria pubblica, condivisa e collettiva della Prima guerra mondiale, sulla quale si sarebbe poi innestato il fascismo, che, al discorso legato al processo di nation building portato avanti dallo stato liberale, avrebbe affiancato un contenuto essenzialmente propagandistico [Capuzzo 2018, 5].
Nel caso del conflitto 1940-1945
un vero e proprio turismo di guerra comprendente la visita ai luoghi simbolo della Seconda guerra mondiale e, soprattutto, della Resistenza si sarebbe affermato solo più tardi, a seguito di un lungo e doloroso processo di elaborazione di uno dei periodi più tragici e controversi della storia […].
Negli ultimi decenni il fenomeno del turismo di guerra ha assunto nuovi contenuti in sintonia con il diffondersi di una concezione esperienziale della vacanza, divenendo un turismo di memoria che considera la visita ai luoghi simbolo delle guerre mondiali e di altri conflitti non solo un viaggio di piacere, ma anche un pellegrinaggio attraverso la storia e le vicende personali delle popolazioni vittime dei combattimenti [Tizzoni 2013, 8, 10].
Secondo Donatella Privitera,
i cimiteri sono anche esempi di turismo storico, pedagogico e educativo, trasformandosi in luoghi significativi e rivestendo un ruolo di interesse non solo per i residenti locali ma anche per i turisti […]. Il turismo cimiteriale è un segmento unico che opera sul mix, esistente solo in questi luoghi, tra cultura e architettura, visite a personaggi storici e ricerca interiore [Privitera 2016, 268].
Dunque sempre più un concetto di turismo come strumento di pace e di dialogo. Come ad esempio testimoniano i sempre più numerosi gruppi di giovani e di studenti che si recano ad Auschwitz e in altri lager nazisti: 500.000 persone all’anno. Sono ragazzi polacchi, ebrei, americani, francesi, israeliani; oltre 30.000 sono italiani. Una visione autentica e concreta di una realtà terribile, devastante per le coscienze, che imprime negli animi dei giovani la speranza che quell’orrore non possa mai più ripetersi.
Così sono stati vissuti in questi decenni i numerosi cimiteri di guerra alleati (e anche quelli tedeschi) presenti in Italia, da parte di italiani e di stranieri: luoghi di visita da parte di singoli, ma spesso di delegazioni istituzionali, d’arma, delle associazioni dei reduci, e in crescita negli ultimi anni da parte delle scuole.
2. Commonwealth War Graves Commission
L’organizzazione dei cimiteri di guerra del Commonwealth britannico si basa su quanto deliberato nel 1920:
- che ciascun defunto debba essere commemorato individualmente per nome sulla lapide sulla tomba o con una iscrizione su un monumento commemorativo;
- che lapidi e monumenti commemorativi debbano essere permanenti;
- che le lapidi debbano essere uniformi;
- che non debba esservi alcuna distinzione in base al rango militare o civile, razza o credo.
La Commonwealth War Graves Commission (Cwgc - Commissione delle tombe dei caduti in guerra del Commonwealth) fu fondata il 21 maggio 1917 con decreto reale inglese, le cui disposizioni furono emendate ed estese con decreto supplementare l’8 giugno 1964. I suoi compiti sono contrassegnare e mantenere le tombe dei membri delle forze armate del Commonwealth morti nelle due guerre mondiali; costruire e mantenere monumenti commemorativi ai defunti le cui tombe sono sconosciute e tenere documenti e registri [1]. Il costo è condiviso tra i governi partner (quelli di Australia, Canada, India, Nuova Zelanda, Sud Africa e Gran Bretagna) in modo proporzionale al numero di tombe. La Commissione è responsabile di 1.695.262 soldati caduti, sepolti in 149 paesi in circa 2.500 cimiteri. Le lapidi hanno un’altezza di 813 mm; in cima a ciascuna è inciso lo stemma nazionale o il distintivo di servizio o del reggimento, seguito dal rango, nome, unità, data di morte, età e, solitamente, un simbolo religioso; e ai piedi, in molti casi, un’iscrizione scelta dai parenti. Le lapidi si trovano in aiuole strette, in cui crescono rose e piccole piante perenni, su uno sfondo di prati all’inglese, alberi e arbusti. Due monumenti sono comuni ai cimiteri: la croce del sacrificio, solitamente posta su una base ottagonale e con una spada di bronzo sul suo stelo; e, nei cimiteri più grandi, la pietra del ricordo, disegnata specificatamente per commemorare le persone di tutte le fedi e nessuna, sulla quale sono incise le parole tratte dal libro dell’Ecclesiaste: «Il loro nome vive per sempre» [I cimiteri del Commonwealth, s.d.].
Sin dalla sua fondazione, la presidenza della Cwgc è assegnata ad un membro della famiglia reale inglese. Dal 1970 è presidente Edward duca di Kent, cugino della regina Elisabetta, nato nel 1935 e dunque oggi ottantacinquenne. Il Duca, nel corso dei decenni, ha visitato tantissimi cimiteri della Cwgc, così come è un impegno della famiglia reale inglese farlo in ogni occasione possibile. La stessa regina Elisabetta più volte è intervenuta a cerimonie commemorative all’interno dei cimiteri dei soldati del Commonwealth sparsi in tutto il mondo. Nel rapporto annuale pubblicato dalla Cwgc, il duca di Kent scrisse: «La bellezza e la serenità dei nostri cimiteri e dei luoghi commemorativi in tutto il mondo sono essi stessi una testimonianza della concezione di coloro che fondarono la Commissione settanta anni fa» [Commonwealth War Graves Commission 1987].
