1. Introduzione: l’avvio del progetto

Il progetto ha preso formalmente avvio il 28 settembre 2021 quando, su iniziativa dell’Amministrazione comunale di Langhirano, località alle pendici dell’Appennino parmense, si è svolta una tavola rotonda per ricordare il 110° anniversario dell’Eccidio di Langhirano, durante la quale sono intervenuti Chiara Nizzoli, ricercatrice dell’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Parma (Isrec Parma), lo studioso Valerio Cervetti, Andrea Rizzi (responsabile alla Memoria Cgil Parma) e la professoressa dell’Istituto di istruzione superiore Carlo Emilia Gadda (Iss Gadda) Raffaella Agresti.

L’eccidio, su cui già si è ampiamente scritto [Cervetti 1984], ebbe luogo in seguito allo sciopero generale proclamato il 27 settembre 1911 in tutto il Paese, contro l’impresa coloniale italiana in Libia. La mattina del 28, la Camera del lavoro locale promosse una manifestazione volta ad impedire la partenza del tram di soldati che dalla stazione langhiranese era diretto a Parma, da dove questi avrebbero poi intrapreso un lungo viaggio verso i misconosciuti territori nordafricani. Temendo che l’adunanza potesse sfociare in una protesta tumultuosa, il prefetto di Parma inviò un numero consistente, forse sproporzionato, di carabinieri i quali, nella concitazione, non esitarono ad aprire il fuoco sulla folla, ferendo diverse persone e uccidendone quattro [1]. I tragici eventi non furono mai dimenticati dai langhiranesi [2] e quella data, il 28 settembre, divenne uno degli appuntamenti più sentiti all’interno del calendario civile, radicatosi nella memoria collettiva della comunità di Langhirano.

Fig. 1. Locandina del 110° anniversario dell’Eccidio di Langhirano.
Fig. 1. Locandina del 110° anniversario dell’Eccidio di Langhirano.

2. Le fonti e la ricerca

A partire dai fatti relativi all’eccidio del 1911 è stata avviata una ricerca storica che, dal caso di Langhirano, ha preso un più ampio respiro: ben presto, infatti, la dimensione locale è risultata essere indissolubilmente legata a quella nazionale, finanche mondiale. Nell’intento di mantenere costante il rapporto con la storia langhiranese, fondamentale si è dimostrato il contributo della dottoressa Cinzia Bocci, responsabile dell’Archivio storico comunale di Langhirano, grazie alla cui preziosa competenza, abbiamo potuto sfogliare, in primis, i registri dei verbali dei Consigli comunali tenuti dal 1911 al 1982, con lo scopo di indagare in che misura le varie guerre novecentesche fossero presenti nei pensieri, nei discorsi e nelle iniziative degli amministratori langhiranesi dell’epoca. Questi documenti, infatti, sono risultati essere ricchissimi di informazioni riguardanti la comunità di riferimento, restituendone tutta la complessità e peculiarità: dalla composizione della società, ai bisogni e problemi che questa manifestava; dalle scelte rispetto alle opere pubbliche da intraprendere fino ad arrivare all’attenzione che la politica locale sapeva e voleva dare alle vicende nazionali e internazionali. Tra questa sconfinata varietà di informazioni, quindi, abbiamo cercato quelle che maggiormente hanno concorso a restituire la percezione e il sentire comune rispetto ai conflitti di volta in volta in atto. Infine, i risultati di questa ricerca sono stati alla base del percorso didattico rivolto agli studenti.

Fig. 2. ACSL, pagina del registro dei ruoli matricolari.
Fig. 2. ACSL, pagina del registro dei ruoli matricolari.

3. L’opposizione alla Guerra italo-turca, da Langhirano all’Oltremare

La nostra indagine è partita dal conflitto italo-turco (1911-1912) in relazione al quale i riferimenti rintracciabili nei verbali sono stati pochi ma non per questo di scarso interesse: sono comparse infatti alcune delibere in merito a offerte da destinare alle famiglie dei feriti o ai caduti (che ci raccontano quindi del costo umano provocato dalla guerra). Riveste maggiore interesse, per cogliere lo “spirito” con cui l’impresa godette dell’appoggio di buona parte della politica, anche locale, la trascrizione di una lettera firmata dal tenente generale Caneva il quale ringraziava il sindaco e la sua cittadinanza per «i patriottici auguri» e l’incoraggiamento a «proseguire nella via del dovere per l’onore e per le nuove fortune d’Italia» [3]. Inoltre, per conoscere l’impatto concreto che la guerra coloniale ebbe sulla popolazione langhiranese, accanto ai verbali abbiamo sfogliato i registri dei ruoli matricolari: da questi è emerso che, solo tra i nati dal 1887 al 1889, si contavano circa 40 giovani cittadini langhiranesi abili alle armi, arruolati sul fronte libico e quindi altrettante famiglie, perlopiù di estrazione contadina, per le quali l’assenza da casa degli uomini comportava numerose difficoltà. Non ci hanno stupito quindi gli aiuti comunali a favore delle famiglie né le proteste contro la guerra soprattutto ad opera di donne e uomini, in maggioranza contadini e braccianti.