Ovvero dopo la tragedia della guerra e della morte, creare luoghi di pace in cui onorare i caduti e ricordare il loro sacrificio, nonché luoghi da visitare da parte di rappresentanti istituzionali, militari, reduci, familiari e giovani. Scrive la storica Patrizia Dogliani nel libro fotografico di Isabella Balena: «Ciascun luogo possiede da sempre un proprio pubblico di visitatori, separato per nazioni vincitrici e vinte; per età e per origine; per le motivazioni affettive, oppure ideali e politiche della visita» [Dogliani in Balena 2004, 15). Ma i visitatori di questi luoghi in questi decenni sono stati tanti, e ancor oggi, a oltre 70 anni di distanza, non sono luoghi abbandonati e dimenticati.
3. La guerra in Italia
Gli Alleati aprirono il fronte italiano con lo sbarco in Sicilia il 10 luglio 1943. Il 3 settembre 1943 occuparono Reggio Calabria, l’1 ottobre 1943 erano a Napoli, il 4 giugno 1944 a Roma (passando per i durissimi scontri con le forze tedesche fra gennaio e maggio 1944 a Cassino), l’11 agosto 1944 a Firenze. A fine agosto 1944 il generale inglese, comandante in capo delle forze alleate in Italia, Harold Alexander (1891-1969) sull’Adriatico e il generale statunitense Mark Clark (1896-1984) sul Tirreno lanciarono l’offensiva contro la Linea Gotica tedesca che andava da Pesaro a Livorno ed era difesa dalle truppe tedesche al comando del generale Albert Kesserling (1885-1960).
Gli eserciti alleati e quello tedesco iniziarono a scontrarsi sul territorio italiano poco dopo che Mussolini (1893-1945) era stato destituito il 25 luglio 1943 e il re Vittorio Emanuele III (1869-1947) aveva firmato l’armistizio con gli Alleati l’8 settembre 1943. Il nostro Paese veniva immediatamente occupato dai tedeschi; il 23 settembre 1943 nasceva a Salò la Repubblica sociale italiana guidata da Mussolini.
La campagna d’Italia, dal luglio 1943 al 25 aprile 1945, costò alla Gran Bretagna e ai popoli facenti parte dell’impero inglese (canadesi, australiani, neozelandesi, sudafricani, indiani, nepalesi) 45.469 caduti, a cui debbono essere aggiunti i 32.000 militari americani (sepolti in due cimiteri, a Nettuno e a Firenze), i 7.800 caduti francesi (sepolti nel cimitero di Monte Mario a Roma), i 3.955 polacchi (sepolti a Cassino), i 114 greci (sepolti a Riccione).
Per contro i tedeschi caduti in Italia furono 120.000, raccolti in quattro cimiteri: Cassino, Costermano, Passo della Futa, Pomezia. Il cimitero del Passo della Futa, su progetto dell’architetto tedesco Dieter Oesterlen [2], fu inaugurato nel 1969 raccogliendo le salme sparse in tutto il Centro Italia. Qui ci sono 30.658 tombe, quelle dei militari tedeschi caduti in Italia nella lunga battaglia per lo sfondamento della Linea Gotica da parte degli Alleati fra l’agosto 1944 e i primi mesi del 1945.
La prima fase della battaglia per lo sfondamento della Linea Gotica sull’Adriatico si svolse dagli ultimi giorni di agosto 1944 sino ai primi giorni di dicembre. Rimini fu liberata il 21 settembre, Forlì il 9 novembre, Ravenna il 4 dicembre. Poi la lunga stasi invernale, prima della ripresa dell’avanzata nella primavera del 1945: Bologna fu liberata il 21 aprile 1945, Milano fra il 25 e il 29 aprile 1945.
Con la fine delle ostilità (le forze tedesche in Italia si arresero il 2 maggio 1945) tutti i comandi degli eserciti alleati, oltre a preoccuparsi di riorganizzare la vita amministrativa dello Stato italiano a incominciare dalla nomina dei sindaci delle Giunte dei Comitati di liberazione nazionale, si posero il problema di dare degna sepoltura ai militari caduti in Italia, superando l’inumazione in cimiteri provvisori nei luoghi di battaglia.
Sui confini marchigiani e in Romagna l’inumazione in cimiteri di guerra definitivi dei caduti sulla Linea Gotica era già iniziata alla fine del 1944, subito dopo l’avanzare del fronte verso Nord. Ma fu nel corso del 1945 che la sepoltura dei soldati dell’impero britannico nell’area pesarese e romagnola assunse l’assetto definitivo. Nel Pesarese due cimiteri: a Montecchio e a Gradara; nel Riminese tre cimiteri: a Coriano, a Rimini, a Riccione; in Romagna sette cimiteri: a Cesena, a Meldola, due a Forlì, a Ravenna, a Faenza, a Bagnacavallo.
In ogni cimitero c’è una celletta con due volumi: uno contiene tutti i nomi dei sepolti; l’altro è a disposizione dei visitatori che scrivono il loro nome e le loro impressioni.
4. I cimiteri di guerra alleati sulla Linea Gotica
Durante la Seconda guerra mondiale, i caduti del Commonwealth in Italia furono quasi 50.000, e la maggioranza è sepolta in 37 cimiteri di guerra sparsi sul territorio nazionale. Quasi 1.500 soldati indiani, le cui salme furono cremate, sono ricordati in monumenti commemorativi in tre cimiteri, ed i nomi di oltre 4.000 soldati le cui tombe sono ignote sono ricordati nel monumento commemorativo di Cassino. Marinai ed avieri sono ricordati nei monumenti commemorativi nei porti in patria e nel monumento commemorativo delle forze aree a Malta.
I terreni che ospitano i cimiteri di guerra alleati vennero acquistati dallo Stato italiano per essere poi ceduti alla Commonwealth War Graves Commission in base alle clausole del trattato di pace [3].
Coriano Ridge War Cemetery
Ospita i caduti durante la battaglia per lo sfondamento della Linea Gotica nel Riminese. Le salme dei soldati vennero raccolte a Coriano, a Rimini, lungo la costa, nella Valconca. Nella primavera del 1945 era cominciato il lavoro di raccolta dei caduti. L’architetto del cimitero fu l’inglese Louis de Soissons [4].
Con l’arrivo delle 576 salme inumate inizialmente nel piccolo cimitero di Montescudo, il campo di Coriano raggiunse la cifra totale di 1.940 sepolture, 54 delle quali di militari ignoti.
I soldati sepolti a Coriano sono delle seguenti nazionalità: Gran Bretagna 1.413, India 8, Canada 427, Pioneer Corps dell’Africa del Sud 3, Australia 1, altri alleati 1 (si tratta di un soldato ignoto russo indicato nei registri ufficiali come «Soviet citizen»), Nuova Zelanda 52, Sud Africa 28, non identificati 7.
Lo staff che dirige il cimitero di Coriano ha assunto negli ultimi decenni il ruolo di centro operativo di tutti i cimiteri di guerra alleati del Centro Italia.
Montecchio War Cemetery
Ospita i soldati caduti nel corso dei combattimenti delle prime giornate della battaglia per lo sfondamento della Linea Gotica tedesca (fine agosto 1944), per lo più canadesi.
L’area cimiteriale fu scelta dai comandanti canadesi alla fine del 1944. L’architetto del cimitero fu l’inglese Louis de Soissons. Qui furono poi trasportate le salme di altri militari caduti e sepolti nelle aree limitrofe.
I soldati sepolti sono 582, delle seguenti nazionalità: Canada 289, Gran Bretagna 284, Sud Africa 6, India 2, non identificato 1.
Gradara War Cemetery
Ospita le salme dei militari caduti nelle prime settimane (agosto-settembre 1944) dall’inizio dell’avanzata da Ancona e della battaglia per lo sfondamento della Linea Gotica tedesca.
L’area cimiteriale fu scelta nel novembre 1944. Progettista fu l’architetto inglese Louis de Soissons.
I soldati qui sepolti sono 1.191, delle seguenti nazionalità: Gran Bretagna 805, Canada 369, Sud Africa 13, Australia 2, India 2.
Rimini Gurkha War Cemetery
Ospita i caduti delle due divisioni indiane, la 4ª e la 10ª, caduti nell’autunno 1944 negli scontri con i tedeschi nel Riminese. I Gurkha del Nepal che presero parte alla campagna italiana erano inquadrati nella 4ª divisione indiana.
Il luogo dove allestire il cimitero fu scelto nell’ottobre 1945.
I soldati qui sepolti sono 618. All’interno del cimitero vi è anche il monumento commemorativo delle cremazioni, in ricordo di 172 caduti indiani i cui resti furono cremati.
Cimitero Greco a Riccione
Ospita i caduti greci della 3ª brigata di montagna dal settembre 1944 sino alla Liberazione di Rimini il 21 settembre.
I soldati qui sepolti sono 114.
Cesena War Cemetery
Ospita i militari caduti fra settembre e novembre 1944 nell’avanzata da Rimini a Forlì.
Cesena venne liberata il 19 ottobre 1944. Forlì il 9 novembre 1944.
Realizzato su progetto dell’architetto inglese Louis de Soissons.
I soldati qui sepolti sono 775, delle seguenti nazionalità: Gran Bretagna 366, Canada 307, Nuova Zelanda 93, Sud Africa 4, India 1, altri alleati 1.
Meldola War Cemetery
Fu originariamente un cimitero di campo creato dalla 46ª divisione. Tutte le tombe ospitano soldati deceduti fra l’ultima settimana di ottobre e la fine di novembre 1944 nel corso dei combattimenti per la liberazione dei centri della vallata del Bidente. Meldola venne liberata il 30 ottobre 1944.
Il cimitero venne disegnato nel 1945 dall’architetto inglese Louis de Soissons.
I soldati britannici qui sepolti sono 145.
Forlì VIII Army of Commonwealth Cemetery
Ospita i militari caduti fra l’ottobre e il dicembre 1944 nell’avanzata da Rimini verso Forlì e Ravenna.
Ravenna fu liberata il 4 dicembre 1944.
I soldati qui sepolti sono 738, delle seguenti nazionalità: Gran Bretagna 528, Canada 7, India 8, Nuova Zelanda 165, Sud Africa 30.
Forlì Indian Army War Cemetery
Ospita i militari indiani della 10ª divisione caduti fra l’ottobre e il dicembre 1944 nell’avanzata alleata in Romagna. L’architetto del cimitero fu l’inglese Louis de Soissons.
All’interno del cimitero si trova inoltre il monumento commemorativo delle cremazioni dedicato agli ufficiali Hindu e Sikh e ai soldati indiani cremati, caduti nella campagna d’Italia fra l’aprile 1944 e l’aprile 1945.