Fig. 3. Manifesto contro la guerra realizzato da Giuseppe Scalarini.
Fig. 3. Manifesto contro la guerra realizzato da Giuseppe Scalarini.

4. Contro la Prima guerra mondiale

Che la guerra portò ad un notevole impoverimento materiale della popolazione, lo si evince anche dai verbali degli anni 1915-1918. Anche in questo caso manca una trascrizione dettagliata del dibattito tra le forze politiche che costituivano i Consigli comunali di quegli anni; il che non significa che siano mancati i momenti di discussione anche nell’aula consiliare del Comune ma probabilmente la trascrizione manuale non è riuscita a restituirne la complessità. Dagli innumerevoli studi storici di cui oggi disponiamo, possiamo però ricostruire il clima di conflittualità sociale che caratterizzò Parma e la sua provincia nei primi decenni del Novecento e che le guerre di quegli anni non fecero che inasprire [Becchetti 2013]; allo stesso modo riusciamo a orientarci con facilità nel panorama delle varie posizioni che partiti e movimenti ebbero nei confronti dei conflitti di volta in volta in corso [Cammarano 2015; Rossi 2016]. A titolo d’esempio si pensi allo schieramento socialista che, alla vigilia della Prima guerra mondiale, manifestò divergenze e dissidi sulla posizione da mantenere, al punto che non ci fu nemmeno una elaborazione unitaria del concetto di “neutralità”: assoluta, relativa, energica, attiva e operante, armata, raccolta e austera, parziale, tutte espressioni delle varie sensibilità del partito e delle posizioni dei suoi leader [Giacomini 1990]. Uno degli interpreti più originali della posizione convintamente antimilitarista (sia negli anni del conflitto italo-turco, che durante la Prima guerra mondiale, sino all’avvento del fascismo) fu certamente l’illustratore satirico Giuseppe Scalarini [De Micheli 1978], i cui disegni, che comparvero fino al 1926 sul quotidiano socialista “L’Avanti” e che furono finissimi e incessanti atti di accusa contro gli interventisti, sono stati utilizzati durante i laboratori come fonti iconografiche utili a restituire complessità e completezza al quadro delle opposizioni.

5. Manifestare il dissenso in dittatura

Nei decenni successivi la Prima guerra mondiale, e in particolare a partire dalla seconda metà degli anni Venti, il passaggio alla nomina fascista del podestà segnò una svolta non solo politica e storica ma anche, ai fini della nostra ricerca, metodologica: i Consigli comunali (e quindi i verbali che ne tenevano traccia) cambiarono “volto” cessando, di fatto, di essere assemblee collegiali: nei registri troviamo infatti semplici e univoci atti deliberativi (che peraltro dopo il 1940 si fecero sempre più radi, fino ad interrompersi tra il 1942 e il 1944). Tuttavia, accanto a questi, di notevole interesse al fine di rendere l’idea di ciò che furono le guerre fasciste per la comunità di Langhirano, abbiamo rintracciato tutti quei documenti, per lo più a firma prefettizia e diretti alle autorità locali, che riportano l’intensa attività propagandistica imposta dal Governo centrale a supporto, ad esempio, della guerra di aggressione all’Etiopia [Deplano 2015]. Una di queste missive, datata novembre 1935 e accompagnata da altre recanti disposizioni su impianti di radiodiffusione, predisposizione di altoparlanti, tricolori e illuminazione speciale, recitava così:

È necessario che sia immediatamente attuata la più intensa propaganda patriottica al fine di mantenere sempre più saldo lo spirito nazionale e destà [sic] la volontà di concorrere alla resistenza del Paese. Nel mentre mi riservo di inviare appositi conferenzieri in tutti i comuni della Provincia, preavvisando tempestivamente le SS.LL. perché predispongano i locali e avvertano il pubblico […]. Tale attività dovrà essere demandata ad elementi locali che per attitudine, ascendente, autorità, ecc., meglio affidino per l’efficacia dei risultati; i mutilati e gli invalidi, i reduci di guerra in genere, non richiamati alle armi e i congiunti dei caduti in guerra, sembrano gli elementi più indicati per tale genere di propaganda. […] Quanto al contenuto della propaganda occorre che esso sia circoscritto, in massima, a quello che è l’attuale conflitto armato e agli altri argomenti che strettamente vi si connettono, specie per quanto concerne le sanzioni […] [4].