I soldati qui sepolti sono 495. Quelli ricordati nel monumento 769.
Faenza War Cemetery
Ospita i caduti alleati in Romagna fra il settembre e il dicembre 1944, prima della ripresa dell’avanzata nella primavera del 1945. L’architetto del cimitero fu l’inglese Louis de Soissons.
I soldati qui sepolti sono 1.152, delle seguenti nazionalità: Gran Bretagna 886, Canada 25, Australia 4, Nuova Zelanda 224, Sud Africa 7, India 45, altri alleati 1.
Ravenna Commonwealth War Cemetery
Ospita i caduti alleati morti per la conquista della Linea del Senio e la liberazione di Ravenna alla fine del 1944 più i caduti da gennaio a marzo 1945 negli scontri con le forze tedesche prima della ripresa dell’avanzata.
I soldati qui sepolti sono 955, delle seguenti nazionalità: Gran Bretagna 281, Canada 438, Australia 6, Nuova Zelanda 96, Sud Africa 11, India 120, Francia 1, non identificati 2.
Fra questi ci sono 35 tombe di soldati della Brigata ebraica costituitasi nel settembre 1944, inquadrata nelle forze britanniche.
Villanova Canadian War Cemetery (in Comune di Bagnacavallo)
Ospita soprattutto i caduti della 5ª divisione corazzata canadese impegnata nello sfondamento sul fiume Lamone. L’architetto del cimitero fu l’inglese Louis de Soissons.
Inoltre in questo cimitero sono sepolti i canadesi caduti sino a febbraio 1945. Poi le truppe canadesi lasciarono l’Italia per essere trasferite sul fronte francese.
I soldati qui sepolti sono 212, delle seguenti nazionalità: Gran Bretagna 6, Canada 206.
5. Coriano Ridge War Cemetery
Da qui in poi tratterò del cimitero di guerra di Coriano, il più importante luogo della memoria sulla Seconda guerra mondiale nel Riminese che prendo come studio.
Collocato ai piedi del rilievo sui cui sorge la cittadina, esso da sempre è il luogo del ricordo del sacrificio della vita di tanti giovani militari, provenienti da paesi lontani, per la libertà delle nostre città e dell’Italia dal nazifascismo.
Scriveva il sindaco di Coriano, Maria Luigina Matricardi, nel 2005 nella presentazione del volume Albo d’Oro dei Caduti corianesi, civili e militari, nel corso della Seconda Guerra Mondiale [5]:
Per noi corianesi il Cimitero di guerra e le innumerevoli delegazioni che nel corso dei decenni sono transitate in visita sono da sempre una presenza amica, legate ad un eterno debito nei confronti delle migliaia di giovani caduti per la nostra libertà [Santolini 2005, 5-6].
Lungo la strada che da Coriano conduce a Rimini, ai margini del Rio Melo, nei primissimi mesi dopo il passaggio del fronte vennero raccolti diversi caduti delle formazioni che facevano parte dell’8ª armata inglese. Si trattava inizialmente di uno dei tanti cimiteri di guerra allestiti nei pressi dei più feroci campi di battaglia per lo sfondamento della Linea Gotica tedesca.
Nel volume l’Albo d’Oro, Maurizio Casadei raccolse la testimonianza di Ivo Girolomini, uno dei primi operai che lavorarono al cimitero alleato:
Un giorno venne alla Camera del Lavoro un inglese, chiese l’invio di quattro operai per lavorare in un campo che loro avevano scelto e dove intendevano allestire il cimitero di guerra. La Camera del Lavoro inviò Luigi Fabbri, Pietro Giovannini, il sottoscritto e Luigi Girolomini come caposquadra. Nel campo, anzi nei due campi che erano prima lavorati da Eugenio Fabbri e da Facondini, noi dovevamo scavare delle buche e preparare il cimitero. Abbiamo incominciato a lavorare il 15 aprile del 1945, prima solo noi quattro poi arrivarono altri operai, per qualche tempo siamo stati in sessanta. Altre squadre portavano con dei camion i corpi dei caduti alleati [Casadei in Santolini 2005, 87].
Il cimitero di guerra, denominato Coriano Ridge War Cemetery, ospita i caduti durante la battaglia per lo sfondamento della Linea Gotica: le salme dei soldati furono raccolte a Coriano, a Rimini, lungo la costa, nella Valconca. Inizialmente un piccolo cimitero era stato allestito anche a Montescudo, alle pendici del Monte della Croce, ma poi le caratteristiche del terreno franoso sconsigliarono il mantenimento di questo campo ed i soldati caduti, lì raccolti, vennero portati a Coriano. Con l’arrivo di questi ultimi 576 soldati, il cimitero di Coriano raggiunse la cifra totale di 1.940 sepolture, 54 delle quali di militari ignoti.
Il campo di Coriano, di circa 30.000 metri quadrati, è diviso in settori, “brigate”, per facilitare la ricerca dei singoli soldati defunti. Ogni “brigata” della prima parte è composta di 84 tombe; le ultime quattro “brigate” raccolgono i soldati portati da Montescudo. Al centro, sul fondo, a dominare la distesa delle lapidi, la croce del sacrificio, posta su una base ottagonale e con una spada di bronzo sul suo stelo.
Nel corso dei decenni il cimitero di guerra di Coriano è stato meta costante, oltre che di visitatori singoli, di delegazioni, ufficiali e non, di reduci, di associazioni d’arma, di rappresentanti diplomatici e militari delle nazioni dei soldati qui sepolti.
Il cimitero di Coriano (se è corretto usare questo termine) è uno dei più “belli”: l’atmosfera che si vive al suo interno, sia in occasioni di cerimonie ma anche di visite singole, è qualcosa di inenarrabile. Essere lì, nel silenzio, invita a riflettere sui temi della pace, della libertà dei popoli, della violenza della guerra, di ciò che gli uomini riescono a fare di eroico ma anche di terribile in nome di ideologie e di appartenenza a paesi contrapposti. In ogni caso, per i corianesi, quei quasi 2.000 giovani caduti per la libertà del nostro Paese oltre 75 anni fa sono da sempre “amici carissimi” morti per noi, per la nostra libertà. Il cimitero di guerra di Coriano è da sempre un luogo simbolico e caro a tutta la popolazione corianese.
Il registro degli ospiti nella celletta all’ingresso racconta di visitatori provenienti da tutto il mondo, che lasciano messaggi, in tante lingue, d’amore e di pace in ricordo di quelle giovani vite spezzate dalla violenza della guerra. Purtroppo i registri, una volta esauriti, vengono inviati dal personale del cimitero all’Ambasciata inglese a Roma che poi, a sua volta, li trasmette in Gran Bretagna alla Commonwealth War Graves Commission. Risulta dunque impossibile oggi avere in loco testimonianza e traccia della marea di visitatori passati per Coriano nel corso dei decenni.
C’è poi un prima e un dopo: dopo l’11 settembre 2001, con l’attentato terroristico alle Twin Towers a New York, i viaggi delle delegazioni dei familiari, dei reduci, dei militari ai cimiteri di guerra sono stati considerati “a rischio” e pertanto non più annunciati ai Comuni come avveniva precedentemente e quindi molto spesso, da allora, questi arrivi sono stati un fatto privato.
Le poche foto dell’alzabandiera inglese al cimitero nel 1950 illustrano ancora la situazione in quel momento: un campo aperto con delle croci di legno. I lavori di sistemazione del cimitero così come oggi è visibile risalgono alla fine degli anni Cinquanta.
Le prime foto di una visita degli studenti corianesi al cimitero alleato, conservate presso l’Archivio fotografico della Biblioteca comunale “Battarra” di Coriano, nel 1966 illustrano invece come i lavori fossero stati ultimati e il cimitero fosse così come è oggi.
Documentazione fotografica e giornalistica [6] incomincia ad esserci in maniera più rilevante a partire dal 1974, in occasione del trentennale della liberazione di Coriano avvenuta il 13 settembre 1944. In quella giornata ci fu una prima cerimonia organizzata dall’amministrazione corianese. Poi il Comune di Rimini organizzò il primo appuntamento corale con la presenza degli ambasciatori in Italia di Australia, Canada, India, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Pakistan e Grecia. Il 21 settembre 1974, giorno della liberazione di Rimini, ci fu una nuova cerimonia al cimitero alleato di Coriano con tutte le delegazioni straniere. Il delegato dell’Ambasciata a Roma della Nuova Zelanda, Philip Hollowey, intervenne ricordando come 30 anni prima, giovane combattente, era qui sulle colline riminesi a combattere i tedeschi.
A settembre 1979, per il 35° anniversario della Liberazione, nuova cerimonia al cimitero di guerra alleato alla presenza di numerosi ambasciatori. Cerimonia ufficiale a Rimini il 23 settembre con il presidente della Camera, onorevole Nilde Iotti.
In una piovosa giornata giovedì 15 maggio 1980 Edward, duca di Kent, presidente della Commonwealth War Graves Commission, rese omaggio ai caduti al cimitero di guerra di Coriano prima e poi a quello dei Gurkha sulla superstrada di San Marino. Lo accompagnarono il sindaco di Rimini Zeno Zaffagnini, il sindaco di Coriano Gianfranco Geminiani, il prefetto di Forlì.
Il 17 luglio 1982 le Havering Girl Pipers, un gruppo di giovani scozzesi suonatrici di cornamuse, diedero vita al cimitero ad una emozionante cerimonia, per poi scatenarsi per le vie del paese al ritmo travolgente del suono delle cornamuse.
Il 17 settembre 1984 una delegazione di dieci ufficiali inglesi della 43ª Gurkha Lorried Brigade visitò il cimitero di guerra e fu poi ospite in Comune dove gli ufficiali poterono visitare la mostra allestita dalla Biblioteca comunale Tempo di guerra a Coriano.
Ancora una volta a settembre 1984, una doppia cerimonia al cimitero alleato: quella del 13 promossa dall’amministrazione comunale e quella del 21 assieme al Comune di Rimini. Diverse delegazioni estere presero parte a quest’ultima cerimonia.
Il 12 settembre 1986 una quarantina di veterani canadesi dell’Irish Regiment, che parteciparono alla liberazione di Coriano, visitarono il cimitero alleato e poi si recarono a Besanigo dove il loro reggimento nel settembre 1944 si scontrò con i tedeschi. Il sindaco Sergio Pierini donò loro una targa ricordo della visita, mentre il comandante dell’associazione veterani canadesi donò una bandiera e una testimonianza scritta della battaglia di Coriano. Un’altra delegazione di veterani canadesi arrivò a Coriano il 20 settembre 1988.