È facile comprendere come in tale contesto, avere dubbi o riserve, sviluppare un pensiero critico e andare contro al diktat imposto dall’alto era molto difficile: manifestare apertamente il proprio dissenso, infatti, comportava conseguenze gravi, pericolose e talvolta drammatiche. Fu così, ad esempio, per un parroco di Calestano, don Cesare Bizzarri, che, stando ai documenti della Questura di Parma, durante un’omelia domenicale dichiarò: «Ho sentito vociferare che si sta preparando una nuova guerra. Non abbiamo ancora terminato di piangere i morti di ieri che già si sta preparando una nuova guerra. Non direte che siamo noi preti a volere questa nuova guerra» [5].
Questa frase costò al sacerdote l’arresto e la condanna a cinque anni di confino in Calabria, nonostante i tentativi di intercessione da parte dell’allora vescovo di Parma, monsignor Evasio Colli [6].

6. Pace e disarmo dal secondo dopoguerra
alla prima metà degli anni Ottanta

Il secondo dopoguerra aprì a nuovi equilibri mondiali e a un nuovo modo di approcciarsi ai conflitti in corso: tornarono, o meglio, trovarono finalmente spazio nei verbali dei Consigli comunali di Langhirano le vivaci discussioni e gli accesi dibattiti sugli innumerevoli fronti internazionali, per lo più frutto dalla divisione del mondo nei due blocchi in aperto conflitto tra loro [7].

Per dare un’idea di come le dinamiche internazionali si inserirono nella dialettica politica locale, si prenda ad esempio la seduta del 30 settembre 1961, quando si discusse dell’approvazione di un ordine del giorno per la «pace ed il disarmo» dove, nonostante le divergenze, si giunse ad un documento condiviso da tutte le forze politiche presenti:

l’Amministrazione Comunale, preoccupata dell’aggravarsi della situazione internazionale che dimostra come il pericolo di una guerra sia, in questi ultimi tempi, aumentato, SI IMPEGNA ad appoggiare le più ampie iniziative per contribuire a risolvere il problema di Berlino in modo da impedire per sempre che da esso possa scaturire la prima scintilla di un nuovo catastrofico conflitto, e per ottenere la distruzione delle armi atomiche e il disarmo generale e controllato. SOLLECITA il Governo del nostro Paese ad agire perché si addivenga al più presto a proficui negoziati tra l’U.R.S.S. e gli U.S.A., volti a rimuovere i focolai di guerra, nel rispetto dei valori umani e della volontà dei popoli. e a isolare così le forze che ostacolano l’affermarsi della PACE nel mondo [8].

Numerosi sono i documenti di questo tipo in cui ricorrono sempre più frequentemente i termini e i temi legati alla minaccia atomica, alla necessità di un disarmo reale e alla preoccupazione rispetto ai vari “focolai” di guerra nel mondo [9]. Di pari passo, si moltiplicarono, in Italia e nel mondo, le forme di mobilitazione per la pace da parte della popolazione civile: si pensi alle marce, istituite per la prima volta nel 1958 a Londra su impulso della Campaign for nuclear disarmament, cui fece seguito, anche nel nostro Paese, la marcia Perugia-Assisi che, a partire dal 1961, divenne un appuntamento annuale per tutta la comunità pacifista italiana [Tolomelli 2015; Martellini 2006], perdendo però progressivamente forza negli anni Sessanta e Settanta. Il risveglio del movimento pacifista nel nostro Paese si ebbe proprio al passaggio del decennio quando, nel 1979, la Nato decise di installare nuove basi militari in Europa. In Italia si produsse una massiccia contestazione contro la creazione della base missilistica a Comiso, in Sicilia, che coinvolse l’opinione pubblica nazionale, compresa quella langhiranese. Il caso volle che in data 29 settembre 1981, l’oggetto della delibera del Consiglio comunale di Langhirano recitasse così: «Commemorazione dell’eccidio del 1911 e ordine del giorno di protesta avverso la installazione di missili in Italia». Il testo della suddetta delibera, ci ha aiutati, alla fine del percorso, a trarre le conclusioni di questa ricerca in cui le guerre sono rimaste sullo sfondo di tutto un universo di partiti, movimenti, associazioni, persone che si sono schierate, in varie forme, “contro” di esse; queste le parole:

All’inizio della seduta il Sindaco, prima di passare all’esame degli argomenti posti all’ordine del giorno dell’odierna seduta, ricorda i langhiranesi uccisi e feriti 70 anni or sono in occasione dello sciopero di protesta contro la guerra di Libia: «Credo sia utile ricordare in Consiglio […] questa ricorrenza che è collegata con i problemi che si andranno a discutere e cioè della pace [e] del disarmo […]. Il capo-gruppo comunista Vicini ottiene la parola [e] presenta il seguente ordine del giorno […]: emerge con drammaticità il rischio di intossicare fino al limite del sopportabile, i rapporti tra le grandi potenze e tra i blocchi contrapposti, innestando una ulteriore spirale di azioni e reazioni, che se non venisse bloccata per tempo, porterebbe l’umanità alla soglia di una guerra di sterminio. Questo è il pericolo imminente che grava sul destino dell’umanità. È ben reale l’immagine di un mondo posto sopra una polveriera che da un momento all’altro potrebbe scoppiare; esistono tutt’oggi arsenali giganteschi di armi nucleari, dieci o venti volte maggiori di quelli necessari per distruggere il nostro pianeta. La folle corsa agli armamenti dilapida risorse, sottratte allo sviluppo della maggioranza del genere umano, a milioni di uomini, donne e bambini che muoiono di fame […]. Il Consiglio Comunale di Langhirano CHIEDE con forza al Parlamento italiano, al Governo, a tutte le forze progressiste di adoperarsi affinché si consolidi il negoziato tra le due superpotenze, con la presenza attiva dei paesi europei e dell’Italia, per arrestare l’aggravarsi della situazione internazionale [10].

Parole che oggi risuonano terribilmente familiari, drammaticamente attuali. E lo hanno rilevato bene le ragazze e i ragazzi delle classi coinvolte che, in continuità con tutto il percorso fatto insieme, si sono ritrovati alla metà di marzo 2022 con le istituzioni, i gruppi associativi locali, le concittadine e concittadini langhiranesi per un Flash mob che manifestasse con forza il loro concreto “no” al conflitto in Ucraina, facendosi così promotrici e promotori di una convinta e universale cultura di pace.

7. Il percorso laboratoriale con gli studenti.

Il percorso didattico ha coinvolto le classi 5A (indirizzo Informatica e telecomunicazioni) e 5B (indirizzo Amministrazione finanza e marketing) dell’Iss Gadda di Langhirano ed è stato realizzato nell’ambito delle attività previste per la disciplina di Educazione civica. Il percorso, strutturato in 4 incontri della durata di 2 ore ciascuno, ha seguito una modalità fortemente laboratoriale. Dopo una breve introduzione generale all’uso delle fonti storiche, gli studenti sono stati divisi in piccoli gruppi e sono stati invitati a leggere, contestualizzare, analizzare documenti diversi con l’obiettivo finale di svolgere una breve relazione orale da condividere e discutere con il gruppo classe. Per rendere più efficace e proficuo lo svolgimento dei laboratori, è risultata fondamentale la costante collaborazione fra tutti gli enti coinvolti, ovvero la scuola, l’Isrec Parma e l’Archivio storico comunale di Langhirano. Prima di ogni incontro si è proceduto a selezionare le fonti da sottoporre agli studenti, cercando di alternare documenti scritti, fonti visive, musicali e iconografiche, anche per favorire l’inclusività delle attività proposte. I docenti curricolari, inoltre, si sono impegnati a introdurre alle classi il contesto storico di riferimento prima dell’inizio di ogni laboratorio [11] al fine di permettere agli studenti di approcciarsi ai documenti in modo consapevole ed autonomo e di consolidare le conoscenze apprese in classe. Infine, uno degli incontri si è svolto nei locali dell’Archivio storico comunale di Langhirano, luogo tanto importante quanto poco conosciuto dai più giovani, così da rendere maggiormente familiare il mestiere dello storico, immergendosi nei documenti e toccando con mano le fonti utilizzate per la ricerca.

Fig. 4. Flash mob realizzato a Langhirano assieme agli studenti coinvolti nel progetto, 12 marzo 2022.
Fig. 4. Flash mob realizzato a Langhirano assieme agli studenti coinvolti nel progetto, 12 marzo 2022.