Il 24 settembre 1990 arrivò una nuova delegazione di veterani della 43ª brigata motorizzata Gurkha, che combatté a Coriano dal 12 al 16 settembre 1944, accompagnati da ufficiali inglesi e Gurkha ancora in servizio.
A maggio 1991 un gruppo di reduci, in tour sui campi di battaglia in Italia dove i soldati canadesi avevano combattuto, fece tappa a Coriano. Altri 80 veterani canadesi, accompagnati dal ministro per gli Affari dei veterani di guerra del Canada, Gerald S. Merrithew, il 25 settembre 1991 resero omaggio ai soldati caduti nel cimitero di guerra di Coriano. Alla cerimonia commemorativa prese parte il sindaco Giovanni Girolomini. Durante la cerimonia suonò la banda di cornamuse e tamburi del 3° battaglione del reggimento reale canadese.
Il 26 agosto 1993 un altro gruppo di reduci canadesi venne a Coriano per onorare i caduti che riposano nel cimitero di guerra. Dopo una cerimonia al cimitero, il sindaco Ivonne Crescentini li incontrò presso la residenza municipale.
In occasione del 50° anniversario della campagna d’Italia delle truppe canadesi il Ministero dei Reduci di guerra canadese organizzò un tour per l’Italia di un centinaio di persone fra ex combattenti, rappresentanze d’arma, autorità politiche. Fra le tappe del tour italiano il 12 maggio 1994 fu la volta di Coriano. Una toccante cerimonia si svolse nel corso della mattinata al cimitero, presenti il sindaco ed altre autorità riminesi. Il sindaco Crescentini prese poi parte al pranzo della delegazione svoltosi presso il ristorante La Greppia dove ci fu un simpatico scambio di piccoli doni con il capo delegazione canadese, segretario di Stato, Laurence Mac Auly.
Il 9 settembre 1994 furono i veterani inglesi del 6° battaglione del reggimento Lincolnshire ad essere a Coriano.
Nel 1994 l’anniversario del 50° della Liberazione fu ricco di appuntamenti a Coriano. Fra questi il 21 settembre, con il Comune di Rimini, la cerimonia al cimitero di guerra con le delegazioni militari ed estere. E poi il 24 settembre, promossa dal Comitato riminese fra le associazioni combattentistiche e d’arma, si tenne presso il cimitero alleato una cerimonia/incontro internazionale fra i veterani di guerra. Il sindaco Ivonne Crescentini prese la parola:
Noi non abbiamo dimenticato l’impegno di inglesi, canadesi, indiani, greci, americani, sudafricani morti per la libertà del nostro popolo contro le forze della barbarie nazi-fasciste. La storia ha ormai distribuito i meriti e le colpe di ognuno. Oggi quindi qui salutiamo come amici gli ex combattenti alleati e quelli tedeschi. L’impegno di tutti è ormai quello di costruire un’Europa terra di pace, capace di fermare la guerra come strumento di lotta politica.
Il 26 aprile 1995 arrivò a Coriano la banda delle cornamuse e dei tamburi del 3° battaglione fucilieri reali Gurkha, al comando del maggiore G.A. Hughes. Nel corso della giornata visitarono il cimitero alleato di Coriano, la Chiesa della pace a Montescudo e il cimitero Gurkha sulla superstrada di San Marino. La banda del 3° battaglione si era esibita in tutto il mondo. Ma la visita a Coriano era in forma privata, per rendere omaggio ai padri di numerosi fucilieri caduti combattendo sulla Linea Gotica, diversi dei quali seppelliti nel cimitero dei Gurkha. Qui nel tardo pomeriggio del 26 aprile la banda tenne una cerimonia privata, eseguendo un repertorio musicale dedicato alle centinaia di Gurkha qui seppelliti.
Il 25 maggio 1996 l’Associazione combattenti e reduci di Terni organizzò un pellegrinaggio al cimitero alleato di Coriano. Oltre 700 persone parteciparono alla cerimonia, con messa al campo, al cimitero. L’amministrazione corianese era presente con il gonfalone. Presenti pure rappresentanti delle associazioni dei combattenti e reduci di Coriano e Rimini.
Il 4 luglio 1996 fu a Coriano un nutrito gruppo di reduci scozzesi.
Il 20 settembre 1996 rese omaggio ai caduti sepolti nel cimitero di Coriano il comandante in capo delle forze Nato in Europa, accompagnato dallo storico della Linea Gotica Amedeo Montemaggi (1923-2011). Quest’ultimo fu presente innumerevoli volte nel corso degli ultimi decenni alle cerimonie svoltesi presso il cimitero alleato. L’amministrazione comunale corianese lo aveva chiamato come oratore ufficiale al Consiglio comunale aperto tenutosi in occasione del 50° anniversario della Liberazione il 13 settembre 1995.
L’amministrazione comunale corianese introdusse la deposizione di una corona al cimitero alleato il 4 novembre 1996, nella ricorrenza dei defunti e della giornata delle Forze armate. Da allora ogni anno l’impegno è stato mantenuto.
Il 24 settembre 1997 fu la volta di una visita dei veterani inglesi, con cerimonia al cimitero alleato.
L’11 maggio 1998 fu la prima volta di una delegazione ufficiale neozelandese in visita al cimitero alleato di Coriano.