Gli studenti, che hanno sempre manifestato attenzione e coinvolgimento durante le sessioni di lavoro, al termine del progetto hanno affermato di avere apprezzato l’originalità del percorso che ha consentito loro di comprendere l’importanza della lettura dei documenti originali e di sviluppare il proprio pensiero critico. La restituzione multimediale del laboratorio storico-didattico e il valore civico dello stesso sono stati valorizzati anche durante i colloqui dell’Esame di Stato; gli studenti hanno, infatti, discusso degli spunti emersi durante i laboratori, dimostrando di conoscere gli snodi fondamentali della storia del Novecento, di saper collegare la storia locale con quella nazionale e internazionale e di riconoscerne gli sviluppi geopolitici nel mondo attuale.

Ciò dimostra che il percorso svolto ha significativamente contribuito allo sviluppo progressivo di competenze disciplinari, sociali e civiche, che concorrono alla formazione di cittadini consapevoli e responsabili, in grado di orientarsi nella complessità del mondo in cui vivono e, non da ultimo, coltivando la cultura della pace.

Bibliografia

  • Becchetti 2013
    Margherita Becchetti, Fuochi oltre il ponte. Rivolte e conflitti sociali a Parma (1868-1915), Roma, DeriveApprodi, 2013.
  • Cammarano 2015
    Fulvio Cammarano, Abbasso la guerra. Neutralisti in piazza alla vigilia della Prima guerra mondiale in Italia, Milano, Le Monnier, 2015.
  • Cervetti 1984
    Valerio Cervetti, L’eccidio del 1911 nella Langhirano repubblicana, in «Archivio Storico delle Province Parmensi», 36 (1984), pp. 330-376.
  • De Micheli 1978
    Mario De Micheli, Scalarini. Vita e disegni del grande caricaturista politico, Milano, Feltrinelli, 1978.
  • Deplano 2015
    Valeria Deplano, L’Africa in casa. Propaganda e cultura coloniale nell’Italia fascista, Milano, Le Monnier, 2015.
  • Giacomini 1990
    Ruggero Giacomini, Antimilitarismo e pacifismo nel primo Novecento. Ezio Bartalini e “La Pace” 1903-1915, Milano, FrancoAngeli, 1990.
  • Martellini 2006
    Amoreno Martellini, Fiori nei cannoni. Nonviolenza e antimilitarismo nell’Italia del Novecento, Roma, Donzelli, 2006.
  • Tolomelli 2015
    Marica Tolomelli, L’Italia dei movimenti. Politica e società nella Prima repubblica, Roma, Carocci, 2015.

Note

1. Antonio Gennari, Isotta Grassi (massaia, 24 anni e incinta di otto mesi), Maria Montali (22 anni, segretaria della Lega delle contadine) e Severino Frati. Archivio storico comunale di Langhirano (ACSL), cat. XII, Cittadinanza e morti, anno 1911. Si veda anche Cervetti 1984.

2. Sfogliando i verbali dei consigli comunali degli anni successivi, più volte è riemersa la data del 28 settembre 1911, sia in concomitanza con gli anniversari dei fatti, sia, ad esempio, nelle delibere in merito al posizionamento di una stele marmorea in ricordo dei caduti presso il cimitero locale.

3. ASCL, cat. I, Deliberazioni del Consiglio comunale, anno 1911, Comunicazioni della lettera del comandante del Corpo di spedizione in Libia, 21 dicembre 1911.

4. ACSL, cat. VI, Governo, carteggio 1935-1938, b. 9, Comunicazione del prefetto di Parma, novembre 1935.

5. Archivio di Stato di Parma, Questura di Parma, cat. A8, Schedario politico, fasc. Bizzarri don Cesare, Relazione del questore di Parma, 19 febbraio 1935.

6. Ivi, Lettera del vescovo Evasio Colli, 10 aprile 1935.

7. Questo fu uno dei punti che provocò maggiori scintille tra i rappresentanti dei vari partiti politici in Consiglio comunale: a titolo d’esempio si prendano i documenti redatti dalla minoranza e, in risposta, dalla maggioranza, nel dicembre 1956 in merito ai fatti di Ungheria.

8. ACSL, Deliberazioni del Consiglio comunale, anno 1961, Approvazione dell’ordine del giorno per il problema della pace e del disarmo, 30 settembre 1961.

9. Nei verbali del Consiglio comunale di Langhirano appaiono numerosi riferimenti ai fatti di Ungheria, Algeria e Cipro del 1956, alla situazione in Mozambico del 1963, al golpe in Cile del 1973, solo per citarne alcuni.

10. ASCL, cat. I, Deliberazioni del Consiglio comunale, anno 1981, Commemorazione dell’eccidio del 1911 e ordine del giorno di protesta contro la installazione di missili in Italia, 29 settembre 1981.

11. Hanno collaborato al progetto i docenti Daniela Canevari, Alessandro Cassi, Cinzia Raschi e Cristiana Tarasconi.