Il 2 gennaio 1999 il sindaco di Coriano ricevette una lettera dalla Gran Bretagna, da parte del signor John Merriks:
Egregio Signor Sindaco, durante una visita recente alla tomba di mio fratello al Cimitero di Coriano, sono rimasto commosso di vedere una ghirlanda della municipalità di Coriano posta ai piedi della grande croce all’estremità del cimitero. Sono sicuro di parlare per tutti i parenti degli uomini che qui sono sepolti, quando ringrazio Lei e i suoi concittadini per il vostro tributo molto gentile verso i nostri amati che non sono mai ritornati. Anche dopo tutti questi anni ci mancano sempre e volevo farvi sapere che il vostro gesto è molto apprezzato. Siamo anche riconoscenti per il modo in cui si mantiene il cimitero e tutte le tombe individuali.
Il sindaco Ivonne Crescentivi così rispondeva:
A nome di tutti i corianesi ringrazio il signor John Merriks per le affettuose parole verso il nostro Paese. Anche noi non abbiamo dimenticato l’orrore della guerra e di quei terribili giorni del settembre 1944. A tutti i familiari, reduci, delegazioni militari degli eserciti alleati, come sempre, continueremo a dare il benvenuto a Coriano.
Questa lettera testimonia di come per tutti gli anni Ottanta e Novanta ci sia stato un flusso continuo di visite individuali e familiari alle tombe dei caduti sepolti a Coriano. Flusso non quantificabile se non attraverso uno spoglio delle firme apposte sui registri dei visitatori, purtroppo non disponibili come sopra abbiamo detto.
La custodia e la direzione delle squadre di manutenzione del cimitero alleato di Coriano furono affidate dalla Commonwealth War Graves Commission dal 1948 al 1986 ad Aldo Balacca (1920-2006) e poi al figlio Luciano (1956) sino al suo pensionamento nel 2015. Dal 2015 la responsabilità della manutenzione del cimitero di Coriano e di quelli collegati in Romagna è affidata a Sante Giannini.
Il 12 ottobre 1999 una consistente delegazione di veterani canadesi fu nuovamente a Coriano.
Il 18 settembre 2004, all’interno di una discussa cerimonia promossa dal sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli per il 60° anniversario della Liberazione, si tenne una cerimonia al cimitero alleato con la presenza di delegazioni di numerosi reparti dell’Esercito italiano.
Il 25 aprile 2005 si tenne al cimitero alleato di Coriano la manifestazione di chiusura di tutte le celebrazioni provinciali per il 60° anniversario della Liberazione. Erano presenti i gonfaloni di tutti i Comuni della Provincia, i labari delle associazioni combattentistiche e partigiane, oltre a tante autorità civili e militari ed una folta partecipazione di cittadini. Il corteo attraversò il cimitero per recarsi alla croce e qui deporre una corona d’alloro al monumento: il picchetto militare del 7° reggimento aviazione dell’Esercito “Vega” rese gli onori militari mentre il prefetto, il presidente della Provincia ed il sindaco di Coriano deponevano la corona. Subito dopo gli addetti militari di Gran Bretagna, Canada ed India fecero altrettanto. La musica della banda Città di Riccione accompagnò tutta la cerimonia. Oratore ufficiale della manifestazione fu il senatore Sergio Zavoli: «Il 25 aprile era e rimane una storia di uomini liberi».
Il 16 settembre 2007 si svolse una cerimonia promossa dai 14 Comuni della Zona Sud della Provincia di Rimini. Erano presenti delegazioni dei singoli Comuni con i propri gonfaloni, il gonfalone della Provincia, la Prefettura in mezzo a una cornice di folla, fra cui spiccava la presenza di una consistente delegazione di familiari dei soldati canadesi sepolti a Coriano. Oratore ufficiale fu l’avvocato Veniero Accreman. Il sindaco di Coriano, Maria Luigina Matricardi, al termine lesse, a nome di tutti i sindaci firmatari, l’appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per l’ottenimento di una onorificenza al territorio riminese per i lutti patiti dalle popolazioni e le distruzioni subite dalle città. Si chiedeva che questa onorificenza fosse assegnata al gonfalone della Provincia di Rimini, quale simbolo d’unità del territorio riminese. Purtroppo tale richiesta non venne accolta.
Il 3 dicembre 2009 una delegazione di un centinaio di veterani canadesi (molti in carrozzella), guidata dal ministro per gli Affari dei veterani Greg Thompson, diede vita (forse per l’ultima volta vista ormai l’età avanzata di molti di loro) ad un’intensa cerimonia commemorativa. Il sindaco Maria Luigina Matricardi, prendendo la parola, disse:
La guerra distrusse, in quindici giorni, il territorio corianese. Furono quasi 200 i civili corianesi che perirono in quelle settimane. Ma il ricordo e l’affetto per i nostri Caduti civili si accompagna, da sempre per noi, al ricordo e all’affetto per i quasi 2.000 giovani sepolti qui all’ingresso del nostro Paese. È questo per noi il luogo della memoria più significativo presente sul nostro territorio. Questo luogo, assieme ad altri presenti sul nostro territorio dedicati ai caduti civili e partigiani, sono pezzi della storia del nostro popolo. E per noi, che pure veniamo dopo quegli anni, costituiscono il panorama in cui sono state dipinte le radici delle convinzioni delle nostre idee di libertà e di democrazia.
Il 15 settembre 2012 il sindaco Domenica Spinelli salutò presso il cimitero alleato una delegazione di alti ufficiali Nato in visita a Coriano.
Infine un’ultima storia: una famiglia canadese, dopo oltre settanta anni, scoprì che un loro congiunto caduto nel corso del secondo conflitto mondiale era stato sepolto nel cimitero di Coriano. Il 10 novembre 2013 tutti i membri della famiglia del soldato James Edwin Griffith, morto nel 1944 a soli 18 anni, si ritrovarono al cimitero di Coriano accolti dalle autorità corianesi e accompagnati da funzionari dell’Ambasciata canadese a Roma. A seguito diverse tv canadesi, che poi per giorni rilanciarono questa storia in tutto il Canada.
Il flusso dei veterani in visita al cimitero in questi ultimi anni è ormai cessato. A distanza di 75 anni dalle vicende che li hanno visti protagonisti più o meno ventenni, il correre del tempo ha concluso la vita della stragrande maggioranza di loro. Ma il cimitero alleato di Coriano, così come gli altri luoghi, non è un luogo dimenticato. Luogo della memoria per le scuole, luogo di un sempre rinnovato impegno delle istituzioni per dire: mai più guerra.
Bibliografia
- Bagnaresi D. 2011
I pellegrinaggi patriottici nell’Italia liberale. Linguaggi e luoghi, “Storicamente”, 7 - Balena I. 2004
Ci resta il nome, Milano: Mazzotta - Capuzzo E. 2018
Turismo sui campi di battaglia in Italia e in Spagna. Due esperienze a confronto (1919-1939) “Eunomia. Rivistra semestrale di Storia e Politica Internazionali”, 1 - Coltrinari M. 2006
Quanto costò la libertà: i cimiteri di guerra alleati, “La Patria indipendente”, 21 maggio - Commonwealth War Graves Commission 1987
The Commonwealth War Graves Commission. Annual report 1986-1987, Commonwealth War Graves Commission - I cimiteri del Commonwealth e Monumenti commemorativi in Italia s.d. [ma anni Novanta]
Commonwealth War Graves Commission - Gardini E. e Susini D. 2016
#ProMemoria. Lungo la Linea Gotica Orientale, Rimini: Istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea della provincia di Rimini - Mariotti A. 1923
L’industria del forestiero in Italia Bologna: Zanichelli - Montemaggi A. 1980
L’offensiva della Linea gotica: autunno 1944, Bologna: Guidicini e Rosa - Privitera D.S. 2016
Cimiteri e turismo. Potenzialità e valorizzazione di un fenomeno in crescita, “in.bo. Ricerche e progetti per il territorio, la città e l’architettura”, 10 - Sangiorgi C. 2005
C.A. Rose e gli altri. I cimiteri di guerra in Emilia-Romagna, Forlì: Aquacalda - Santolini V. (ed.) 2005
Albo d’oro dei caduti corianesi, civili e militari, nel corso della seconda guerra mondiale, nota storica di Casadei M., Coriano: Comune di Coriano - Tizzoni E. 2013
Turismo di guerra, turismo di pace: sguardi incrociati su Italia e Francia “Diacronie. Studi di Storia Contemporanea”, 15
Risorse
- Commonwealth War Graves Commission
www.cwgc.org
Note
1. Per avere informazioni sull’attività della Commissione consultare il sito www.cwgc.org. Richieste d’informazioni sull’ubicazione delle singole tombe o sui luoghi possono essere rivolte a Commonwealth War Graves Commission, 2 Marlow Road, Maidenhead, Berkshire, SL6 7DX, Gran Bretagna o via e-mail enquiries@cwgc.org.
2. Dieter Oesterlen (1911-1994). Architetto e insegnante universitario tedesco. Fra il 1962 e il 1967 realizzò il cimitero militare tedesco al Passo della Futa tra Firenze e Bologna (con gli architetti paesaggisti Walter Rossow e Ernst Cramer e lo scultore Helmut Lander). L’imponente opera è considerata dagli esperti uno dei più notevoli esempi di architettura del paesaggio moderna.
3. Le schede dei singoli cimiteri sono state ricavate dal fascicolo I cimiteri del Commonwealth s.d., da Sangiorgi 2005, da Coltrinari 2006 e dai siti in rete realizzati dai singoli Comuni dove sono ubicati i cimiteri.
4. Louis Emanuel Jean Guy de Savoie-Carignan de Soissons (1890-1962), architetto e urbanista, nato in Canada e trasferitosi da bambino a Londra. Nel dopoguerra fu incaricato dalla Commonwealth War Graves Commission dell’edificazione dei cimiteri di guerra dei soldati appartenenti ai paesi del Commonwealth caduti in Italia e in Grecia durante la Seconda guerra mondiale. In questi paesi furono 46 i cimiteri militari realizzati su suo progetto.
5. Il volume fu edito dal Comune in occasione del 60° della Liberazione. All’interno una scheda realizzata da Maurizio Casadei sulla formazione del cimitero alleato subito dopo la guerra.
6. Per la sequenza degli avvenimenti abbiamo consultato la raccolta del giornale comunale “Comune di Coriano informazioni” uscito dal 1981 al 2009, direttore responsabile Paolo Zaghini, ma anche la cronaca locale, pagina di Rimini, de “Il Resto del Carlino”. Per quanto riguarda le fotografie abbiamo consultato quelle conservate nell’Archivio fotografico della Biblioteca comunale “Giovanni Antonio Battarra” di Coriano. La biblioteca, nata nel 1977, ha sin da subito avviato una ricerca delle immagini storiche oltre che provvedere a documentare i fatti correnti nel corso dei decenni. Fra questi le numerose manifestazioni e visite delle delegazioni estere al cimitero di guerra.